PARLANE CON ALE – QUALCHE CONSIGLIO PER VIVERE MEGLIO
di Alessandra Mattirolo
Cara Ale,
mi è capitato di leggere un piccolo e delizioso libretto di Matilde Serao pubblicato nel 1900 “Norme di buona creanza per il matrimonio e la villeggiatura” nel quale si raccomandano comportamenti corretti e buone abitudini, deplorando atteggiamenti che possano arrecare disturbo alle altre persone coinvolte.
Mi hanno particolarmente colpito i consigli per l’educazione in viaggio: ”Un uomo perfettamente educato deve cedere il passo alle signore, ai vecchi, ai bambini ovunque: agli sportelli dei biglietti, in stazione. Egli in albergo non fa chiasso, non canta, non ride, non sbatte le porte”. Comprendo che i tempi sono cambiati ma come non condannare chi utilizza suonerie dei cellulari a tutto volume, svolge conversazioni ad altissima voce nei ristoranti, per strada, non cede il posto a donne e anziani nei mezzi pubblici, non si ferma agli attraversamenti pedonali e altro ancora. Sarà mai più possibile raggiungere un livello di educazione e di rispetto accettabile verso gli altri?
Federica infastidita
Cara Federica,
che bello leggere il delizioso libretto di Matilde Serrao. Regole che a me paiono perfettamente adeguate anche oggi. Io penso che bisogna reagire. Durante un viaggio in treno che ho fatto di recente, un uomo parlava al telefono dei fatti suoi a voce altissima. Sembrava quasi che volesse farsi ascoltare da tutti. Io mi sono molto innervosita. Poi una signora anziana si è alzata e urlando lo ha riempito di improperi. Una scena, poco elegante ma molto efficace. Il tizio ha smesso subito e le altre persone del vagone hanno tutte applaudito. Questo per dire che la maleducazione si può contrastare solo con una decisa reazione. Avere rispetto per il prossimo dovrebbe essere automatico, ma non lo è!
Quindi senza arrivare alle mani o a gesti sconsiderati un bel rimprovero questa volta sì, a voce altissima, secondo me è l’unico rimedio.
Cara Ale,
mi chiamo Adele. Sono una donna single di 38 anni molto impegnata con il suo lavoro e quindi autonoma e con una vita sociale attiva e tanti interessi.
Il problema è che sono single e che vorrei molto avere un compagno con cui costruire un futuro e chissà magari anche una famiglia.
Finora ho avuto alcune esperienze di coppia tutte purtroppo fallimentari. Gli uomini con cui sono stata non avevano quella qualità “maschile” che cerco da sempre.
Mi spiego: non cerco l’uomo alfa, il macho tutto muscoli e prestazioni record, ma una persona con quel minimo di solidità su cui fare affidamento. Un uomo a cui piaccia essere anche un po’ “galante” e, ho vergogna a dirlo, anche accudente. Gli uomini con cui ho avuto lunghe relazioni si sono invece rivelati dei “mammoni” in cerca di attenzioni continue e incapaci di confronti alla pari. Il colmo è che trovo molto più “maschili” alcuni dei miei amici gay che però, haimé, amano altri uomini….. Sono sfortunata o vivo in un mondo che non esiste?
Cara Adele,
è una lettera complicata la tua, mentre la leggevo ho provato a immedesimarmi e a sentire il tuo disappunto. E’vero la figura maschile si è trasformata negli anni a fronte di un’emancipazione femminile fortunatamente crescente ma che ha spiazzato il “maschio”. Le tragedie che leggiamo quotidianamente sui giornali, femminicidi, stupri, stalkeraggi, sono la punta dell’iceberg di una crisi di ruolo lungi dall’essere elaborata e risolta. Senza arrivare a questi eccessi, l’uomo sembra oggi indebolito, spesso senza volerlo ammettere, e si aggrappa dove può per non crollare.
Le donne, seppure emancipate e autonome come te, conservano nelle pieghe tra inconscio e coscienza, un ideale maschile da “principe azzurro”. Non fraintendermi, non ti considero affatto una persona che vive nel mondo dei sogni. Tu, come molte altre donne, vivi una crisi speculare a quella del maschio, perché i generi esistono e sono ben radicati nei nostri DNA. Le nuove generazioni sempre più “fluide” forse troveranno la quadra. Tu che sei nata 38 anni fa devi cavalcare la crisi. Come? L’unica soluzione è il dialogo con il partner: aperto, sincero, sfrontato. Nessuno è solo forte o solo debole. Le fragilità, se dichiarate, sono punti di forza su cui si può costruire. Il rifiuto a guardarsi dentro non porta da nessuna parte se non a inseguire stereotipi che non hanno più alcun senso.
Coraggio e fiducia!
Cara Ale,
ho 24 anni, ho finito l’università che ho frequentato fuori dalla mia città e ora sono tornata a casa dai miei. Ho studiato materie umanistiche perché a scuola andavo male in matematica ma al momento della scelta ero confusa e così mi sono buttata su una facoltà solo perché mi sembrava alla mia portata. Ho fatto la triennale ed ora sono più confusa di prima. I miei genitori lavorano tutti e due e si aspettano che anche io trovi presto la mia strada e mi renda autonoma. Lo vorrei tanto anche io ma non so da che parte cominciare. Ho amiche e amici che hanno passioni, chi artistiche, chi si è iscritto a medicina, chi vuole fare il notaio o l’avvocato, altri inventano app o lavorano coi computer.
Cerco dentro di me un interesse forte una spinta che mi trascini ma i giorni passano e io sono ferma. Mi chiamo Sabina e sono un po’ disperata.
Cara Sabina,
per fortuna sei nsolo “un po’ disperata”. Di certo sei in buona compagnia. Di giovani come te che non riescono a ingranare ce ne sono moltissimi. Alcuni chiusi in una stanza davanti a un computer, altri sdraiati sul divano a scrollare tik tok, altri ancora depressi o peggio autolesionisti.
Una passione, è vero, non si può inventare, averla è una benedizione ma non è fondamentale per cominciare a muoversi. Nella tua lettera non parli di quello che ti è piaciuto all’università. Studiare lettere potrebbe un giorno portarti verso l’insegnamento o verso il giornalismo o l’editoria ma forse non è quello che vuoi. Allora il mio consiglio può essere solo uno. Esci di casa e comincia a cercarti un’occupazione qualsiasi anche temporanea che ti aiuti a confrontarti con il mondo esterno. Una mia giovane amica più o meno nella tua situazione, serve birre in un locale e da allora ha cambiato umore e fatto incontri molto interessanti. Se puoi permettertelo, anche viaggiare aiuta a togliere un po’ di nebbia dal cervello. Un altro ragazzo che conosco bene e che all’università non era riuscito ad andare avanti si è sbloccato lavorando come volontario in un orfanatrofio. Tutto questo per dirti che l’importante è muoversi, guardarsi intorno, sperimentare e soprattutto smetterla di torturarsi alla ricerca di una passione che ti sblocchi. Non la troverai seduta in casa. Le strade alla tua età sono ancora tutte lì fuori, se esci una la imboccherai di sicuro.
mail: alessandra mattirolo@womenlife.it