INTERVISTA A DANIELA PIU

di Chiara Montenero
Oggi abbiamo l’onore di intervistare Daniela Piu, una figura di spicco nel mondo dell’ufficio stampa e della comunicazione nel settore dello spettacolo. Con oltre trent’anni di esperienza, Daniela ha lavorato con alcuni dei più grandi nomi del panorama artistico, contribuendo a costruire e gestire la loro immagine pubblica con maestria e creatività. La sua profonda conoscenza del settore e la sua passione per le arti le hanno permesso di affrontare le sfide di un ambiente in continua evoluzione, mantenendo sempre un occhio attento alle tendenze emergenti. Nel corso di questa intervista, Daniela condividerà con noi il suo percorso professionale, le esperienze più significative della sua carriera e i consigli preziosi per chi aspira a lavorare nel campo della comunicazione nel mondo dello spettacolo.
Raccontami il tuo percorso, come e quando hai deciso di diventare un ufficio stampa?
Ho iniziato a lavorare nella produzione televisiva molto presto, verso i diciotto-diciannove anni mentre ancora studiavo e mi sono ritrovata nel 1989 in mezzo alla prima edizione di Adriano Aragozzini del Festival di Sanremo. Avevamo a disposizione solo ventiquattro giorni per creare tutto e Adriano, mettendomi in mano un “pass” (il primo della mia vita!) mi disse che sarei stata io il capo ufficio accrediti e la responsabile biglietti. È stata una grande avventura e un lavoro moto impegnativo perché all’epoca c’era un grosso problema di bagarinaggio che io, una ragazzina della vergine e, in quanto tale molto rigida e severa, avrei dovuto risolvere rivoluzionando un po’ tutto… e ci riuscii, scatenando un putiferio (tanto da ricevere addirittura minacce di morte!).
In quel periodo incontravo spesso Dalia Gaberscik, figlia di Giorgio Gaber e di Ombretta Colli, la quale lavorava come ufficio stampa. La vedevo andare in giro con giornalisti importanti e la sua mi pareva una professione molto piacevole. All’università avevo già iniziato per mio conto a fare un piccolo ufficio stampa per un’associazione culturale, ai tempi in cui Lettere e Discipline dello Spettacolo era un un coacervo di originalità e di momenti creativi, e lavoravo anche per uno spettacolo teatrale in cui recitavo. Mi ricordo che portai, ancora truccata per la messa in scena, la cartella stampa a Marcantonio Lucidi del Tempo e rammento ancora la prima telefonata fatta a Paola Ermini cercando nelle Pagine Gialle i numeri telefonici di Repubblica e di Trova Roma. Dopo l’esperienza Sanremo, mi contattò la Gaberscik, diventata capo ufficio stampa di Canale 5, offrendomi di lavorare con lei con un contratto di tre mesi. Da lì ho iniziato, contratto dopo contratto, a imparare a fare ufficio stampa televisivo. Erano i primi anni 90 e in quel momento quello era il posto giusto perché ti dava la possibilità di fare esperienze nuove e diverse con le persone che sapevano fare televisione. Nel frattempo, Dalia mi ha dato anche la possibilità di fare tante cose musicali e teatrali e questo mi è stato molto utile per poter lavorare in ogni settore dello spettacolo. Questo è stato il mio inizio, ma il fiore all’occhiello è stato il primo Grande Fratello perché non c’era strategia di comunicazione di nessun tipo, era una cosa assolutamente nuova ed è stata veramente un’avventura indimenticabile. Avevo seguito l’esperimento di John De Mol, Big Brother, in Olanda, il format del gruppo Endemol e quando ci chiesero chi di noi volesse occuparsene, io scattai subito in piedi entusiasta. Eravamo solo io per Mediaset e Monica Tellini per Endemol, non avevamo capi a cui fare riferimento, ma solo Giorgio Valli e Fabrizio Rondolino. A quel punto abbiamo portato cinque giornalisti di quotidiani in Spagna dove stava iniziando Gran Hermano su Telecinco condotto da Mercedes Milà, e gli abbiamo fatto sperimentare “l’acquario” (che significa stare al buio in quel corridoio che costeggia il perimetro della casa dove ci sono le telecamere e tu vedi attraverso un vetro, proprio come in un acquario, quello che succede all’interno della casa). È stata un’esperienza fortissima. Siamo tornati più volte in Spagna dove riuscii ad avere delle ispirazioni per trovare la giusta strategia per coinvolgere la stampa in un territorio assolutamente nuovo. Il Grande Fratello è stato uno spartiacque per tanta gente. Durante la prima edizione i ragazzi si chiedevano se qualcuno li stesse guardando, increduli che milioni di telespettatori stessero incollati ventiquattrore davanti allo schermo. Ti racconto un piccolo episodio che fa capire in che posizione eravamo. La prima serata fu il 14 settembre 2000 condotta da Daria Bignardi e al kick off c’erano tutti quanti, come nelle migliori tradizioni delle prime puntate di prime time, ma dopo la presentazione tutti se ne andarono a casa non sapendo che il vero Grande Fratello stava per iniziare in quel momento. Rimanemmo con i registi e i cameramen, solo Monica (buttata sul divano a dormire), io e Fosco Gasperi che era il capo progetto, a guardare il monitor dall’una di notte fino alle sei del mattino. Guardai Fosco e gli dissi: “Ma questa è droga!” E lui: “E pesante!”. Fu la presa di coscienza che quel programma avrebbe cambiato la storia della televisione.

