VINI EROICI
di Giuliana Duchini
Che fare il vino sia un lavoro che richiede passione e fatica lo immaginiamo tutti, ma esistono produttori che si spingono oltre limiti impensabili coltivando vigneti su terreni impervi, montuosi, dirupi che si affacciano a picco sul mare per vincere una sfida e realizzare un vino “eroico”. È lo stesso aggettivo che ci rimanda a situazioni difficili dove sembrerebbe impossibile farlo, perché non si tratta di terreni comodi, in quanto le zone sono spesso poco conosciute, difficilmente raggiungibili per via delle pendenze e delle strade da percorrere.
Secondo la definizione del Cervim (il Centro di ricerche per la viticoltura montana) ”i vini eroici sono quelli prodotti da vigne ubicate su terreni con pendenza superiore al 30%, oppure collocate ad un’altitudine media superiore ai 400/500 metri, o distribuite su terrazze o gradoni o coltivate su piccole isole.”
Questi vigneti sono tutelati da una legge (n. 238 del 12.12.2016) dove l’articolo numero 7 completamente dedicato a quelli storici o eroici “si prefigge di promuovere interventi di ripristino, recupero e salvaguardia degli stessi per evitare dissesti idrogeologici e valorizzare il pregio paesaggistico.”
In Italia basta pensare alla costiera amalfitana, i terrazzamenti delle Cinque Terre, i vigneti che in luoghi montani si spingono fino a 1000 mt. di altitudine il limite estremo, quelli alle pendici dell’Etna e quelli a Pantelleria, così come nella maggior parte delle altre isole.
Sarà capitato a tutti di ammirarli magari facendo un giro in barca o una passeggiata sui sentieri del CAI, ma raramente avremo riflettuto sull’impegno e la fatica di chi su quei terreni lavora.
Così molti anni fa sono rimasta affascinata dai vigneti che sul monte Argentario in località Capo d’Uomo sembrano precipitare verso il mare sottostante, ardui e scoscesi, dove con grande volontà e fatica vengono prodotti due vini dagli esotici nomi dei venti che soffiano su quel promontorio: l’Africo a base di Ansonica e il Maisto un blend di uve rosse (Merlot, Cabernet Sauvignon Sangiovese). Ricordo ancora la calda accoglienza in una ventosa giornata di Febbraio del Sig. Ilio il fac totum del podere che mi ha condotto per i ripidi sentieri a fare le foto e nella piccola sala a degustare i due vini.
Ora il bellissimo luogo è sede anche di un resort e alla produzione si sono aggiunti un rosato e un passito.
Più recentemente approfittando del bel sole di Ottobre, in cerca di vigneti eroici sono stata all’Isola del Giglio dove in località Scopeto sopra la baia di Campese c’è l’azienda vinicola Castellari.
Dopo una piacevole navigazione ad attenderci il taxi del gentile sig. Ottavio che, con il suo agile pulmino e la guida sicura, si è rapidamente inerpicato per strade panoramiche sempre piu strette, fino a lasciarci (me e il mio valoroso assistente) ai piedi di un sentiero che saliva in un fitto bosco di pini e macchia mediterranea. “Quando il sentiero finisce…siete arrivati!”
Una piacevole passeggiata immersi nel profumo balsamico della pineta ci ha condotti alla sommità del percorso e mentre eravamo alla ricerca della cantina un po’ smarriti, l’abbaiare di un simpatico cagnolino ci ha indirizzati verso la nostra destinazione.
Descrivere l’incanto del luogo è davvero difficile: la vista spazia tra il blu del cielo, che sembra quasi di toccare, all’azzurro intenso del mare e a delimitare l’orizzonte l’Isola di Montecristo e poi l’Elba e la Corsica. Tutto il paesaggio sembra avvolgerci nella sua bellezza selvaggia e primordiale.
Ai nostri piedi gli appezzamenti terrazzati sorretti da muretti a secco disegnano il terreno scosceso, dove i vigneti resistono “eroicamente” al sole, al vento, alla salsedine e alle intemperie.
Ci accoglie Michela hospitality manager che ci guida tra le piccole trincee assolate, per poi farci accomodare su comodi cuscini sotto un pergolato a ridosso di una piccola casetta in pietra.
La produzione vinicola al Giglio un tempo era molto abbondante ed esisteva anche una fiorente esportazione, ma con l’arrivo del turismo è stata piano piano abbandonata. Dopo gli anni 80, nei quali solo pochi coraggiosi coltivavano i loro piccoli poderi, si assiste ora alla ripresa della viticoltura. Attualmente sono presenti sull’isola più di 10 eroici vignaioli che attraverso il recupero di antichi vigneti contribuiscono alla salvaguardia del paesaggio e dell’ecosistema riducendo il rischio di smottamenti e l’usura del terreno.
Degustiamo il Calzo della Vignia I.G.T. Toscana 2020 (100% Ansonica) 12,5% il vino iconico dell’azienda.
La sua lavorazione è molto complessa: è prodotto interamente da uve Ansonica, tipico vitigno autoctono dalla buccia molto spessa, raccolte e selezionate manualmente durante la notte e fino alle prime luci del mattino. In cantina le uve vengono lasciate fermentare e macerare sulle bucce per 4 mesi; il vino viene poi fatto maturare in tonneau per 6 mesi, e alla fine seguono almeno 24 mesi di affinamento in bottiglia.
Si presenta con uno sgargiante giallo arancio tipico dei vini macerati, brillante e trasparente, nonostante non sia filtrato! Al naso sprigiona note di fiori bianchi, un accenno di vaniglia e una leggera sensazione di mandorle tostate. Al palato colpisce la durezza dei tannini che evolvono rapidamente in un avvolgente passaggio verso la morbidezza del miele per un finale giustamente sapido e minerale che rimanda alla tipicità dei terreni granitici.
Un vino mediterraneo ed evocativo che racconta perfettamente il luogo, il vento, il mare, il territorio e come per magia riesce a far rivivere anche lontani, le sensazioni provate in quel posto incantevole!
Il secondo assaggio è stato un rosso: Pietrabona 2017 IGT. Toscana (Sangiovese 100%) 13%
Realizzato nell’ambito di un progetto educativo per dimostrare ai bambini come si produce il vino.
Una piccola preziosa bottiglia che racchiude un vino fatto alla maniera “antica”. Appena svolta la fermentazione le uve vengono torchiate e il vino lasciato riposare in grandi damigiane per poi essere travasato in piccole botti di castagno.
Colore rosso rubino trasparente dai riflessi ancora giovani nonostante l’età, sprigiona al naso i tipici profumi varietali, frutti rossi, viola, e spezie. Al sorso delicati tannini accarezzano il palato e una nota di fresca acidità fa apprezzare la sua vivacità.
Il sole sta calando, il Sig. Ottavio ci sta aspettando già da un po’ alla fine del sentiero… perché è stato proprio difficile lasciare un luogo dove sogno di ritornare!
Castellari Isola del Giglio Via di Campese – 3715656175 – agricolacastellari@gmail.com
Taxi: Ottavio Brizzi 3389706950
Poderi di Capo d’Uomo Grimaldi Savelli – Strada di Capo d’Uomo Monte Argentario-3336809579
Foto del titolo per gentile concessione dell’attrice Elisabetta Magnani
mail: giulianaduchini@womenlife.it