MARCELLO MIO

di Alessandra Mattirolo


Come si fa ad esistere come attrice quando per genitori hai Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni? Ruota intorno a questo dilemma il film “Marcello mio” di Christophe Honoré con protagonista Chiara Mastroianni. La vediamo nella prima scena del film emergere tutta bagnata da una fontana dove in abito da sera e galosce interpreta una grottesca parodia di Anita Ekberg.  Il colmo tuttavia lo raggiunge quando, chiamata finalmente per un nuovo provino, si sente dire dalla regista  (Nicole Garcia che interprete sé stessa) : “Cerca di essere un po’ più Mastroianni e un po’ meno Deneuve”.

Per Chiara la crisi è totale e la soluzione drastica. Davanti ad uno specchio la sua immagine si trasforma. Chiara smette di essere Chiara e diventa Marcello.

Veste abiti maschili, mette gli occhiali e il borsalino e manda al diavolo chiunque pensi che sia diventata pazza: “Come Marcello- dice- sono finalmente felice”.

E così si sviluppa lungo due ore questo bizzarro Biopic che ha come ingredienti un po’ di psicanalisi, un tantino di ironia, un miscuglio surreale di situazioni più oniriche che reali.

L’immagine di Chiara-Marcello, è molto forte. In alcuni momenti quasi inquietante. Al punto che la stessa Catherine, mamma di Chiara anche nel film, ha dei cedimenti davanti al “fantasma” di un uomo che ha amato. Tra madre e figlia l’intesa è perfetta. Due grandi attrici che riescono a restare loro stesse nella finzione. Ottimo anche Fabrice Lucchini complice della follia di Chiara a cui fa da spalla, da amico, da confidente.

Malgrado tante buone intenzioni e tante cose riuscite, il film si dilunga un po’ troppo in una scombinata sequenza di situazioni che rischiano di prolungarsi a scapito della forza e dell’efficacia.

Difetto, a mio avviso, di molti film di questi ultimi anni.

Nulla tuttavia va sprecato quando si tratta di celebrare un attore tanto amato che quest’anno avrebbe potuto compiere cent’anni. Intervistata a Cannes per la prima del film Chiara ha detto: “Mi sono lasciata invadere da mio padre, possedere da un fantasma. Honoré mi ha dato la possibilità di ritrovare delle sensazioni conosciute. E’un film proustiano. Come se mio padre potesse ancora esistere attraverso piccoli dettagli”. “ Cento anni non vuol dire niente – ha aggiunto Catherine Deneuve – Marcello è qualcuno che per me esiste ancora, anche solo attraverso i suoi film “.


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