INTERVISTA A FRANCESCO VERDINELLI, COMPOSITORE DI COLONNE SONORE PER CINEMA, TEATRO E TELEVISIONE

di Chiara Montenero
Avete mai pensato ad un film privato della colonna sonora? Il risultato non sarebbe di certo lo stesso. Già in origine il Cinema muto era accompagnato da un’orchestra che fungeva da sottofondo alle immagini, per amplificare le emozioni raccontate dai protagonisti. No music: no emotions! Francesco Verdinelli è un compositore di musica di scena per il teatro e per il piccolo e il grande schermo, cioè di quella musica necessaria e indispensabile per evidenziare gli accadimenti e gli stati d’animo dei personaggi. L’ho incontrato nella sua casa di Calvi dell’Umbria, luogo da lui prescelto per vivere e lavorare lontano dai rumori della città, per meglio seguire la sua “musica di dentro” sui tasti del suo pianoforte a coda…
Francesco, come hai iniziato la tua carriera di compositore musicale?
Nella mia famiglia lo studio del pianoforte era più indicato per le figlie femmine. Mia sorella Isabella non ne voleva sapere delle lezioni di piano, a me l’idea di imparare a suonare il pianoforte entusiasmava. Avevo 8 anni, le chiesi di poter fare al suo posto gli ultimi dieci minuti di lezione, fummo entrambi felici.
Non appena imparai a leggere qualche nota iniziai a riempire, malamente, il pentagramma di studio con i segni più strani obbligando mia sorella a suonare. Ovviamente la mia era musica “insuonabile”, giochi di un bambino, ma denotava quel desiderio di scoprire insito in tanti musicisti, di allora come di oggi.
La storia degli inizi è vera, ma la “carriera” è iniziata diversi anni dopo. Avrò avuto sedici anni, diciassette al massimo quando insieme a quattro amici musicisti formammo un gruppo ed è da allora che iniziai sul serio a scrivere musica. Negli anni partecipammo a diversi festival pop, all’epoca si chiamavano così, girando l’Italia in tournee con un vecchio pulmino Volkswagen stipato con tutti i nostri strumenti, dalla porta laterale, con una piccola modifica, ci entrò anche un pianoforte verticale.
Qualche tempo dopo il gruppo si sciolse, ma nel frattempo Vincenzo Micocci mi propose un contratto alla IT- RCA. Da li iniziò un percorso musicale legato agli arrangiamenti, alla composizione e all’esecuzione.
Quali sono le tue fonti di ispirazione quando componi musica per un progetto?
Ogni momento della vita è fonte di ispirazione. Ho sempre amato viaggiare, socializzare, andare a teatro, creare progetti e conoscere le persone più diverse: da tutti si impara qualcosa e ci sono tante persone speciali! Insomma, vivere intensamente per me è sempre stato un arricchimento prezioso e fonte di creatività. Faccio un piccolo esempio: un tramonto a Los Angeles è diverso da un tramonto in Costarica, ai Caraibi, in oriente o a Calvi dell’Umbria. Colori, sapori e quindi suoni e armonie si compongono nell’intimo prima che sulla carta. È solo successivamente che il tuo vissuto e soprattutto le emozioni, in modo consapevole o inconsapevole vengono a galla e le ritrovi nell’istante in cui butti giù le prime note di un nuovo lavoro. Oggi le prime stesure nascono nella casa di Roma e talvolta in campagna, nel mio casale in Umbria, la maggiore serenità del luogo permette di staccare e svuotare la mente dalla quotidianità, liberando così le idee che arrivano da sole, (ancora non so da dove).
Qual è il tuo processo creativo quando componi musica per un film o uno spettacolo teatrale?
Inizialmente parto sempre dal lato più “tecnico”. Leggo il copione e la sceneggiatura, mi confronto con il Regista, cercando di capire nei diversi momenti del lavoro quali sono le emozioni da suscitare per essere parte integrante del progetto. Il processo creativo avviene successivamente. Quando si scrive “musica per immagini”, in prima battuta non si è immediatamente liberi nella creatività, ci si muove all’interno di una costruzione narrativa. In seguito, iniziando a vivere la storia e facendola tua nei vari passaggi, l’idea nasce, libera, nel percorso necessario ormai assimilato.
Qual è stato il progetto più gratificante su cui hai lavorato finora e perché?
