PARLANE CON ALE – QUALCHE CONSIGLIO PER VIVERE MEGLIO

di Alessandra Mattirolo


Cara Ale,

mi chiamo Marina e mi sono trovata recentemente in una situazione di grande imbarazzo di cui vorrei parlarti per avere un consiglio. Alcune settimana fa sono stata invitata da mio cognato, fratello del mio compagno, a una festa di famiglia per presentarci la sua nuova ragazza che si chiama Heidi. E’ stato un incubo. Questa Heidi che ha circa 40 anni e ha già una figlia da un precedente matrimonio è una bella donna ma decisamente sopra le righe, direi platealmente sfacciata.

Appena ha visto il mio compagno ha subito detto a voce altissima, in modo che la sentissero tutti i presenti, quanto lo trovava attraente e che se lo avesse conosciuto prima avrebbe scelto lui al posto del suo fidanzato.

La cosa più strana è che mio cognato non ha fatto una piega mentre il mio compagno, un po’ imbarazzato, ha finto indifferenza. Da allora ci è capitato di rivederla e ci capiterà ancora, finché sta con mio cognato, e ogni volta provoca pensando di essere spiritosa. Io non la reggo e non so come arginarla….

Cara Marina,

che situazione! Questa Heidi mi sembra una gran provocatrice, oltre ad essere maleducata e con poco tatto. Capisco benissimo il tuo imbarazzo ma mi è più difficile immaginare come mai tuo cognato non la molli all’istante. Che ci sta a fare con una che lo umilia davanti a tutti?

Mi viene da pensare che tra i due ci sia una sorta di gioco un po’ sado-maso come se si divertissero a giocare a vittima e carnefice. Tra le coppie va bene tutto, contenti loro…. Per quanto riguarda il tuo compagno è tipico dei maschi fare “il pesce in barile”. Lasciaglielo fare tenendo un po’ alta la guardia. Tu invece non cadere nella provocazione casomai sbuffa o smontala con una battuta.

Non fare l’offesa, vedila meno possibile e lanciale qualche occhiata come per dirle “fai proprio pena!”. Mi sbaglierò, ma ho la sensazione che il rapporto di Heidi con tuo cognato non durerà a lungo.

Mi chiamo Maura,

e sono in crisi a causa della mia pigrizia o forse blocco che ho da qualche anno. Sono stata fin da piccola una persona che aveva piacere periodicamente a fare ordine tra le proprie cose: gettare, regalare, riorganizzare.

Da vari anni vivo in una casa grande e non c’è verso che io riesca a mettere ordine. Non so che mi succede, non pretendo di riorganizzare tutto, perché sarebbe un’impresa titanica, ma almeno cominciare da un angolino. Potrei iniziare dal cassetto dei calzini e mutande o buttare le medicine scadute…L’altro giorno ho rovesciato un cassetto sul letto ma poi ho dovuto abbandonare l’impresa (lavoro molto) e non ho mai ripreso!

Aiuto Ale!

Un caro saluto, Maura

Cara Maura,

c’è una infinita letteratura sull’ordine e il disordine. C’è chi ne ha fatto anche un business letterario vendendo manuali e libri di auto-aiuto. La più famosa delle autrici del genere è la giapponese Marie Koche che con il suo “Magico potere del riordino” ha brevettato un metodo geniale per organizzare lo spazio, non solo nella propria casa ma anche nella propria vita.

Si tratta, in poche parole, di buttare tutto quello che non genera più affetto o emozione e ridurre gli armadi all’osso. Ho amiche che hanno seguito il suo metodo ma che poi si sono anche pentite di aver buttato via troppo. C’è tuttavia qualcosa che io ritengo positivo nel disordine. Tu scrivi che lavori molto e dunque è giusto che tu dia priorità al riposo quando torni a casa. Meglio buttarsi sul letto mezz’ora che passare freneticamente lo swiffer sugli scaffali o cecarsi nel cercare la data di scadenza dei farmaci. Non giustifico gli accumulatori patologici che finiscono per soffocare nei loro accumuli, ma chi è in grado di sopravvivere con un po’ di caos attorno ha abbastanza ordine interiore per riuscire a rimandare, speriamo non sine die, la fatica. Vedrai che troverai il giorno giusto per iniziare l’opera e che una volta visti i primi risultati, proverai gran sollievo e più aria da respirare.

Cara Ale,

sono prossima alla pensione e questo un po’ mi preoccupa. Tutti intorno a me non fanno altro che dire con un sospiro “beata te”, soprattutto i giovani e questo la dice lunga! Tra gli altri, il mio timore maggiore è uscire dalla produttività lavorativa quotidiana che tiene il cervello concentrato e richiede reazioni rapide, risoluzione di problemi, mediazioni con colleghi, a volte qualche arrabbiatura ecc. Ovviamente non resterò senza fare niente, tutt’altro, ma temo non sarà la stessa cosa. Cosa ne pensi?

A.

Cara A,

la cosa che mi ha fatto più tristezza nella tua lettera è quando dici che sono i giovani a sospirare “beata te che vai in pensione”. Hai ragione la dice lunga sulla situazione dei nostri giovani che raramente trovano nel lavoro una loro realizzazione. Ma torniamo a te. L’età della pensione rappresenta uno dei momenti cardini della nostra esistenza.

Non capisco e non mi piacciono quelli che dicono che invecchiare è bello tuttavia non è privo di aspetti positivi. Occorre vivere più intensamente il presente cercando di fare quelle attività trascurate sempre per mancanza di tempo, bloccare i pensieri che volgono verso l’horror vacui e non pensare che con la fine del lavoro sia finita la vita attiva. Troverai occupazioni che riempiranno il tuo tempo in maniera forse finora insospettata. L’importante è la testa. Non identificarti con chi si siede sciatta sulla panchina guardando il vuoto, tieniti aggiornata e vivi il presente e quando ti prende il magone combattilo con l’azione: un cinema, una mostra, un vestito nuovo e lasciati andare senza opporti allo scorrere del tempo. Quello non si ferma.

© PAOLO CARDONI

mail: alessandra mattirolo@womenlife.it