VIS-A-VIS CON PINO STRABIOLI

di Chiara Montenero
Pino Strabioli è un artista poliedrico che ha lasciato il segno nel mondo dello spettacolo grazie alla sua versatilità e alla sua passione per il teatro, il cinema e la televisione. Con una carriera lunga e ricca di successi, ha dimostrato di essere un talento eclettico capace di spaziare dalla recitazione alla regia con grande maestria. In questa intervista, avremo l’opportunità di scoprire i segreti del suo successo, le sue ispirazioni e i progetti futuri che lo attendono. Un viaggio nel mondo dell’arte e dello spettacolo alla scoperta di un grande artista e della sua straordinaria carriera.
Pino, tu hai iniziato recitando in teatro per poi addentrarti nel mondo della regia e della scrittura fino a condurre importanti programmi televisivi, raccontaci la tua storia…
Io sono cresciuto in Umbria, ad Orvieto, e da studente andavo con gli amici a teatro rimanendo ogni volta incantato da questi attori di passaggio nella mia città che non avrei mai più incontrato nel mio quotidiano. Fu proprio questa mia passione a condurmi a Roma per tentare di entrare all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove, ahimè, venni bocciato all’esame di ammissione. Iniziai quindi a recitare in teatri sperimentali o in performance al Piper e in altri locali notturni romani. M’iscrissi poi ad una scuola regionale di recitazione in cui insegnavano, tra gli altri, Michele Mirabella e Patrick Rossi Gastaldi. Da lì il mio inizio da attore, nella metà degli anni ’80, nelle famose “cantine romane”: il Teatro dell’Orologio, il Teatro in Trastevere e così via. In parallelo avevo anche una collaborazione con il quotidiano L’Unità che avevo contattato bussando alla porta del caporedattore della pagina dello Spettacolo, Piero Gigli, uomo straordinario che mi disse di portargli un’intervista e, nel caso gli fosse piaciuta, l’avrebbe pubblicata. Grazie a questa collaborazione iniziai a visitare i camerini di tutti quegli attori che mi avevano affascinato da bambino per intervistarli, ma anche per conoscerli ed entrare nel loro mondo. La televisione invece è arrivata veramente per caso. Bonizza Giordani, sorella di Brando Giordani, con la quale allora ero in scena al Festival di Todi, mi disse che Antonio e Pupi Avati stavano cercando dei comici per un programma dell’allora Tele Montecarlo (oggi La7) condotto da Fabio Fazio. Lo spettacolo in cui recitavo a Todi era un omaggio ad Alberto Talegalli, attore, sceneggiatore e conduttore radiofonico, scomparso giovanissimo in un incidente stradale, e io proposi ad Antonio Avati questo mio personaggio che parlava in dialetto umbro e lui ne rimase entusiasta. Subito dopo Brando Giordani, all’epoca direttore di Rai1, mi chiamò a Uno Mattina e da quel momento è iniziata la mia lunga collaborazione con Rai1 e Rai3. E’ stato un percorso fortunato grazie agli incontri fatti, incontri che sono fondamentali nella vita di ognuno di noi.
Hai lavorato con grandi registi e personaggi del mondo dello spettacolo, quali sono stati per te gli «indimenticabili»?
Tra gli indimenticabili, gli Avati che ho appena citato. Le poche cose che ho fatto al Cinema le devo a Pupi, a Citto Maselli e a Giovanni Veronesi con il quale ho recitato un cameo nel suo ultimo, splendido film “Romeo e Giulietta”. Ma i miei maestri sono quelli del Teatro, uno fra tutti è sicuramente Paolo Poli, un genio che ho avuto la fortuna di intervistare da ragazzo e che mi chiamò per essere il coprotagonista de I Viaggi di Gulliver. In quel momento conducevo Uno Mattina che lasciai per lavorare due anni con lui. Facemmo quattrocento repliche in giro per l’Italia. Paolo è stato di certo la mia accademia, la mia scuola e il mio punto di riferimento. Sono riuscito a riportarlo in televisione con otto puntate sui vizi capitali (che per lui erano otto in quanto l’ottavo era lui!). In seguito, abbiamo scritto un libro insieme “Sempre fiori mai un fioraio” che è diventato lo spettacolo che sto portando in giro per l’Italia.