Hai lavorato per la soap americana Beautiful dalla prima stagione fino ad oggi…
Sono l’ufficio stampa di Beautiful dal 1994 ed è sempre in my heart! In questo caso, per raccontare la soap opera alle varie testate giornalistiche, ho usato le stesse “tecniche” che usa Beautiful il che significa che ho contattato i redattori di ANSA, Repubblica, Messaggero, Corriere, eccetera dicendo: “Non sai cos’ha fatto quello, cos’ha detto quell’altro, Ridge che sguardo le ha lanciato…” in modo da incuriosirli a guardare la fiction… e ci sono riuscita. Ancora oggi sono il loro ufficio stampa e ne vado fiera.
Quando hai deciso di lasciare Mediaset e “metterti in proprio” con la tua LaPiu?
Nel mio primo anno a Mediaset, venni trasferita a Milano per fare Buona Domenica con Lorella Cuccarini e Marco Columbro. Quella fu la prima diretta di Mediaset. Da allora io e Lorella non ci siamo mai lasciate, è una donna incredibile, grande professionista, grande ispiratrice e profondamente umana. Dopo il Grande Fratello, i ragazzi che vi lavoravano, senza dirmi nulla, si sono messi insieme unendo le loro forze economiche per farmi “mettere in proprio” in quanto mi reputavano sprecata per Mediaset. Presero in affitto un piccolissimo ufficio e mi fecero conoscere “l’ottimizzatore”, cioè colui il quale si sarebbe occupato di seguire la parte commerciale del mio lavoro. Nacque così LaPiu, con sede a Trastevere, che avrebbe avuto come scopo anche quello di aiutare giovani talentuosi, ma con scarse possibilità economiche, e ancora oggi con Francesca Alfano, lavoriamo pro-bono per molti di loro e questo mi riempie il cuore di gioia.

Quali strategie utilizzi per costruire e mantenere relazioni positive con i giornalisti e i media?
Dipende dalla notizia che vuoi promuovere. Importantissimi i tempi. Va capito se è una notizia per una esclusiva o se vuoi darla a tutti. Nel primo caso puoi “allungarti”, nel secondo comunichi solo tanti piccoli “coriandoli”. E poi, se la vuoi “diffusa” oppure se preferisci dare la “botta” ad un giornale che farà da dinamo per le altre testate. Fondamentali sono i contatti a cui dare la notizia perché devi scegliere il redattore giusto per quella notizia. La mia strategia è l’empatia: gentilezza e simpatia. Prediligo sempre il rapporto umano con il giornalista. Noi non facciamo solo spettacolo, ma anche campagne sociali o spot per case farmaceutiche che devono lanciare un farmaco. Le aiutiamo a scegliere il o la testimonial e a portare avanti la diffusione sui media. Cerchiamo di “poppizzare” (rendere pop ciò che è più serio!). Tra i personaggi abbiamo anche il professor Walter Longo e la nutrizionista Monica Germani. E poi facciamo libri e tant’altro. Una delle cose più divertenti nel nostro lavoro erano i famosi press jankets ovvero i viaggi con i giornalisti e, in quelle occasioni, veniva fuori anche l’animatrice Valtur che è in me. Si andava a Rimini, a Riccione, a Positano, eccetera. Ne abbiamo fatti parecchi negli Stati Uniti per Beautiful. Ovviamente i redattori si divertivano ed erano quindi più propensi a parlare bene di quella fiction o di quel programma televisivo. In questi viaggetti si sono create amicizie trentennali! Quello che mi piace è creare delle esperienze. Non amo la classica conferenza stampa dove sono tutti seduti a un tavolo con i giornalisti in ascolto, preferisco creare l’esperienza. Ad esempio, per quel programma di Bonolis Beato tra le donne, invitai i giornalisti per un ghiacciolo nella piscina del roof di un hotel al centro di Roma, tutti rigorosamente in costume da bagno. Per Matrimoni e altri Guai abbiamo realizzato un vero e proprio matrimonio con Nancy Brilli e Massimo Ghini vestiti da sposi. Infine, per Il Paradiso delle Signore, organizzo ogni anno nel mese di luglio, “una notte al Paradiso”: una cena che si svolge nella parte esterna degli studi in cui viene girata la fiction a cui partecipano tutti gli attori con i loro costumi di scena, in questo modo i giornalisti possono conoscerli e intervistarli. È molto divertente!

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