ÔMINA ROMANA

di Giuliana Duchini
Da molto tempo avevo intenzione di visitare questa cantina dal nome un po’ misterioso e in una giornata di fine Febbraio, quando si comincia ad avvertire qualche accenno di primavera e desideriamo lasciarci l’inverno alle spalle, ho colto l’occasione, coinvolgendo in questa gita un gruppetto di amici wine lovers come me.
Un consiglio importante per chi la volesse fare è quello di non affidarsi ciecamente al navigatore che, dopo averci fatto percorrere piccole strade di campagna disegnate sui bordi di antichi crateri, perde il segnale e ci abbandona in mezzo ai vigneti!
Meglio quindi studiare bene il percorso sulla cartina, come si faceva una volta, e scegliere la strada più conosciuta per arrivare: dipende dalla zona di Roma da cui si parte, si può percorrere la Pontina, l’Ardeatina o l’Appia e la Via dei Laghi.
In un modo o nell’altro alla fine si arriva e ad accoglierci troviamo una cantina austera che non ci abbaglia con un progetto firmato da qualche Archistar ma ci seduce con la perfezione e l’eleganza dei suoi vini.
Il territorio è quello tipico dei Castelli Romani, siamo tra Velletri e Lanuvio, il mare che fa da sfondo a sud è a circa 20 Km in linea d’aria e si fa sentire con la sua brezza costante, mentre la catena dei Monti Lepini ad est sembra abbracciare e proteggere i lunghi filari dei vigneti, il suolo è vulcanico.
L’Italia per la sua conformazione geologica è dotata di questo tipo di terreni, basta ricordare i Campi Flegrei, l’Irpinia con i suoi Fiano e Greco di Tufo; la zona del Vulture, vulcano spento della Basilicata, dove nasce l’Aglianico e ancora la zona di Soave, nel veronese.
Vini Vulcanici dalle caratteristiche uniche: infatti le zone, dove nelle varie ere sono avvenute delle eruzioni vulcaniche, hanno qualità preziose per la viticoltura. I terreni sono ricchi di minerali ma soprattutto sono composti da tufi, rocce laviche e sabbia che consentono di assorbire e drenare l‘acqua con facilità e restituire alla pianta la giusta umidità nei periodi più caldi.
Ecco perché oramai da molti anni produttori lungimiranti hanno dato una svolta di qualità alla produzione lasciandosi alle spalle la riduttiva denominazione del vino dei castelli come di un prodotto dedicato alle fraschette o alle osterie.
La valorizzazione del suolo, l’abbassamento delle rese per ettaro, la radicale modifica del sistema di allevamento delle viti non più a tendone ma a spalliera, il rispetto dell’ambiente, la selezione delle varietà reimpiantate, hanno fatto del Lazio una delle regioni emergenti per qualità e caratteristiche irripetibili dei suoi vini.
In questa nuova realtà si inserisce perfettamente Ômina Romana.


Fondata nel 2007dalla famiglia Bőrner è caratterizzata da un unico blocco di 80 ettari dove vengono allevati vitigni internazionali a bacca rossa per un 60% e a bacca bianca per il restante 40%.
Ômina dal latino “buoni presagi”, Romana quale omaggio al territorio e alla sua antica storia, ha come simbolo una fenice che rinasce dalle ceneri e si identifica con il risveglio del vino Latino in una dimensione rinnovata.
Il termine “eccellenza” in ambito enogastronomico mi sembra un po’ inflazionato ma del resto non sono riuscita a trovarne uno diverso che possa dare una giusta definizione a questa cantina.
Abbiamo scelto di fare una degustazione di tre calici, accompagnati da ottimi prodotti locali, e ci sono stati serviti due bianchi ed un rosso della linea Ômina Romana le cui etichette si ispirano alle divinità dell’antica Roma.

Hermes Diactoros II (60% Viognier,19%Bellone,10% Petit Manseng,10% Incrocio Manzoni), IGP Lazio,13,5%, 2021
L’aspetto che colpisce di questo vino è innanzitutto il colore intenso giallo dorato e soprattutto la sua brillantezza e luminosità, al naso è un’esplosione di frutta esotica, frutta a polpa gialla ed una vena sottile di fiori di campo. Al palato spicca per le sue note di albicocca tipiche del viognier, vellutato ed avvolgente con una lunga persistenza. Indimenticabile!
Chardonnay (Chardonnay 100%) IGP Lazio, 13,5%, 2020
Anche qui troviamo un colore giallo dorato molto brillante, al naso sono presenti tutti i sentori del vitigno e quindi frutta matura, pesca a polpa bianca, fiori di ginestra e sul finale note lievemente tostate dovute alla fermentazione e vinificazione di una parte delle uve in barrique nuove di rovere francese (La cantina possiede una barriccaia di 500 botti). La morbidezzae il perfetto equilibrio gustativo rendono unica la piacevolezza del sorso.
Cesanese (100% Cesanese), IGP Lazio, 14,5%, 2017
Vitigno a bacca nera, considerato il principe del Lazio, in questo vino si presenta in un
colore rosso rubino trasparente con una lieve sfumatura ruggine, i profumi di frutti di bosco
sottolineati da un sentore di viola e spezie ci inducono all’assaggio dove sorprende la delicatezza dei tannini e la freschezza dei sapori che avvolgono il palato in modo armonioso e duraturo.
Altre linee sono quella dedicata ai monovarietali la Ars Magna, composta da vini sottoposti ad un processo produttivo scrupoloso, la linea Top con le etichette Ceres Anesidora I, che assembla la migliore selezione di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, per terminare in grandezza con Janus Geminus I (taglio bordolese) con il quale Anton F.Bőrner si diverte a sfidare i grandi vini francesi in degustazioni alla cieca.
Ômina Romana
Via Fontana Parata 75 Velletri
0696430193
mail: giulianaduchini@womenlife.it