UNA NUOVA PAGINA DI STORIA

di Alessandro Servoli
Il teatro mondiale è in un momento storico difficile.
Le molteplici problematiche che, certe scelte politiche, hanno determinato in questi mesi contribuiscono ad appesantire una già tormentata situazione.
L’ era della grande pace, iniziata nel 1991 con la caduta dell’Unione Sovietica, l’idea che la globalizzazione e il liberismo economico avrebbe aperto, definitivamente, la stagione del benessere, ha, purtroppo, avuto fine.
Le crisi economiche e politiche che si sono susseguite, la pandemia, l’emergenza climatica sono i puzzle di questo quadro che, oggi, si presenta ai nostri occhi.
I principali attori, America, Russia, Cina, Europa, occupano la scena e si fronteggiano; ciascuno di loro mostra, ostenta le proprie forze nel tentativo di intimidire l’avversario.
L’uomo della strada si schiera, ovviamente, tutto questo determina una grande incertezza nelle scelte che ogni singolo paese deve affrontare.
Senza pretesa alcuna, spinto solo da un personale interesse agli eventi, mi sorge spontaneo elaborare una mia versione, che, ovviamente, ogni lettore sarà libero di contestare.
L’ AMERICA, dall’avvento di Trump ha iniziato una offensiva nei confronti dell’Europa fatta non solo da scelte economiche penalizzanti, ha, soprattutto, iniziato una campagna denigratoria, offensiva che non ha riferimenti storici e che si allarga a macchia d’olio; parte dalle accuse di scarso impegno economico per la Nato fino ad arrivare ai mercati di importazione.
Quello che, a mio avviso, sta dietro a queste scelte di facciata è ben altro e molto più grave.
C’è l’odio verso l’Europa e gli Europei in quanto tali, li accetta solo quando, loro stessi, diventano antieuropei e filo putiniani.
Per Trump, Musk, Vance, l’Europa è un immobile parassita che va penalizzato sotto molteplici forme fino ad escluderla da tavoli internazionali dove si decideranno le sorti di stati europei sovrani.
Questa armata Brancaleone ha, in questi mesi, finanziato e sostenuto tutte le forze di estrema destra antieuropeiste e filo putiniane d’Europa e, se la parte sana della America non riprenderà, quanto prima, le redini, saremo costretti ad assistere a scenari preoccupanti.
E’ di queste ore la decisione di imporre dazi a percentuali diverse a seconda della Nazioni; l’Europa avrà il venti per cento.
E’ ovvio che contro risposte ci saranno; da parte nostra mi auguro che siano in termini meno antiliberali, autarchici, populisti, per lasciarli, come etichetta, a questo popolo che infesta l’estrema destra americana e la destra e sinistra europea.
La Russia o più precisamente Putin ha, dopo il crollo del comunismo, riacceso la sua spinta egemonica verso i suoi vecchi stati satelliti e, in questa campagna, ha un preciso obbiettivo antieuropeo che lo pone in sintonia con Trump per poter cooperare su fronti diversi, il controllo dell’Artico, quello spaziale ecc.
Attraverso la vittoria sull’Ucraina ha la certezza di indebolire l’Europa trasformandola, più di quanto non sia oggi, un satellite americano e quindi un cuscinetto tra i due imperi.
Tutto questa manovra imperialistica di Putin, direttamente appoggiata da Trump, favorisce ad alimentare un sentimento superiorità nei nostri confronti da ritenersi pericolosa.
La CINA è a tutti gli effetti una potenza economica, tecnologica, politica di primo livello e, come tale, esercita sul piano mondiale una influenza significativa e per ceri aspetti, preoccupante.
L’arrivo di Trump ha ulteriormente appesantito i rapporti con gli Stati Uniti e l’ingerenza su molteplici aree critiche prima fra tutte quella europea che aggiunge al suo complicato paniere un’altra scomoda presenza tecnologica ed un’altra influenza politico-economica.
L’EUROPA, dopo anni di sopore, tutto incentrato su problematiche ambientali, sociali, si trova oggi costretta a risvegliarsi, a riorganizzarsi come Stato Europa.
Avere in breve una visione generale che permetta una riorganizzazione sul piano economico con un euro competitivo, con una risposta ai dazi, con un piano per la difesa militare dei suoi confini, è diventato un punto irrinunciabile che richiede una piena condivisione dei suoi Stati membri.
Non posso tralasciare un pensiero sull’ ITALIA e sulla necessità di uscire da questa immagine attendista e poco chiara nel tavolo europeo.
Le diverse posizioni nella compagine di governo unite alle stravaganti quanto inconcludenti operazioni dell’opposizione, sono elementi di forte incertezza.
L’Italia deve dare la prova di essere Europa in tutte le sue molteplici vesti.
Uno stato fondatore, una potenza parte vitale della quattro Nazioni più rappresentative, non può e non deve risultare il fanalino di coda di una scelta che segnerà la storia dei prossimi decenni del nuovo millennio.
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