Se dovessi scegliere tra recitazione, regia e conduzione quale scelta faresti?
Sceglierei la recitazione teatrale perché il teatro è un luogo protetto, la gente ti sceglie, paga un biglietto per venirti a vedere, un luogo dove puoi trasmettere il tuo pensiero in libertà. Anche la conduzione televisiva mi piace molto: mi ritaglio degli spazi importanti come il Caffè di Rai1, luogo di cultura o anche In arte o gli speciali dedicati alla musica e ai suoi personaggi. Ho condotto il Premio Strega per tre volte. Muovermi in ambito di memoria, cultura, arte e spettacolo, in questo la televisione mi dà grandi soddisfazioni.
Qual è stata l’esperienza più “divertente” che hai vissuto nel tuo lavoro, qualche aneddoto?
Uno dei più divertenti è sicuramente ambientato in Puglia quando facevo lo spettacolo su Paolo Poli. Un ragazzo venne a vederlo e rimase malissimo perché aveva capito che fosse dedicato a Paolo Bonolis… purtroppo questo paese ha una memoria breve!
Cosa ti piace e cosa non ti piace del mondo dello spettacolo?
Mi piace il progetto, il gruppo di lavoro, la creazione e la realizzazione. Non mi piace l’arrivismo e le frustrazioni che esistono nel mondo della televisione; l’accumulo e quando spiattellano i compensi milionari a conduttori che non li meritano, mentre abbiamo degli autori e dei redattori che non sono abbastanza considerati. Non mi piacciono le differenze. Si potrebbe ridistribuire il denaro in maniera più dignitosa e corretta.

Progetti futuri?
Come ti ho detto, continuerò con il mio spettacolo “Sempre fiori mai un fioraio”. Un’occasione importante sarà ricevere ad Alassio il Premio per l’Informazione Culturale che mi sarà consegnato dalle mani di Antonio Ricci, mentre a Iesolo riceverò il Premio Franco Enriquez per un docufilm dedicato a Giorgio Albertazzi firmato da me e da Fabio Masi e presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Ornella Vanoni, Gabriella Ferri, Patty Pravo, Gianna Nannini, Mina, quale di queste grandi interpreti della Canzone Italiana ti ha regalato più emozioni e umanità?
La vera amica di queste quattro è Nicoletta, in arte Patty Pravo. Siamo amici dagli anni ’80, ci telefoniamo e ci vediamo spessissimo. Abbiamo lavorato insieme in spettacoli da me creati per lei e siamo sempre in grande sintonia. Sono stato alle Terme di Caracalla al concerto di Ornella che, quasi novantenne, ripercorre con intelligenza e ironia la sua vita e il suo repertorio: è stato molto emozionante. Amo l’entusiasmo di Gianna che dietro questa apparente scorza ruvida è una persona gentile e amorevole. Mina è inavvicinabile per cui rimane e rimarrà un appuntamento mancato. L’ho vissuta attraverso il racconto di suo figlio Massimiliano Pani con il quale ho fatto Prima e, sempre per Rai1, Mina e Celentano che ebbe un grandissimo successo.
Quale la prima cosa che fai al risveglio e quale l’ultima prima di andare a dormire?
Io non mi sveglio mai di buonumore, lo recupero poi durante la giornata. La prima cosa che faccio è accarezzare il mio bassotto Peppino che dorme sul mio letto. L’ultima cosa prima di andare a dormire è leggere qualche riga di qualche libro per scegliere quello che andrò a leggere nei giorni a seguire.

In copertina, fotografia di Dino Ignani
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