TEATRO ESTIVO E PALLONCINI COLORATI

di Pino Ammendola


Questa, a mio modesto giudizio, è stata una stagione estiva un po’ povera di pièce particolarmente stimolanti o semplicemente che uscissero dal vieto seminatodei cartelloni invernali. Come le mezze stagioni, sono spariti anche quei classici spettacoli estivi che spesso tagliuzzavano malamente Aristofane o Plauto, oppure osavano ‘aggredire’ i capolavori del Bardo, con scalcinate compagini di attori, ma avevano il pregio indiscusso di avvicinare il grande pubblico a testi di cui conosceva i titoli solo attraverso sbiadite reminiscenze scolastiche. Ma per non deludere le aspettative di quei pochi lettori, che bontà loro, dovessero condizionare le proprie scelte teatrali alle mie arzigogolate considerazioni sugli spettacoli in corso, voglio segnalare un’unica coraggiosissima eccezione, una rivisitazione di Petrolini, da molti anni ‘assente ingiustificato’ sulle scene italiane. Si tratta di “Chicchignola”, forse la più bella commedia del grande comico romano, rappresentata per la prima volta nel 1931 al Teatro Argentina e l’anno dopo portata a Parigi con uno straordinario successo internazionale, ma quasi dimenticata dai lontani anni ’70. Il nuovo debutto è avvenuto nell’incantevole cornice del prestigioso anfiteatro di Sarsina, grazie al direttore artistico Edoardo Siravo che ha fortemente voluto lo spettacolo. A misurarsi con l’inventore dei Salamini Massimo Venturiello, un attore di estrema versatilità, che ha spaziato dai classici shakespiriani alle serie televisive più popolari e che da qualche anno pratica con grande successo un teatro con robuste contaminazioni musicali. E qui sta forse l’aspetto più interessante della commedia che nel rispetto del gusto petroliniano è ricca di interventi cantati, sicuramente non nella direzione del musical, ma piuttosto in quella di un coté brechtiano dove la musica colloca l’azione in una sfumata Roma anteguerra e contemporaneamente riesce ad astrarre la storia rendendola universale.

“Chicchignola” racconta il risibile dramma di un uomo qualunque che sbarca il lunario vendendo con un carrettino palloncini colorati e piccoli giocattoli da lui stesso costruiti, vittima di una moglie che non lo rispetta e lo tradisce col suo miglior amico, sotto i suoi stessi occhi. Massimo Venturiello, con un intelligente lavoro di sottrazione, riesce a regalare al personaggio una straordinaria quanto lieve ingenuità, per poi riscattarlo con l’ironia e la forza del ‘cane di paglia’ ferito a morte dal tradimento. Accanto a lui come moglie fedifraga, una intensa Maria Letizia Gorga che per la prima volta esprime tutta la forza del suo fiero romanesco e che regala al pubblico dei momenti canori di grande potenza evocativa. Insieme a loro un bravissimo Franco Mennella, sempre vero e credibile come amante maldestro, Carlotta Proietti che sfodera una voce sicuramente all’altezza del suo cognome e la fresca Claudia Portale che disegna una servetta ironica quanto piccante, il tutto per la regia dello stesso Venturiello che ha curato anche l’adattamento del testo. In somma, anche se il teatro è sempre più fagocitato da quel Moloch che è la televisione e che si è già ‘trangugiato’ il Cinema in un solo boccone, anche se il clima sempre più inclemente e capriccioso non è certo favorevole alle arene e agli anfiteatri, forse l’antico e sgangherato carrettino di Chicchignola ci può ancora portare in giro per una Roma povera ma felice e farci ‘volare’ tutti come palloncini colorati d’antan.


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