Difficile scegliere. Sono tanti i lavori che mi hanno maggiormente gratificato. Ogni progetto ha il suo vissuto, i suoi personaggi, i ricordi e le emozioni ad esso legati
Ho avuto la fortuna di collaborare con diversi registi che hanno fatto la Storia del teatro. Uno dei più creativi è stato Giancarlo Nanni, per il quale ho scritto le musiche di scena di numerosi suoi spettacoli teatrali. Con lui c’è stata una sintonia perfetta, per Giancarlo ogni scena è stata sempre un meraviglioso quadro denso di creatività. Per il cinema ho lavorato molto bene con Renzo Rossellini. Ricordo il film “Diritto di sognare” in cui la vicenda affrontava diverse problematiche legate alla Mafia e su come essa è in grado di rubare speranze e perfino i sogni. Sempre nel cinema ho collaborato con Umberto Marino per le musiche del film “Cuore cattivo”, con Kim Rossi Stewart e Valerio Mastandrea. E ancora uno dei primi lavori per il cinema è stato con Piero Vida nel film “La vita di scorta” con protagoniste Anna Galiena e Manuela Torri, film che venne presentato a Venezia nel 1986. E ancora “Angela come te” con Barbara De Rossi e Antonella Ponziani, dove nella colonna sonora inserii un assolo di sax e voce della stessa Antonella. Una bella collaborazione nel cinema è nata anche con Saverio Deodato, regista con grande equilibrio fra fantasia e tecnica.
Tornando al Teatro ricordo “Pranzo di famiglia”, di Roberto Lerici con la regia di Tinto Brass.
E poi i Musical, alcuni dei quali sono stati rappresentati con successo in Italia e all’estero. Cito, ad esempio, il “Nun-sense, il musical delle Suore” che ha superato le 700 repliche nazionali ed è stato rappresentato in diversi Festival internazionali. Fra le gratifiche maggiori, in teatro, per rispondere alla tua domanda è senza dubbio il poter lavorare con amici sensibili, come lo è stato Antonio Salines, e come lo sono Alberto Bassetti, Carlo Emilio Lerici, Gianni De Feo e tanti altri.
Insomma fra cinema, teatro, documentari per la televisione sono centinaia i lavori che hanno la mia musica e non riesco a contarli esattamente, ma diciamo che comunque i brani depositati in Siae sono, in oltre quarant’anni di attività, ormai più di mille, insomma non ho un solo brano nel cassetto.
Come lavori con i registi e gli altri membri del team creativo per creare la colonna sonora perfetta per un progetto?
Come accennavo, si parla inizialmente del copione, della sceneggiatura, si scambiano impressioni e quello che si intende trasmettere al pubblico. Mi piace “vivere” i progetti fin dalla nascita, magari con diverse serate non obbligatoriamente sul set o durante le prove, meglio a cena, dopo una prima teatrale o cinematografica parlando del film o dello spettacolo, ma anche confrontandosi su mille aspetti della vita personale. Più ci si conosce meglio si lavora insieme. Per le registrazioni amo lavorare quasi sempre negli stessi studi, una buona sintonia con i tecnici aiuta sempre. Quando i budget lo permettono, lavoro con diversi musicisti dal vivo. Non sempre si possono registrare i propri brani con un’orchestra, ma quando si può è meraviglioso! Il suono degli archi, i tanti elementi del coro, gli ottoni, i timpani, che dire, ancora oggi mi commuovono. Ricordo la prima volta che, entrando in una sala prove, rimasi folgorato nel sentire una mia composizione (vengo dalla musica leggera, avevo poca esperienza con ensemble numerosi) eseguita da ottanta elementi fra orchestra e coro, fu un’esperienza da brividi!
Hai mai incontrato delle difficoltà nel comunicare la tua visione musicale ai registi o agli altri membri del team? Come le hai superate
Nelle rare occasioni in cui è accaduto, la semplicità e la chiarezza nell’esporre le cose mi ha sempre aiutato. In genere credo di avere un buon rapporto con le persone. In passato, in rare occasioni ho avuto difficoltà talvolta mi è capitato di confrontarmi con registi che inizialmente non avevano le idee chiare sul lavoro che stavano realizzando, ma in seguito, tutto si è sempre risolto brillantemente e la sinergia fra team e compositore ha prodotto buoni risultati.
Musica, ma non solo. Sei anche regista e direttore artistico di alcuni teatri in Umbria oltre ad essere Assessore alla Cultura e direttore artistico del Festival da te ideato a Calvi, quale di questi ruoli importanti ti dà maggiore soddisfazione?
