LA VIGNA DI LEONARDO

di Giuliana Duchini


Quando apriamo una bottiglia di vino restiamo colpiti dal suo colore, dal suo profumo, dal primo sorso che ci riempie di emozioni, pensiamo magari al produttore, alla regione da cui proviene, ma raramente siamo incuriositi dal conoscere l’origine e la storia di quel vitigno.

Le storie sono le più incredibili, a volte ammantate di leggenda, altre fedelmente documentate o tramandate oralmente, perché il racconto dell’uva è antico quanto l’uomo.

Monemvasia, un bellissimo promontorio a sud del Peloponneso nel 1400 era un centro importantissimo dei commerci genovesi e veneziani.

Da qui partivano i pregiati vini dolci di Creta che tanto andavano di moda, al punto che Venezia era piena di osterie le “Malvase” dedicate al suo consumo.

Quando la roccaforte cadde in mano ai Turchi (1540) quel commercio si interruppe all’improvviso ma i veneziani non si arresero e riuscirono a riportare in patria alcune barbatelle chiamate Malvasie, evocando il magico posto da cui provenivano.

La Malvasia fa parte dei cosiddetti vitigni aromatici e per sua attitudine ha una facilità di attecchire su qualunque terreno e con qualsiasi clima, adattandosi perfettamente all’ambiente che lo circonda e in Italia da nord a sud ha dato origine a diverse varietà, ognuna con le sue caratteristiche peculiari derivate dai luoghi in cui viene coltivata. Ha un corredo sensoriale molto complesso, dove risaltano i profumi fruttati come arancio, limone, mandarino e quelli floreali che rimandano alla rosa, lavanda, fresia, note erbacee come la salvia e un dolce accenno di miele sul finale.

A Milano, in corso Magenta, poco distante dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie dove poter ammirare il celebre dipinto di Leonardo, il Cenacolo, c’è un palazzo ricco di fascino e di storia che è la Casa degli Atellani: ingresso sontuoso, arredi che trasudano storia, boiseries, affreschi preziosi, alte finestre che affacciano su un grande giardino.

Una volta usciti dal palazzo e immersi nella frescura del posto ci accorgiamo però di passeggiare tra i filari di una vigna e non una qualsiasi, ma quella che Ludovico il Moro gli donò nel 1499 come ricompensa del capolavoro appena ultimato.

Se oggi ci è possibile vivere l’emozione di immergerci nel passato, lo dobbiamo all’intuizione e alla caparbietà di un’eminente personalità del mondo del vino, Luca Maroni.

Analista sensoriale come ama definirsi, era venuto a conoscenza del dono di Ludovico il Moro attraverso un fascicolo realizzato dal Gruppo Italiano Vini che conteneva una raccolta di brani tratti dagli scritti di Leonardo sul vino.

Dal quel momento l’idea di riportare in vita quel vigneto divenne una missione (durata 11 anni)  che gli diede la forza di volontà per bussare a tutte le porte, mettere insieme una squadra di enologi, professori universitari, agronomi, al fine di studiare minuziosamente tutti gli scritti per arrivare innanzitutto a capire dove fosse l’ubicazione della vigna e una volta individuata, convincere  gli attuali proprietari del palazzo  a permettere uno scavo per cercare i residui della vitis vinifera.

Gli esiti dello scavo concluso nel 2008 concordarono sulla Malvasia di Candia Aromatica, una varietà che era presente nei colli piacentini. E cosi il 20 Marzo 2015, vennero messe a dimora le prime barbatelle. A settembre 2018 la vendemmia che ha prodotto 330 bottiglie realizzate su un disegno dello stesso Leonardo e vendute all’asta per scopi benefici.

Tutto questo ci fa riflettere sul fatto che dietro ad una bottiglia di vino c’è sempre una storia anche incredibile da raccontare!

Vino veritas, vino Humanitas

Per chi volesse approfondire: Luca Maroni, Leonardo da Vinci-La Vigna Ritrovata-Ed. SENS

Casa degli Atellani – Corso Magenta 65- Milano-Tel. 02 4816150


mail: giulianaduchini@womenlife.it