VIS-A-VIS CON MARTINA COLOMBARI

di Chiara Montenero
Foto di scena di Beniamino Finocchiaro
Attrice, modella e imprenditrice, Martina ha conquistato il cuore del pubblico non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo talento e il suo impegno in diverse cause sociali.
Nata a Riccione, miss Italia 1991, ha iniziato la sua carriera nel mondo della moda, diventando rapidamente un volto noto a livello internazionale. La sua versatilità l’ha portata anche a dedicarsi alla televisione e, da qualche anno, al teatro, dove ha dimostrato di saper interpretare ruoli diversi con grande professionalità. Ma Martina non è solo una celebrità, è anche una donna che ha saputo affrontare le sfide della vita con determinazione e coraggio.

Il tuo percorso da Miss Italia ad attrice: quali sono stati i momenti chiave che ti hanno portato a intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo?
È successo tutto per caso. Avevo sedici anni quando un amico di mio padre gli chiese di permettermi di partecipare a un concorso di bellezza per l’elezione di Miss Cinema Riccione che si svolgeva in un locale da ballo, famoso all’epoca, il Savioli, dove si esibivano cantanti noti come Mina, la Vanoni, Gino Paoli, ed altri di quel calibro. Mio padre non era affatto d’accordo perché mi riteneva troppo giovane per entrare in un mondo, a suo parere, pericoloso, ma io, da teen-ager riccionese, insistetti talmente tanto che lui acconsentì con la speranza che la storia finisse lì, ma, inaspettatamente, io vinsi. A quel punto mi chiesero di partecipare a un altro concorso che si sarebbe tenuto all’Embassy di Rimini e io vinsi nuovamente entrando così nelle centoventi semifinaliste selezionate per partecipare all’elezione di Miss Italia. Mia madre mi accompagnò a Castrocaro Terme e anche questa volta ottenni la vittoria. Potete immaginare lo stupore e anche l’inquietudine di mio padre che non desiderava assolutamente che perseverassi nel voler continuare quella strada, ma io riuscii a persuadere la mamma che, a sua volta, convinse il papà.
E arrivai a Salsomaggiore. Passai le prime selezioni e da centoventi diventammo sessanta, poi ventiquattro, quindi dodici, sei, tre e, infine il titolo. Panico! Il giorno dopo arriva mio padre da Riccione e, molto innervosito, mi dice: “Ora basta, questa cosa deve finire qui!”, ma io non ne avevo la minima intenzione perché questa giostra mi piaceva troppo. E la spuntai. Il resto è storia.

Dopo l’elezione di Miss Italia cosa succede?
Mi contattarono per le sfilate di moda alla Milano Fashion Week, dove mi ritrovai in passerella a sfilare per i vari Armani, Versace, Blue Marine, Dolce e Gabbana, insieme alle top model degli anni ’90: Naomi, Claudia, Linda, Monica, Carla, Cindy. Ero affascinata da quel mondo magico dove io, ragazzina di sedici anni, mi trovavo a vivere. Purtroppo, questi impegni mi fecero perdere un anno di scuola che però recuperai facendo due anni in uno per poi riuscire a diplomarmi. Finiti gli studi mi trasferii a Milano per iniziare la carriera di modella e cominciai ad avere piccole partecipazioni in programmi televisivi per poi ottenere le prime conduzioni. Quando mi chiamarono per lavorare in una fiction, mi trasferii a Roma per intraprendere una nuova strada, quella dell’attrice.
Nel ’96 ho conosciuto mio marito, Alessandro Costacurta, e nel 2004 è nato nostro figlio, Achille. La mia carriera è evoluta, ma in realtà tutto quello che ho fatto è avvenuto davvero per caso. Non avrei mai pensato di partecipare a un concorso di bellezza, né di fare la modella, né tantomeno, l’attrice. Non so se in me ci sia del vero talento, se io sia stata solo molto fortunata o se sia stata la mia voglia di rimettermi sempre in gioco, sperimentando discipline diverse, a portarmi dove sono arrivata… Di certo sono una perfezionista e non mi accontento mai, studio continuamente con la mia vocal-coach e ogni tanto seguo dei corsi di dizione.

