URBEX
di Flaminia Casardi
L’estate è arrivata, tempo di vacanze, di esplorazioni, di svago, concedetemi quindi una divagazione dai soliti temi e di segnalarvi una faccenda non proprio accademica: avete mai sentito parlare di URBEX? E’ un’associazione di persone che si definiscono “cacciatori di luoghi abbandonati” e, quando li hanno scoperti, dopo attente ricerche, li fotografano, li catalogano, attenti a non farsi scoprire, perché pare che tale pratica sia considerata illegale e forse pericolosa, ma il divertimento racchiude il rischio e l’emozione, l’arte e l’adrenalina. Iniziamo dal nome. Il significato della parola urbex è esplorazione urbana, pertanto l’intento di Urbex Italia è quello di avventurarsi in strutture e rovine abbandonate e di edifici fatiscenti dello Stivale. Mattia, Jerry, Carlo, Roberto, sono un team di amici ed esploratori professionisti, che non lasciano nulla al caso per realizzare i loro reportage. Come spiegano sui loro canali online, servono protezioni, mascherine, abbigliamento adatto e grande rispetto per il luogo visitato. Dicono di sé: “Non siamo ladri, non manomettiamo gli ingressi né scavalchiamo recinzioni, non tocchiamo mai nulla di ciò che troviamo, ci assicuriamo che le porte siano già aperte, le finestre rotte, cancelli socchiusi e vegetazione incolta, non c’è mai infrazione di una proprietà privata chiusa o sbarrata. L’Urbex non è vandalismo, ma amore per l’ignoto e ciò che può raccontare attraverso l’obbiettivo. Con questo spirito il gruppo si è spinto sino al luogo simbolo dell’archeologia urbana: Pryp’jat, ormai vuota come in un film di fantascienza. La città sorta vicino alla centrale nucleare di Chernobyl, che mostra i retroscena di una tragedia che da locale si è spostata per l’Europa intera. Ma non occorre allontanarsi così tanto per cimentarsi nelle suggestioni che l’Urbex regala, le splendide testimonianze del passato, rappresentate dai luoghi abbandonati sono innumerevoli: dalle ville ai castelli fiabeschi, dai manicomi alle fabbriche, a interi villaggi e giardini. La regola base rimane la segretezza, non vengono mai rivelate le indicazioni per raggiungere i luoghi esplorati dagli urbexer.
Fenomeno divenuto globale, nasce nel 1700 circa quando un singolare esploratore, Philibert Aspairt, scompare inghiottito dalle Catacombe di Parigi, luogo leggendario la cui visita è interdetta ai visitatori non accompagnati da una guida ufficiale. Come raccontano i nostri Quattro Cavalieri dell’Apocalisse: “Siamo in tanti, ma non tutti sono romantici e rispettosi del passato come noi; ogni costruzione abbandonata contiene un passato e squarci di vita, mobili, abiti, oggetti, abbandoni dettati dai motivi più diversi: ville enormi troppo costose da gestire e difficili da vendere, scuole senza alunni o conventi senza conversioni, luoghi dove la vegetazione prende il sopravvento e nasconde il tutto come il manto del tempo. Spesso nei video compaiono intere tavole apparecchiate, scrivanie ingombre di documenti, perfino una pista da bowling! ASCOSI LASCITI è il nome del collettivo, una persona responsabile per regione, fotografi sparsi, ognuno con le sue preferenze, chi le ville, chi i reperti industriali e così via. In Lombardia esiste una via di Castelli abbandonati, in Piemonte ci sono numerose fabbriche, retaggio del passato industriale, in Umbria, che faceva parte dello Stato Pontificio, non si contano i monasteri vuoti. Sul 7 del Corriere del 2023, Ottavia Casagrande dedica loro un bellissimo articolo: “Si oscilla tra rapita incredulità ed estasiato raccapriccio” – cito ancora – “Estetica della rovina, struggimento nostalgico, stanze benevole ma forse malevole. Morti, fallimenti, litigi, pignoramenti”. Pare che una volta trovate queste capsule del tempo, vadano fotografate velocemente prima dell’arrivo degli squatter, degli ambulanti e robivecchi che, purtroppo, spesso saccheggiano e vandalizzano il sito, e prima che i luoghi si deteriorino naturalmente, corrosi dalla vegetazione, dall’incuria, dalle intemperie. A noi rimangono le foto e la magia degna di un film Fantasy.
mail: flaminiacasardi@womenlife.it