FLUIRE CON L’ELEMENTO ACQUA
di Anna Michela Borracci
Due atomi d’idrogeno legati da uno di ossigeno. Sorella Acqua, la chiama San Francesco d’Assisi, così utile, umile, preziosa e casta. Principio primordiale, radice, fonte di vita, fin dai tempi più antichi e in ogni tradizione, l’Acqua è portatrice di significati profondi.
Nella visione dello yoga tantrico, è associata al principio del piacere che governa la sessualità e il desiderio. Il corpo nel piacere produce acqua, la mente gioisce. Ciò che avviene all’esterno, si ripete a livello interiore. Il dio Shiva senza la sua Shakti diventa Shava, cadavere. Se Terra è radicamento, sopravvivenza, Acqua è il centro delle sensazioni, eros inteso come forza creatrice, risveglio di tutte le reti neuronali, del movimento e del cambiamento, manifestazione della necessità di espansione del nostro orizzonte e della nostra coscienza, radice della volontà. Altre qualità sono duttilità, capacità di adattamento, elasticità, fluidità, ritmo, immaginazione. Il bambino per conoscere assaggia e gioca, porta lo sguardo avanti per andare oltre e crescere.
Il piacere ci porta ad aprirci, a trovare soluzioni innovative, ci invita alla scoperta, al contrario le emozioni trattenute nel corpo ci chiudono e ci irrigidiscono, portandoci ad atteggiamenti difensivi o violenti. L’altra faccia del piacere non è solo il dolore, ma è la paura. All’archetipo dell’Acqua si legano il femminile, la luna, l’inverno, lo scorrere del tempo, i ritmi ciclici dell’esistenza con il loro eterno ritorno di morte e rinascita, ma anche l’ignoto.
Il potere dell’Acqua risiede nel secondo Chakra, Svâdhishthâna, simbolicamente collocato nel bacino, alla base degli organi genitali, lungo l’asse cosmico che collega terra e cielo, nel corpo sottile dello Yogin. Nel Shatchakra Nirupana (La descrizione dei sei chakra, XVI sec.), i riferimenti alla fecondità e alla natura sensuale di questo spazio di coscienza sono espliciti. Svâdhishthâna Chakra è descritto come un loto vermiglio a sei petali, al cui interno sono presenti due divinità, maschile e femminile, e un mandala a forma di luna crescente. Il suo animale veicolo è il Makara, un coccodrillo leggendario che scivola sinuoso nell’acqua.
Anche nell’antica tradizione cinese dello Yin e dello Yang, l’Acqua occupa un posto di rilievo nel ciclo di generazione e controllo dei cinque elementi. Essa rappresenta il massimo dello Yin, di ciò che nutre e porta a compimento la forma. Nel suo aspetto Yang, l’Acqua è invece il muoversi del nostro sé verso il mondo. Da luna nuova a luna piena, la regione buia in cui la vita si forma e si preserva. Nell’eterna regola del movimento della vita, è nell’acqua che avviene il miracolo dell’esistenza ed è lì che finisce quando ormai la vitalità è consumata. Tutto ciò che inizia ha una fine, ma il tempo non è lineare, è circolare. La fine è anche l’inizio.
L’ambivalenza dell’Acqua è stupefacente e la ritroviamo in ogni narrazione, antica e moderna. Nel racconto del Diluvio Universale, la pioggia incessante distrugge l’uomo che ha perso la sua umanità, allo stesso tempo cova nel ventre chiuso dell’arca il seme di nuove esistenze. Afrodite e Venere nascono dall’acqua portando il dono dell’amore sensuale, della fecondità e della giovinezza. Mari e laghi sono popolati di mostri terrificanti che portano morte e distruzione. Anche il linguaggio comune è ricchissimo di espressioni che si riferiscono all’area semantica dell’Acqua, nella sua doppia accezione. Il piacere induce l’acquolina in bocca, la sincerità ci rende limpidi, ma l’acqua cheta nasconde, e quando non sappiamo scegliere ci troviamo impantanati.
Una buona pratica di Yoga, non può prescindere dalle qualità legate all’elemento Acqua. Dopo aver creato le premesse di appoggio e radicamento della Terra, il gioco del movimento dell’Acqua ci aiuta a espandere la nostra sfera vitale risvegliando quel senso del piacere che è alla base di tutti gli aspetti pranici, psicosomatici, e quindi fisiologici, che abbiamo appena visto.
Attraverso lo stiramento del corpo favoriamo il risveglio dei tessuti riattivando la circolazione ematica e linfatica, quindi l’ossigenazione e il nutrimento profondo che rende l’organismo più elastico e il gesto più fluido ed economico, eliminando tensioni pietrificate. Ciò che si stira è anche il pensiero, la mente nel piacere si rigenera profondamente e crea nuovi schemi motori. Il lavoro sullo spazio del bacino agisce sul plesso parasimpatico sacrale/pelvico aiutandoci a bilanciare le risposte involontarie di tutto il sistema nervoso autonomo. Ripristinando l’equilibrio attivazione/rilasciamento, miglioriamo tutti i ritmi vitali, il sistema metabolico e quello immunitario.
Grazie per la tua attenzione e il tuo tempo!
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