VEGLIARE SU DI LEI

di Elisabetta Marini


In questo romanzo, molto particolare ma di grande fascino, il vincitore del premio Goncourt 2023 lo scrittore Jean-Baptiste Andrea, francese da varie generazioni ma italianissimo nell’animo (come il protagonista di questo libro), affronta in modo romanzesco un lungo periodo del secolo scorso che va dal 1904 alla fine degli anni 70. E ne fa una minuziosa e accurata ricostruzione storica – tanto da richiamare alla mente del lettore” Il secolo breve” di Hobsbawm – per creare lo sfondo alla delicata storia di una profonda e solidale amicizia, che sconfina nell’amore, tra Mimo, geniale scultore nato a Aigues-Mortes nel 1904 da una famiglia di scalpellini italiani e Viola, figlia dei marchesi Orsini, i signori incontrastati del villaggio immaginario di Pietra d’Alba. Ragazza geniale ma di un’intelligenza completamente fuori delle regole.

Michelangelo Vitaliano, detto Mimo, è alto solo un metro e quaranta ma ha comunque fascino ed è stato dotato dalla natura di molti doni: un sottile e raffinato gusto per l’arte, una volontà ferrea, un’intelligenza pronta e capace di pensieri autonomi e una irrefrenabile desiderio di scolpire ciò che i suoi occhi riescono a intravedere nel blocco di pietra, perché in esso già contenuto, proprio come il suo più illustre omonimo. Viola è una ragazza misteriosa, che ascolta i bisbigli dei morti, affetta da una rara sindrome che le fa ricordare qualunque cosa legga. E’ ingorda nella lettura che la madre le proibisce, e in Mimo vede un “gemello cosmico” da istruire e valorizzare. Così, sottraendo libri dalla ricca biblioteca di famiglia, istruisce Mimo di una cultura casuale, con enormi vuoti ma con picchi di conoscenza nelle materie più astruse. Perché Viola, pur con le ali tarpate dalla famiglia, è in linea con i tempi. E’ Futurista nel pensiero e vorrebbe vivere da Futurista. Vuole fare cose innovative, vuole sperimentare formule chimiche, vuole volare.

Un libro che rivela diversi piani di scrittura. Da un lato c’è una fedelissima e cronologicamente accurata ricostruzione storica con eventi e personaggi reali collocati nel loro contesto, a partire dal massacro dei lavoratori italiani delle saline di Aigues-Mortes nel 1893, passando per le due guerre mondiali e l’era Fascista.

Dall’altro c’è la sovrapposizione letteraria con la narrazione dei due eroi così diversi dal contesto in cui sono costretti a vivere, contesto che non apprezza né valorizza le loro enormi potenzialità.

Il mondo in cui si muovono è costellato da personaggi immaginari talmente ben inseriti negli eventi storici con cui interagiscono da creare nel lettore il dubbio della loro reale esistenza.

Poi c’è l’accurato disegno psicologico dei personaggi. Mimo è l’archetipo del masochista, dell’individuo che non sa proteggersi da sé stesso, dal proprio autolesionismo. L’artista tutto genio e sregolatezza che distrugge tutto ciò che di buono e bello riesce a fare. E Viola, archetipo della donna costretta alla sottomissione, nonostante il suo enorme patrimonio culturale – sconosciuto a tutti – e le sue enormi potenzialità in ogni campo dello scibile e anche in quello politico, è costretta dall’appiattimento della famiglia al rispetto delle convenzioni sociali a studiare e leggere di nascosto e a un matrimonio di facciata utile a tutti tranne che a lei.

Anche i fratelli di Viola sono gli archetipi dei nobili rampolli dell’epoca, destinati alla politica e alla religione con i risultati che tutti conosciamo, di divenire in un caso fantocci in balia delle scelte politiche altrui, spesso non condivise, e nell’altro affaristi maneggioni ben lontani dalla spiritualità e dal distacco dai beni terreni e materiali auspicato dalla Chiesa.

Una vena di tragedia e di negatività percorre tutto il libro. La si sente a tratti latente, a tratti emerge nella scomposizione temporale a cui l’autore ci costringe ad abituarci già dalle prime pagine. Gli anni e i luoghi si accavallano, i tempi e gli eventi vengono anticipati o ritardati, rendendo la fruibilità del libro più complessa ma anche più accattivante. 

Ma ciò che affascina maggiormente è il mistero che serpeggia tra le righe. Un mistero impregnato del misticismo, dell’isteria e del fanatismo religioso che “la Pietà Vitaliano” – ultimo capolavoro di Mimo – scatena in chi la osserva. Lo stesso luogo che l’autore fa scegliere alla Chiesa per nasconderla agli occhi dei fedeli, la Sacra di San Michele, è un ascetico, solitario monastero medievale talmente imponente e cupo da aver ispirato a Umberto Eco il suo capolavoro “In nome della rosa”. Come è un mistero il motivo per cui l’autore tace sulla simbologia religiosa e sull’importanza spirituale ed esoterica di questo luogo.