Regista in genere solo quando si tratta di un mio personale progetto. Oggi la creatività si sviluppa in tante forme di comunicazione, sono sempre stato appassionato di tutto ciò che riguarda la comunicazione. Nel caso invece di lavori teatrali legati esclusivamente alla musica, principalmente musical, in diverse occasioni lavoro bene anche in co-regia. È fondamentale attuare un confronto su come sviluppare un’idea, come impostare un’interpretazione, un percorso visivo e sonoro; per certi versi credo possa essere molto vicino alla pittura. Per quanto riguarda la direzione di un musical è un lavoro complesso; si devono incastrare mille cose, la danza, la musica, la recitazione, certi “tempi” e passaggi obbligati richiedono grande attenzione e concentrazione. È un po’ come dirigere un’orchestra con tante sensibilità diverse, ci sono i primi violini, i secondi violini, i solisti e via di seguito, in breve, tutto deve essere “armonico”. Fondamentale, fin dall’inizio è la chiarezza di idee su ciò che dovrà essere l’intero insieme sulla scena.
Come direttore artistico, dopo aver curato per cinque anni la mia sezione del festival al Castello Odescalchi di Bracciano, ho fondato insieme ad Alberto Bassetti un teatro a Roma, successivamente ho fondato il Calvi Festival (Danza, Teatro, Musica, Cinema) e poi ancora fondatore insieme a Germano Rubbi di “Magazzini artistici” una società che fin dalla nascita ha scelto di racchiudere tutte le esperienze legate all’arte, un “magazzino” dove c’è possibilità di creare, produrre, inventare, non solo nelle performing arts. L’esperienza, a guida dell’Assessorato alla Cultura, eletto in una lista civica nel piccolo borgo di Calvi, è tutt’ora in corso e mi sta regalando tante soddisfazioni sia professionali che nel campo delle relazioni umane. Un piccolo paese che non arriva a duemila abitanti è negli anni diventato un crocevia di iniziative culturali, di un festival estivo fra i più segnalati d’Italia, sede di un museo straordinario che raccoglie opere pittoriche da Brueghel il giovane a Lavinia Fontana, Pompeo Batoni, Jacob Ferdinand Voet, Guido Reni, Pietro da Cortona, Gaspar Van Wittel e tanti tanti altri. A Calvi dell’Umbria sono stato felice di poter fondare un teatro all’aperto e una sala teatrale al chiuso nell’ex convento ristrutturato, uno spazio che ospita, oltre al teatro, convegni, mostre d’arte e proiezioni cinematografiche. Di questo sono orgoglioso e grato al Sindaco che mi lascia carta bianca nelle scelte. Tanti sono i collaboratori e le collaboratrici, tutti di Calvi; ragazzi e ragazze giovani con grandi capacità ai quali credo di aver trasmesso un po’ delle mie passioni. È un prezioso lavoro di squadra.
Quali sono i progetti su cui stai lavorando e cosa possiamo aspettarci da te in futuro?
Tante cose ancora. E’ stato pubblicato a marzo, su tutte le piattaforme digitali, il mio nuovo album “Soundtracks, Films,Theatre, Documentary”. Una raccolta di brani di colonne sonore che spero raccontino storie senza bisogno di parole. Attualmente sto lavorando alla musica di tre documentari per il programma Geo, su Rai tre; un lavoro è su Capri, e gli altri due sono su Greccio, e su Vicari. Li vedremo sul piccolo schermo in prima visione nel corso del 2024. In scena attualmente in tournée in Italia ci sono diversi lavori con la mia musica: Falstaff con Edoardo Siravo protagonista, l’Avaro con protagonisti Gigi Savoia e Francesca Bianco e mi appresto a scrivere la musica per un lavoro che sarà in scena nella prossima stagione teatrale “Il Volpone” di Ben Jonson con l’adattamento di Angelo Longoni, protagonista Edoardo Siravo, con Francesca Bianco, per la regia di Carlo Emilio Lerici. Ma prima, per i Festival, a luglio ci saranno quattro giorni spettacolo con artisti noti al Festival di Magliano Sabina, per il quale curo la direzione artistica, in uno spazio all’aperto meraviglioso con un panorama straordinario. E ancora a Calvi dell’Umbria, ad agosto per tutto il mese, si alterneranno sul palcoscenico, all’aperto e nelle sale teatrali, attori, conferenzieri, danzatori, musicisti. Negli spazi dell’ex Monastero ogni anno viene allestita una mostra d’arte contemporanea. A settembre, finalmente un poco di vacanza, al mare, in tranquillità, ma anche per ricaricarsi di emozioni diverse, naturalmente da esprimere di nuovo in musica, al ritorno.
La passione, la curiosità, la fantasia e in tanti casi l’intuito mi hanno sempre spinto ad “inventare”. La costante e il collante fra le diverse attività, è la musica. Mi ritengo fortunato, lavoro moltissimo perché amo questo lavoro e quando un lavoro piace è un gioco che non stanca mai. Come dicono gli inglesi: Play!

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