ETIOPIA: I POPOLI DELLA VALLE DELL’OMO E LALIBELA IN 10 GIORNI

di Maria Luisa Migliardi
Day 1. Arriviamo a Addis Abeba dopo quasi sei ore di volo, ci sistemiamo allo Sheraton e andiamo subito a visitare la città. Il tour di Addis Abeba (che in lingua amarico significa Nuovo Fiore) inizia dal palazzo dell’imperatore Haile Selassié, ora sede del Museo Nazionale, dove è esposto lo scheletro fossile di una nostra famosa antenata, nota in tutto il mondo come “Lucy”, una ominide vissuta nella Depressione di Afar circa 3,2 milioni di anni fa.
Visitiamo poi lo Shola Market, il più grande mercato cittadino; passeggiando tra botteghe e bancarelle siamo sopraffatti dai colori, suoni e profumi che riempiono l’aria. Qui si compra e si vende di tutto: artigianato, generi alimentari, fiori, tessuti, gioielli e ogni tipo di spezia. I commercianti locali sono molto cordiali e i più anziani si rivolgono a noi con qualche parola in italiano. Ci spostiamo alla Cattedrale della Santissima Trinità, importante luogo di culto (il 60 % degli etiopi è di fede cristiana ortodossa). La giornata si conclude in cima alla collina di Entoto che al tramonto offre una vista mozzafiato sulla città. Qui partecipiamo alla nostra prima “cerimonia del caffè”, servito in tre giri, con il sapore che diventa sempre più leggero. Si dice che porti fortuna.
Day 2. Dopo il breakfast andiamo all’aeroporto per prendere il volo diretto alla cittadina di Arba Minch e trasferirci poi in auto verso sud nella Valle dell’Omo dove, tra montagne, fiumi, laghi e savane, vivono lontano dalla globalizzazione una trentina di etnie che mantengono tradizioni e stili di vita ancestrali; un incredibile e vasto museo etnografico, unico sul pianeta, rimasto intatto per millenni grazie all’isolamento di queste terre remote. Il fiume Omo fu scoperto nel 1895 dall’esploratore italiano Vittorio Bottego; dopo 750 km sfocia nel Lago Turkana al confine con il Kenya. Nel pomeriggio facciamo un’emozionante escursione in barca sul Lago Chamo per vedere, da poca distanza, i grandi coccodrilli africani, molti ippopotami e una ricca e varia avifauna. Rientro ad Arba Minch al Paradise Lodge per cena e pernottamento.

Day 3. Si parte in fuoristrada alla scoperta delle tribù della Valle dell’Omo. I Kwegu, I Bodi, i Dorze, i Konso, i Kara, i Nyangatom, gli Hamer e i Mursi, pur di differenti origini e in perenne conflitto tra loro per il possesso dei pozzi, pascoli e armenti, hanno caratteristiche comuni: la religione animista, la poligamia, le scarificazioni decorative sul corpo, la nudità e il patriarcato. Alcune etnie vivono di agricoltura, altre di pastorizia, altre ancora di caccia e pesca come i Kwegu. Il sangue, il latte, la carne e le pelli del bestiame sono essenziali per il loro sostentamento; capre e bovini sono usati anche per pagare la dote delle spose. I Bodi sono orgogliosi della bellezza dei loro animali e compongono canzoni in loro onore: il canto è un buon passatempo anche per difendersi dalla fame.


