INDIA: MADYA PRADESH E MAHA KUMBH MELA

di Aurelia Cantuti Castelvetri
L’obiettivo del nostro viaggio è la partecipazione al grandioso raduno spirituale Maha Kumbh Mela, uno dei più imponenti spettacoli culturali e religiosi del mondo. L’origine del Kumbh risale ad un mito narrato nei testi Vedici. Si svolge sulle rive del Gange. Qui ci si potrà bagnare nelle sue acque per il bagno sacro che purifica dai peccati. Riunisce tutte le molteplici sette e riti che si raccolgono sotto la definizione di Induismo. Si perché non è una unica religione ma un insieme di differenti ritualità, dei, profeti. Gli Hindi, i Sik, i Buddisti, i Giainisti e altri. Il Kumbh di quest’anno è particolarmente importante perché si ripete ogni 12 anni e quello del 2025 vede i pianeti allineati in un certo modo che si realizza ogni 144 anni. Sono attesi 400 milioni di persone tra semplici fedeli, pellegrini, sahdu e asceti nel corso dei 40 giorni della sua durata. Prima di raggiungere il Kumbh attraversiamo la regione del Madhya Pradesh, meno conosciuta dal turismo internazionale.

Erano 20 anni che mancavo dall’India. Era un paese affascinante ma sotto molti aspetti arcaico. Colpiva come uno schiaffo la povertà così visibile, esposta agli occhi di tutti.
Ho trovato un paese giovane se confrontato alla vecchia Europa dove la natalità precipita sempre di più. Questi giovani hanno creduto nel loro paese, hanno studiato soprattutto materie scientifiche e tecnologiche e oggi mi trovo davanti un India sicuramente più moderna con grandi strade, macchine nuove che le percorrono ma ancora plasmata e ancorata ai riferimenti culturali, sociali, religiosi antichi di migliaia di anni.
Qui è primavera a fine gennaio, un tempo ideale, asciutto.
Lasciamo subito Dehli per un volo per Indore da dove inizierà il nostro percorso indiano. Raggiungiamo Dhar una piccola cittadina del Madhya Pradesh. Sosta al Jhira Bagh Palace hotel, un antico palazzo di un maraja del XVIII secolo con stanze enormi, ottima accoglienza e cena deliziosa. La mattina si parte per il primo giro della regione con la sua tipica realtà rurale. Si visitano i meravigliosi palazzi di Mandu, il Jahaz Mahal, splendido palazzo dove si narra vissero 15.000 donne, poi il Jama Masjid antica moschea con una architettura intermedia tra rajasthani e mughal. Si prosegue per Omkareshwar un posto sacro per gli indù per la presenza di 12 Jyotirlingam luoghi sacri a Shiva e per Maheshavar stesa sul fiume Narmada, cuore della civiltà indiana, si compone come una città-tempio con vasti Ghat (scalinate) dove i fedeli si immergono in bagni sacri e le donne stendono al sole ad asciugare i loro meravigliosi sari di mille colori.
Poi Bophal la capitale della regione, famosa per il disastro della Union Carbide nel 1984. È una delle 4 città sacre legate al Kumbh Mela. Il Jehan Numa Palace Hotel è una splendida costruzione nello stile della residenza di un marajà con stanze enormi e un bellissimo giardino.

Visita a Sanchi, sito Unesco, una collina circondata da stupa e pilastri che sono tra gli esempi più belli dell’architettura buddista. Raggiungiamo la tappa successiva Orchha con un treno comodo e veloce, l’esperienza di una stazione dei treni è essenziale per la comprensione dell’India. Ci sistemiamo nell’Amar Mahal Heritage, uno splendido hotel costruito come una residenza aristocratica dove per la prima volta incontriamo altri turisti. Città medioevale con palazzi e templi costruiti nel XVI e XVII secolo che conservano la loro perfezione originaria.
Finalmente il famoso sito Unesco del gruppo di templi indù e giainisti di Khajurao. Costruiti dal 950 al 1100 d.C. nel periodo della dinastia Chandela. I templi sono adornati da sculture di straordinario valore artistico, spesso a tema erotico.
Finalmente dopo ore di viaggio su strade dissestate con code interminabili arriviamo all’enorme area destinata ad ospitare il Maha Kumba Mehla.

Migliaia le tende che ospitano sia i fedeli che i templi più o meno grandi con i bramini, i Baba, gli asceti, i santoni che officiano i loro rituali. Vestiti, nudi e coperti di cenere benedicono i loro fedeli. Quelli che più attraggono l’attenzione sono gli Sahdu praticanti dello Huth Yoga, una particolare tecnica in cui si assumono pose del corpo a dir poco estreme. Alcuni arrivano su grandi carri ornati di fiori seguiti dai loro seguaci festosi. I colori stordiscono, i sari delle donne sono come mille arcobaleni. Il popolo indiano si identifica in questi abiti che lo rendono unico e riconoscibile in tutto il mondo. Musiche, canti e preghiere vengono intonati tutti il giorno.
Tutto è impressionane, la folla, l’organizzazione, la distesa di tende dalle più misere ai campi tendati destinati ai turisti. Il nostro è uno di quelli. Tende lussuose e spaziose.
Purtroppo l’enorme quantità di gente ci ha impedito di accedere al Main Ghat, la scalinata che va al fiume Gange, riservata esclusivamente al Naga Sadhus, i santoni nudi cosparsi di cenere con la caratteristica massa di capelli arruffata e piena a di ornamenti. Ma non ha importanza, tutto quello che abbiamo visto, ascoltate e respirato ci ha comunque trasportato in un altro mondo opposto al nostro.
Perché venire qui? Sicuramente la curiosità turistica spinge ad osservare e partecipare ad un evento unico che consente di avvicinarsi al cuore della popolazione, alla sua spiritualità e all’anima dell’India più vera e nascosta.
Condividere un’esperienza così profonda e mistica risponde all’esigenza di molti di noi di ritrovare una spiritualità semplice, autentica, umana spesso soffocata dalla nostra frenetica vita.

Ultima tappa Varanasi. Affollatissima, con un traffico folle. La nostra passeggiata sul tuc-tuc è stata terrorizzante, il loro modo di guidare è impensabile per noi. Assistiamo al rito funebre della cremazione dei defunti. Il rito si svolge sui Gath del Gange sotto gli occhi di tutti e tutti condividono il dolore dei parenti. Mentre guardavo queste pire fumanti pensavo al rapporto che gli indiani hanno con la vita e la morte. Ambedue sono fenomeni naturali da accettare con devozione.
Partecipiamo al tramonto alla cerimonia quotidiana del Ganga Aarti sul Gange tenuta da 7 bramini, migliaia di fedeli assistono. Uno spettacolo con un rituale di grande importanza nell’induismo e nel valore folcloristico della cultura indiana, i suoni, i colori dei fiori e il profumo dell’incenso rendono di forte impatto la cerimonia.
Il viaggio è finito. Tra di noi c’è chi è già stato in India altre volte e torna perché ne ha assaporato il fascino e la spiritualità. Radicata, forte, permea la vita quotidiana e rende il popolo indiano così ospitale, sorridente ma soprattutto resiliente. La loro gioia di vivere per me così incomprensibile per le palesi difficoltà in cui devono vivere è invece contagiosa e modifica il nostro modo di guardare alla vita.
Io devo confessare che questo paese mi ha scioccato. Un risultato sicuramente lo ha avuto, ha fatto emergere i miei limiti di occidentale individualista.
In conclusione l’India è un grande paese proiettato al futuro che reclama di essere compreso e accettato.



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