UNA ZUPPA DI SASSO

di Paola Merolli


Cosa fareste se alla vostra porta bussasse un lupo e vi offrisse una zuppa di sasso?

“Una zuppa di sasso” è un albo scritto e illustrato da Anaïs Vaugelade, con la traduzione di Anna Morpurgo, per lettori dai cinque anni in su. Pubblicato per la prima volta nel 2001 da Babalibri ha riscosso un grande successo internazionale, diventando un classico della letteratura per l’infanzia con il suo messaggio sulla condivisione, l’accoglienza e l’importanza del superamento dei pregiudizi.

La storia ruota attorno a un vecchio lupo che arriva in un villaggio di animali e chiede a una gallina se può scaldarsi al suo caminetto e preparare la sua zuppa di sasso. Inizialmente, la gallina è spaventata, ma è anche curiosa: non ha mai visto un lupo dal vero e non ha mai mangiato una zuppa di sasso. Perciò accetta. Presto gli altri animali, preoccupati, bussano alla sua porta e… cosa succederà?

Tutti ci aspettiamo che se un lupo arriva in una fredda notte d’inverno a casa di una gallina, con un grosso sacco sulle spalle, il finale sarà scontato. Ancora di più se, pagina dopo pagina, alla gallina, con tanto di collanina al collo, si aggiungono altri animali: altro che zuppa di sasso! Invece in questo racconto le cose vanno in modo molto differente.

Talmente differente che tutti vorrebbero trattenere il lupo, non lasciarlo andare via. Perché? Cosa ha di speciale questa zuppa di sasso? La ricetta è semplice e misteriosa, nata da quella forma antichissima di narrazione orale, con scene e vocaboli ripetitivi che piacciono tanto ai bambini: con i miei nipotini ci siamo divertiti a fare finta di bussare alla porta – toc toc toc – e di fare il verso di ogni animale che entrava in casa della gallina.

Non solo un’improbabile zuppa di sasso diventa un simbolo di condivisione, un pretesto attraverso il quale gli animali imparano ad aiutarsi e a fare squadra, ma è proprio un lupo a renderlo possibile. Da sempre raffigurato come il cattivo, divoratore di nonne e porcellini, qui incarna la figura del saggio, spesso presente nelle storie tradizionali, colui che conduce alla comprensione di valori profondi. Senza mai imporre nulla, con calma e pazienza.

Tutto questo è però reso possibile solo dal coraggio e dalla curiosità della gallina che apre la porta.

Il simbolo dell’aprire una porta è uno degli archetipi più potenti e ricorrenti nelle fiabe, nella letteratura e persino nella vita quotidiana. Aprire una porta significa metaforicamente aprirsi a qualcosa di nuovo, avventurarsi nell’ignoto, segna l’inizio di un viaggio di crescita e cambiamento.  

I bambini esplorano il mondo aprendo fisicamente e simbolicamente “porte” ogni giorno.

Crescendo, questo impulso può attenuarsi, anche per questo la lettura delle fiabe ha una grande rilevanza anche per gli adulti, per non perdere il contatto con il nostro “bambino interiore”.

Le illustrazioni di Anaïs Vaugelade sono minimaliste, come la sua scrittura, ma dettagliate, lasciando spazio all’immaginazione e alla riflessione. Gli animali, come in tutte le sue storie, sono umanizzati, diventano simboli delle vicende umane, e ogni sguardo, ogni piccolo gesto ha una grande forza comunicativa.  

I colori predominanti sono il giallo e il rosso degli interni, del fuoco nel caminetto, tonalità rassicuranti in contrasto con il bianco della neve e del freddo inverno.

Anche i colori degli animali sono in opposizione al nero profondo del lupo: una figura molto più grossa degli altri personaggi, un po’ ingobbita per dare l’idea della vecchiaia, e con due occhi come due piccole mezzelune che un po’ intimoriscono e un po’ incuriosiscono.

Coraggio e curiosità sono i motori di questa piccola grande storia che, come nella vita, ci lascia con un finale aperto.

Buona Lettura!


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