VIALE PARIOLI

di Flaminia Casardi


L’Autunno è alle porte e non so per quale preciso motivo, vorrei parlare di Viale Parioli, strada grande e ariosa che taglia in due uno dei quartieri più noti di Roma.

Non so se l’associazione mi sia venuta per i grandi platani che la costeggiano con le foglie che mutano colore, ingialliscono e come ventagli ondeggianti cadono a terra, oppure per un’associazione mentale, l’autunno della borghesia romana, le grandi famiglie, il buon tempo che fu, con i suoi bei palazzi, i bar e i ristoranti, i negozi, pochi in verità, questo viale rappresenta un certo modo di vivere – comodo ed elegante ma senza ostentazione – una certa educazione, le tradizioni. Niente di particolarmente originale o artistico, ma un’impronta rassicurante, ecco la parola giusta: in questo mondo ansiogeno passeggiare per Viale Parioli è un’esperienza rassicurante.

Nel 2020 è uscito un libro di Pietro Rossi Marcelli e Andrea Ventura che rappresenta una guida esaustiva sull’argomento, ne trarrò solo qualche spunto cominciando da Piazza Ungheria.

La piazza così come noi la conosciamo nasce nel 1928 con il tracciamento di Via Panama, una strada creata per permettere l’edificazione dei parchi di Villa Grazioli e della palazzina Lutetia, costruita dall’impresa “Provera e Carrassi”, tre piani, una balconata che si aggetta sul portone abbellito da due colonne di granito e un attico con due terrazzi. Pur non essendo nulla di stravagante segnerà un modello seguito per edificare molte palazzine. In questo stesso periodo sorgerà quello che ospiterà il Caffè Hungaria, la Chiesa di S.Roberto Bellarmino, il Villino Panzuti e il suo gemello, e vi confluiranno Viale Liegi, Via Romania e Viale Rossini.

In questa data la piazza è dunque nata ufficialmente. L’ampliamento del quartiere proseguirà nel 1931 con costruzioni comode e luminose che verranno abitate da persone come Edmondo Santjust, autore di un precedente piano regolatore o il giurista Giuseppe Chiovenda, che si farà costruire il villino a Via Barnaba Oriani, oggi divenuto l’Hotel degli Aranci, insieme agli abitanti arriveranno le scuole come il San Gabriele e il S. Elisabetta.

La Chiesa di S. Roberto Bellarmino su progetto di Busiri Vici, viene affidata alla guida dei Gesuiti. Nel 1969 acquisisce il titolo cardinalizio e dal 2001 è sotto la supervisione di Jorge Mario Bergoglio, proprio l’attuale Papa.

Una curiosità: dove oggi è sito il ristorante Il Ceppo, una volta c’era la panetteria, dotata di un forno dove si potevano portare a cucinare le pietanze di casa. La salsamenteria era all’inizio di Via Rossini, il tabaccaio e la farmacia accanto esistono ancora oggi, il fruttivendolo era a piazza Cuba. Dove ora c’è la Pescheria Rossini esisteva un piccolo mercato, che negli anni Cinquanta si sposterà a Via Locchi per diventare mercato rionale. Una volta, la domenica dopo la Messa era un rito recarsi all’Hungaria per comprare le “pastarelle” o i famosi arancini e altre varie squisitezze. Il locale diventerà quindi il primo American Bar dei Parioli, non da meno come qualità dei grandi Bar di Via Veneto. Sempre scomparso, al 19 di Viale Rossini c’era il cinema Embassy e nel villino accanto apre Cartograf, cartoleria storica il cui nome è ancora nel cuore degli abitanti del quartiere.

Fino agli anni Trenta, lungo il lato occidentale correva una pista di terra battuta riservata ai Cavalieri della Caserma di Via Castellini, la corsia centrale era riservata alle carrozze e alle poche auto in circolazione, l’altro marciapiede (a destra per chi scende) era riservato alle passeggiate a piedi. Il tratto da Piazza Ungheria a Piazza Santiago del Cile era quasi tutto costruito già all’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, mentre nella parte inferiore della strada esistevano pochi edifici circondati da orti e campi. Terminata la guerra, anche questa parte verrà completata, sarà il periodo del boom dei Parioli, luogo tranquillo, non troppo distante dal centro, ben servito dai mezzi pubblici, circondato dal verde, signorile.


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