SETTEMBRE, ANDIAMO. È TEMPO DI BIENNALE

di Irene Niosi


33ma Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze.

Mentre a Venezia è ancora aperta la Biennale d’Arte Contemporanea con un grande afflusso di pubblico, a Firenze il 28 settembre s’inaugura la 33ma edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato nella magnifica sede di Palazzo Corsini.

Quest’anno saranno presenti 80 gallerie con 14 nuove prestigiose partecipazioni internazionali, una bella notizia, segno che l’Italia svolge un ruolo importante nel rilancio del mercato antiquario.

Alla manifestazione, oltre alle gallerie storiche che vantano tanti anni di esperienza e di presenza, giungono per la prima volta a Firenze anche le prestigiose Lullo Pampoulides, Rob Smeets e la Richard Saltoun Gallery.

Girovagando per le sale si potranno ammirare tante rarità e riscoperte di autori dimenticati o poco conosciuti, molti dei quali sono autentici capolavori da museo che conferiscono alla kermesse fiorentina un ruolo di rilevanza internazionale.

Giovanna Garzoni, Natura morta con fiori in un vaso di vetro, 1640 – 1650, tempera su pergamenacon tracce di matita nera, 44,4x 37 cm 

Di notevole interesse, Colnaghi presenta la tempera su pergamena “Natura morta con fiori in un vaso di vetro” di Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 – Roma, 1670), proveniente da una famiglia di artisti si formò a Venezia presso Palma Il Giovane e Tiberio Tinelli, oggi considerata tra le più grandi miniaturiste del XVII secolo in Italia.

Da Flavio Gianassi insieme a un’accurata selezione di importanti dipinti e sculture italiane dal XIV al XVII secolo si possono ammirare niente meno che quattro piccole teste grottesche urlanti in bronzo dorato di Gian Lorenzo Bernini che stupiscono per la loro bellezza e modernità. 

Tra le eccellenze troviamo, nel raffinato stand di Carlo Orsi “la Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena” di Tiziano Vecellio, databile tra il 1555 e il 1560. La maestria dell’esecuzione e l’ottimo stato di conservazione la rendono qualitativamente superiore persino alle versioni con medesimo soggetto conservate in alcuni dei musei più prestigiosi al mondo (Museo di Capodimonte, Galleria degli Uffizi, Hermitage di San Pietroburgo).

Del manierista fiorentino Girolamo Macchietti, Matteo Salamon espone “Il Baccanale degli Andrii”, una grande tavola ispirata ai versi di Filostrato, frutto dello studio dell’artista da modelli classici che vide nel suo viaggio a Roma. Oltre a Vasari si riconosce l’influenza del Parmigianino nelle figure eleganti. Significativo soprattutto è il legame con lo stile proprio di Raffaello e l’adesione alla brillante maniera figurativa dell’ambiente romano post-raffaellesco.

Pe i cultori dell’arte fiamminga Caretto & Occhinegro ha scelto Jan Brueghel detto dei Velluti con il “Paesaggio Notturno con Storie di Cerere” in collaborazione con Frans Francken a cui affidò il compito di dipingere le figure. Il suo stile inconfondibile nel rappresentare questo paesaggio raggiunge una raffinatezza che sfiora la perfezione.     

Pur nel rammarico di aver raccontato solo una minima parte di tanta bellezza antica che potrete scovare a Palazzo Corsini, devo dare spazio anche al Novecento che ci riserva molte novità.

Girolamo Macchietti, Il Baccanale degli Andrii,  1565- 1570, olio su tavola 131×175

 Nello stand della Richard Saltoun Gallery troviamo l’omaggio a tre artiste italiane che hanno avuto un ruolo determinante nella formazione dell’arte italiana del dopoguerra: l’innovativa minimalista Bice Lazzari (1900-1981), la pionieristica ceramista Franca Maranò (1920-2015) e la rinomata scultrice e pittrice Antonietta Raphaël (1895-1975).

Antonacci Lapiccirella espone una rara opera divisionista Il “Ritratto di giovane” di Umberto Boccioni databile intorno al 1905 del periodo pre-futurista in cui il geniale artista sperimenta la tecnica del pastello. Con grande forza espressiva in quel movimento dato dai colori vorticosi è evidente l’influenza di Munch, del quale tratterò più avanti.

Come ultima raccomandazione consiglio di non perdervi il piccolo capolavoro di un insolito Pietro Annigoni raffigurante il “Filosofo stanco” nello stand di Agnews.

In copertina:  Gian Lorenzo Bernini, Quattro teste grottesche urlanti,  bronzo dorato su marmo nero di Marquina, 15,5 cm 

Dal 28 Settembre al 06 Ottobre 2024, Firenze Palazzo Corsini, Lungarno Corsini 10


Edvard Munch, La morte di Marat, olio su tela cm 153×149, Oslo Munch Museum

Curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose di Munch, la retrospettiva di questo grande artista maledetto racconterà il suo percorso umano e la sua produzione, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), ma anche La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).

Vissuto per lo più nella nativa Norvegia, ma presente a Parigi fin dalla giovinezza, dove giunge per la prima volta nel 1885, s’interessa all’arte degli Impressionisti in particolare a Toulouse Lautrec, Van Gogh e Gauguin. La sua prima personale a Berlino nel 1892 non otterrà successo, giudicata scandalosa per i temi trattati.  Se Simbolismo e Art Nouveau hanno trovato, a loro modo, risonanze nelle sue opere, è soprattutto la condizione umana sottoposta alle angosciose esperienze che esplora per tutto l’arco della sua esistenza travagliata da lutti prematuri, inesorabilmente attratto dal rappresentare la morte sempre incombente, la solitudine e la spietata e ossessiva presenza femminile nell’amore e nell’odio.

Domina nelle sue composizioni un’opprimente atmosfera di tristezza, la luce rischiara il volto di una donna per renderne più struggente l’espressione, il colore si tramuta in massa pesante per raffigurare un’umanità gravata da un dolore a cui è tolta qualsiasi speranza. Narra una condizione di esistenza in luogo di una verità realistica ed è proprio in quella sommarietà dei mezzi e della trama pittorica che supera la necessità di una resa obiettiva. Colori contrastanti e una pennellata spesso avvolgente sono i suoi mezzi di pittore fino agli ultimi anni. Ma il bianco e il nero delle incisioni su legno hanno una forza forse anche maggiore di quella dei suoi dipinti.

Da lui, come dal belga James Ensor, prenderà l’avvio tutto l’Espressionismo con la sua metrica del contrasto psicologico tra l’artista e la società, proprio della cultura nordica, già denunciato dal teatro scandinavo.

 Dal 14 Settembre 2024 al 25 Gennaio 2025, Milano, Palazzo Reale.

Autoritratto su sfondo verde, 1905, olio su tela, 67,5×45,5 cm, Oslo Munch Museum

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