PER L’AMBIENTE NON È UNA FESTA

di Madia Mauro


Spiagge, coste e siti naturali e semi-naturali, preziosi scrigni di biodiversità, sono diventati, negli ultimi anni, palcoscenici di eventi che imperversano oramai su tutta la nostra penisola e in qualunque stagione. È certamente suggestiva l’idea di ascoltare musica al tramonto davanti al mare o in un rigoglioso parco verdeggiante, circondati da alberi secolari che creano una cornice da favola e, perché no, assistere a una gara di motocross su una pista sabbiosa o montana. Eppure i danni ambientali causati da queste manifestazioni sono noti e certificati: l’abbattimento di alberi e lo spianamento di dune per la creazione di palchi, circuiti e parcheggi distruggono i siti di nidificazione di fratini, tartarughe e altre specie protette, la concentrazione di centinaia di persone in uno spazio ridotto che provoca una pressione insostenibile compromette il prezioso ecosistema dunale, protetto da Direttiva Habitat, e ancora l’inquinamento acustico e quello da smog inquinano e arrecano disturbo a fauna diurna e notturna.

Forse non tutti sanno che le coste, sabbiose o rocciose, sono ambienti fragili e dinamici. Da un punto di vista geo-morfologico e biologico sono importanti aree di transizione dove si incontrano terra e mare, segnando il confine tra due ambienti naturali straordinari. Oltre a ospitare preziosi ecosistemi, sono aree filtro che proteggono il mare dall’inquinamento dell’entroterra e l’entroterra dall’azione erosiva del mare e dalla risalita dell’acqua salata nelle falde di acqua dolce.

Chi paga le conseguenze, quindi, delle nostre azioni volte a soddisfare l’interesse di pochi? Ancora una volta l’ambiente. E così facendo si mette deliberatamente a rischio l’equilibrio raggiunto in miliardi di anni e che è fondamentale alla sopravvivenza di molte specie, anche la nostra.

Un controsenso se pensiamo che nella Costituzione italiana l’Art. 9 recita che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Come se non bastasse eventi di questa portata non sono in linea con il percorso verso la transizione ecologica su cui si dibatte a livello mondiale.

Mare, spiagge, boschi e parchi sono parte del nostro patrimonio collettivo, così come lo sono i beni archeologici, artistici o culturali che ogni Paese conserva con orgoglio. Per questo è necessario avere cura e adottare un approccio diverso al godimento di queste risorse necessarie e che appartengono a tutti. Non esistono concerti o gare sportive ecosostenibili in aree sensibili, anzi. Questi sono spesso il frutto di decisioni che violano gli stessi valori di sostenibilità e tutela ambientale declamati tra le loro finalità e rappresentano momenti di alta disinformazione per i cittadini. Enti e istituzioni, autorizzandoli, abdicano al loro ruolo educativo e di amministrazione delle leggi italiane e delle Direttive comunitarie.

“Le attività di pulizia post-evento non bastano a ripristinare l’equilibrio della flora preesistente, così come i presunti ripristini ambientali non possono ricreare artificialmente quanto la natura crea spontaneamente e sedimenta in anni. Inoltre, notevoli quantità di piccoli rifiuti, tra cui plastica, mozziconi e carta, rimanendo nella sabbia finiscono poi in mare, rappresentando una minaccia reale agli animali che lo abitano”,  è scritto nel  documento presentato dalla Fondazione Marevivo e dal C.I. T.A.N.G.E. – Coordinamento Italiano Tutela Ambienti Naturali dai Grandi Eventi, che rappresenta oltre 50 associazioni nazionali, regionali e locali, per chiedere alle Istituzioni un “intervento immediato che vieti la realizzazione di tali manifestazioni, pubbliche e private, ludico-sportive o culturali, specialmente all’interno di aree protette e  aree limitrofe, ma anche in spiagge naturali o semi-naturali che, pur essendo soggette a carico antropico, rimangono un importante serbatoio residuale di biodiversità”. Marevivo, nell’agosto 2022, aveva già lanciato la petizione NO AI GRANDI EVENTI IN SPIAGGE E SITI NATURALI, insieme a LAV, ENPA e Sea Shepherd, che vede finora oltre 66.000 firmatari.

Ogni evento culturale e sociale può e deve esistere per il bene della comunità, a patto che il pubblico possa usufruirne senza recare danni. Esistono luoghi idonei ragionevolmente deputati a questo genere di attività come teatri, palazzetti, stadi, arene, circuiti. È lì la festa!


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