Come sei arrivata al teatro?
Il mio inizio lo devo a Corrado Tedeschi che, ancor prima del covid, mi fece leggere un testo teatrale francese, Montagne Russe di Eric Assous, testo che Alain Delon aveva commissionato all’autore per avere una pièce che parlasse di famiglia, di figli, di amori, delle difficoltà a relazionarsi. Secondo Corrado io sarei stata l’attrice giusta a interpretare il ruolo femminile. E’ un testo a due difficilissimo in quanto la donna interpreta cinque ruoli contemporaneamente rimanendo sempre in scena e nello stesso salotto di casa. Una grande prova per me che non avevo mai recitato in teatro e ne ero quindi molto spaventata. Accettai la sfida sotto la guida attenta di Tedeschi e fu un successo. Bellomo venne a vedere lo spettacolo al Manzoni di Milano e mi chiese di leggere il copione di Fiori d’Acciaio, testo che era già andato in scena per un anno, ma la produzione desiderava cambiare il cast e pertanto mi offrirono la parte di Anna, interpretata nell’omonimo film da Daryl Hannah. L’idea mi piacque moltissimo e da allora sono l’unica attrice ancora presente in tutte le mise en scene che ne seguirono.

Il ruolo che interpreti ti somiglia?
Assolutamente no. Hannah è una timorata di Dio che dice una stupidata dietro l’altra, cammina a piedi storti, pare una suora laica, ma è una donna che ha sofferto moltissimo. Picchiata e tradita dal marito, scoprirà che il loro matrimonio era finto e lui la lascerà sola e senza un soldo in un paese che non è il suo. Hannah si ritroverà con l’affitto da pagare e a piedi perché il marito le porterà via persino l’automobile. La donna dovrà quindi ricostruirsi una vita e un’identità e sii farà quindi assumere in un negozio di parrucchiera (dove si svolge tutta la storia) e mentirà a tutte sul suo passato fino a quando la verità verrà fuori e lei dovrà ammettere la dura realtà. E’ un testo tutto al femminile dove ogni protagonista ha una storia molto importante e attuale. Una è trascurata dal marito che lei chiama “l’uomo plaid”, una con l’immenso desiderio di diventare mamma, nonostante il diabete glielo vieti, perderà la vita dando alla luce suo figlio, un’altra ha perso il marito che era il sindaco del paese e pertanto è afflitta dal suo lutto e dal dover iniziare una nuova vita da sola, e così via. Tante donne che riescono a superare gli ostacoli attraverso la sorellanza, ma mantenendo ognuna la propria identità e personalità. E’ proprio la loro diversità che le fa diventare un tutt’uno come in un’orchestra ogni strumento ha bisogno degli altri per diventare concerto.
In che modo il tema dell’amicizia e del supporto femminile, centrale in “Fiori d’Acciaio”, risuona nella tua vita personale e professionale?
Grazie all’amicizia le protagoniste di Fiori d’Acciaio riescono a superare i loro problemi personali perché l’amicizia dovrebbe essere il supporto primario per ognuno di noi. Bisogna però fare una distinzione fra amici e conoscenti che sono due cose completamente diverse. Io oggi a cinquant’anni ho fatto una grande “pulizia”, desidero accanto a me solo amici veri con i quali ci sia sempre uno scambio di dare e avere e dove si costruisca un qualcosa di importante insieme.

Problemi con le cinque attrici coprotagoniste dello spettacolo?
Andiamo molto d’accordo, ma i problemi sono solo per Massimiliano Vado, regista dello spettacolo con Michela Andreozzi, a dover gestire sei donne, ognuna con le sue abitudini. Occorre tanta tolleranza e pazienza che a lui non mancano. Le mie compagne di lavoro hanno un grande spessore umano e professionale e questo rende tutto molto più facile.
Teatro o televisione?
Il teatro mi appassiona tantissimo perché non è legato alla mia fisicità, al mio nome, al brand Martina Colombari. Lo spettatore quando entra in sala si dimentica un po’ chi c’è sul palco; segue la storia, si emoziona con te, ride, piange e quindi la bellezza viene messa in secondo piano e si guarda solo alla bravura degli attori. Non ci sono discriminazioni. Il bello è che ogni sera tu metti in scena un qualcosa di te che è sempre diverso dalla serata precedente pur rimanendo nei panni dello stesso personaggio.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho due spettacoli molto interessanti da portare in scena. Uno dei quali è un testo a due in cui la protagonista è un po’ speciale, senza svelare troppo, diciamo che non è solo un’“umana”…
Quale la prima cosa che fai quando ti svegli e quale l’ultima prima di andare a dormire?
Appena mi sveglio mi pulisco la lingua dalle tossine accumulate durante la notte, con un arnese in rame che ricorda una U rovesciata. Prima di dormire leggo il Corriere della Sera.
Pagina Wikipedia: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Martina_Colombari

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