Day 4. Lasciamo la cittadina di Arba Mintch e percorriamo in auto una pista di montagna che conduce al villaggio di Chencha, a oltre 2.000 metri di altitudine, dove una piccola comunità del popolo Dorze vive in grandi capanne costruite con una struttura di bambù ricoperta di foglie di banano. Le donne fabbricano con telai a mano bellissime e coloratissime stoffe di cotone che vendono su banchetti lungo la strada. Gli uomini coltivano il “falso banano”, una pianta perenne da cui estraggono una polpa che viene utilizzata per preparare il “kotcho”, il loro pane tradizionale. Ci dirigiamo poi verso l’etnia Konso, popolo di agricoltori che coltivano la terra con il sistema a terrazzamento per sfruttare e contenere le piogge. I loro villaggi, arroccati su colline sono circondati da alti muri a secco, da cui il soprannome di “città di pietra”. Al centro del villaggio c’è la capanna più grande, il cuore della vita sociale, il luogo dove gli anziani si riuniscono per amministrare la comunità. Arriviamo nella cittadina di Turmi; cena e pernottamento al Buska Lodge, modesto ma nel cuore della savana.
Day 5. Dopo il breakfast raggiungiamo in fuoristrada il territorio delle tribù Karo lungo le sponde del fiume Omo per visitare uno dei tanti piccoli villaggi di capanne costruite con frasche intrecciate e terra. Gli uomini Karo sono alti e atletici, hanno i capelli impastati di grasso animale e argilla, il volto e il corpo sono decorati con calce bianca, polvere minerale colorata; i disegni riproducono il piumaggio degli uccelli della savana. L’iniziazione dei giovani maschi consiste nel saltare sopra una fila di 6 tori, se il ragazzo non ci riesce dovrà riprovarci l’anno dopo. Proseguiamo per Kangate, altro villaggio sul fiume Omo, dove troviamo delle canoe primitive scavate nei tronchi d’albero che ci portano sull’altra sponda abitata dall’etnia Nyangatom, anch’essa molto “pittoresca”. Ritorniamo per la cena al Buska Lodge.
Day 6. In tarda mattinata raggiungiamo in auto la cittadina di Dimeka per visitare il caratteristico mercato del sabato degli Hamer, un popolo che vive in modo ancestrale. Le donne, molto belle, hanno acconciature a caschetto con lunghe treccine impregnate di terra rossa e burro; sono vestite in modo primitivo con pelli di capra e vanno al mercato quasi nude ma ben agghindate con collane di conchiglie e bracciali di metallo. Le merci sono esposte a terra: pesce secco, quarti di carne di capra, pollame, frutta e verdura, chincaglieria locale e povere cose di uso quotidiano. Facciamo qualche acquisto di artigianato etnico e ci dirigiamo a Jinka per la cena e il pernottamento.



Day 7. La mattina attraversiamo il Mago National Park dove incontriamo le timide scimmie Colobo, molto appariscenti per le lunghe frange di peli bianchi lungo il corpo; anche la faccia è incorniciata da peli bianchi e la coda termina con un grosso ciuffo dello stesso colore. Lungo il tragitto branchi di antilopi, gazzelle e bufali. Arriviamo ad un isolato villaggio dell’etnia Mursi. Il primo approccio non è piacevole: scesi dal fuoristrada siamo subito circondati dagli abitanti che vogliono soldi per farci entrare. Paghiamo il pedaggio, l’atmosfera si rasserena e ci affrettiamo a fare foto e filmino. Gli uomini sono imponenti, hanno il viso dipinto e scarificazioni su tutto il corpo. Alcuni sono anche armati con vecchi fucili e kalashnikov. Le donne, a seno nudo e anch’esse con il corpo dipinto e scarnificato, portano un piattello di argilla inserito nel labbro inferiore per essere più attraenti ma che in realtà le rende “mostruose”. Rientriamo a Jinka sani e salvi, consapevoli che il nostro compagno di viaggio chirurgo plastico avrebbe molte clienti.
Day 8. La mattina prendiamo il volo per Addis Abeba da dove ci trasferiamo sempre in aereo a Lalibela, nella regione degli Amhara (Etiopia centro-settentrionale). Situata su un altipiano a 2.600 metri di altezza, la città santa di Lalibela è considerata la Gerusalemme etiope ed è famosa per le sue 11 chiese rupestri.


Day 9. La giornata è dedicata alla visita guidata delle chiese rupestri. Tutto il sito archeologico è patrimonio dell’umanità Unesco dal 1968. Le chiese sono scavate in profondità nei blocchi monolitici di tufo rosso, che a loro volta sono stati ulteriormente scavati all’interno per creare porte, finestre, colonne, sale e altari di preghiera, ecc. Completano l’opera un vasto sistema di canali di scolo, grotte eremitiche e catacombe. Ogni chiesa è completamente staccata dalle pareti rocciose che la circondano sui lati.
Nella parte nord-occidentale del sito visitiamo la più imponente, Bet Medhane Alem, simile a un tempio greco, circondata da 34 grandi pilastri rettangolari e sostenuta da 38 colonne. Una galleria la collega a un cortile dove sorgono altre chiese decorate con splendidi affreschi e bassorilievi. La più venerata di tutte è Bet Golgotha, ma l’ingresso è proibito alle donne.
Nella zona sud-orientale ci sono le chiese rupestri più belle, tra cui i due capolavori indiscussi: Bet Amanuel e Bet Giyorgis, a forma di croce greca, dove è conservato un crocefisso il cui oro si dice provenga dal tempio di Re Salomone a Gerusalemme; qui si respira un’atmosfera che ci riporta ai tempi della Regina di Saba e dell’Arca dell’Alleanza. Rientriamo in hotel completamente soddisfatti.
Day 10. Prendiamo con rammarico il volo di ritorno in Italia.



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