La Sacra di San Michele, infatti, fa parte di sette Abbazie dedicate a San Michele, l’Arcangelo guerriero difensore del bene e in continua lotta con il male. La “Ley Line”, la Sacra Linea di S. Michele su cui si trovano le sette Abbazie fu segnata dalla sua spada e, attraverso migliaia di chilometri, collega con una via retta immaginaria, antichissimi edifici dedicati all’Arcangelo. Parte dall’isola di Skellig in Irlanda. Passa per la Cornovaglia prima di giungere in Normandia alla magica isola di Mont Saint Michel. Di lì dopo 1000 km giunge in Piemonte alla Sacra di S Michele per proseguire nel Gargano e nell’isola greca di Symi con altre due Abbazie. L’approdo finale è a Israele, nell’alta Galilea, sul Monte Carmelo, nel santuario di Stella Maris dedicato all’Arcangelo e alla Madonna. Luogo in cui avverrà lo scontro finale tra il bene e il male. Ma non finisce qui. A conferma della aura magica che permea queste sette Abbazie, lungo questa linea, nel solstizio d’estate, tramonta il sole.

Concludendo un libro la cui trama così complessa, ricca e articolata, segue l’evolversi della vita di Mimo dalla miseria alla ricchezza, dalla tragedia alla gioia, dal successo sfavillante alla vita claustrale, dall’apprezzamento degli uomini di potere alla condanna generale, dall’accettazione di un ruolo culturale al suo rifiuto.

In tutto questo alternarsi di situazioni Viola è sempre presente, è il punto di riferimento, è la stella polare a cui tende tutta la vita di Mimo. E Andrea ci accompagna in questa avventura con una scrittura limpida, piana, scorrevole, facile da leggere ma che necessita della piena attenzione del lettore a causa della scelta stilistico-strutturale di disarticolare nel tempo e nello spazio la narrazione.


SCELTI PER TE

Tracce di tacchi, storie di scarpe straordinarie, di Pino Ammendola, Viola Editrice, 175 pagine, pubblicato nel 2024.

Pino Ammendola è conosciuto dal vasto pubblico soprattutto nel suo ruolo di attore di teatro e di cinema. Ma Ammendola è molto di più: è anche doppiatore, autore teatrale e cinematografico, regista. Ora si presenta al pubblico anche in veste di scrittore, rielaborando il suo primo libro “Scarpediem” del 2014. In verità Ammendola ha sempre avuto il dono della scrittura praticata anonimamente – per un lungo periodo in gioventù – come ghostwriter di un noto autore televisivo. Lavoro su cui ama scherzare affermando: ”Cosi nacque la mia negritudine autoriale”.

Questa garbatissima nuova edizione del libro, una vera chicca, è un’opera molto sui generis, quasi un diario, che avvolge completamente il lettore grazie alla bellissima, fluida e colta scrittura di Ammendola. Il lettore rimane, però, incatenato al libro anche grazie alle incursioni che l’autore fa nei suoi ricordi personali che, senza alcuna ritrosia, condivide con lui. Ogni narrazione sulle scarpe, o meglio su un tipo di scarpa specifica – stivaletti, mocassini, sandali capresi… – è sempre preceduta da una traccia personale in cui vengono raccontati episodi di vita, anche molto intimi, ricordi divenuti fonte di ispirazione per la storia. Ma Ammendola va oltre, una nota, altrettanto personale, segue e contestualizza ogni storia, incasellandola nel momento speciale della sua vita in cui fu scritta. In definitiva, una sorta di delizioso diario misto a racconti fantasiosi che dona la sensazione di conoscere anche l’uomo e non solo l’autore.

La saga dei Roesler Franz, di Francesco Roesler Franz, 313 pagine, pubblicazione Youcanprint nel 2024.

Erede diretto del grande pittore e fotografo Ettore Roesler Franz, Francesco Roesler Franz ha speso tutta la sua vita letteraria (in cui ha prodotto 5 libri) a ricostruire in maniera minuziosa e calligrafica aspetti peculiari dell’attività artistica di Ettore – pittore rinomato e antesignano della fotografia – e della vita lavorativa dei suoi avi albergatori, banchieri, massoni. Questa Saga è l’ultima opera e racchiude in sé, sotto forma di romanzo, tutte le ricostruzioni trattate nei libri precedenti, arricchite da qualche dettaglio romanzato là dove la verità storica non era reperibile. Il romanzo inizia nel 1747, anno in cui Vincent con la moglie Teresa e con il fratello Franz lascia Praga per stabilirsi a Roma dove, ben presto, diventerà il capo di una ricca e famosa famiglia. Come data di fine del racconto l’autore sceglie il 1946, anno del matrimonio dei propri genitori.

 Il risultato di tanto studio è un prezioso libro, difficile da racchiudere in una sola categoria letteraria. L’autore infatti contestualizza la storia della sua famiglia in una Roma in continua trasformazione economica, sociale e architettonica, arricchendo il racconto con la ricostruzione della nascita della massoneria (in cui i Roesler Franz ebbero un ruolo rilevante); con un’accurata analisi dell’esoterismo a Roma (con esempi della sua presenza in quadri e monumenti); con la rivendicazione della funzione sociale e storica dei quadri di Ettore divenuti ora una testimonianza imprescindibile sulla vecchia Roma  (le 120 opere del ciclo “Roma sparita” furono  acquistate per il comune dal sindaco Nathan, gran maestro del Grande Oriente d’Italia); con un originale accostamento dell’opera fotografica di Ettore al neorealismo. Tutto questo – ulteriormente arricchito da una ricca galleria di quadri e foto d’epoca – fa di questo libro un vero gioiello!


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