IL CORPO NON “MENTE”

di Anna Michela Borracci


Mi ha sempre suscitato diversi interrogativi l’operazione di contaminazione tra Rajah Yoga e Hatha Yoga. Mi sono trovata spesso in situazioni dove, prima di una pratica di Asana tipiche dell’Hatha, veniva recitata una preghiera, in sanscrito, dedicata a Patanjali, considerato invece il padre del Rajah, e per estensione di tutto lo Yoga moderno. Le due vie, che sono quelle che hanno avuto maggiore diffusione in occidente, in realtà seguono tradizioni molto diverse e spesso in conflitto tra loro. Se nel Rajah di Patanjali il metodo Yoga è pratica ascetica spirituale di negazione e sottrazione dal mondo manifesto, separazione tra coscienza e materia, nell’Hatha Yoga è una tecnica di risveglio e di unione, fisica e mondana, con la vita e il divino.

Gli Yogasutra di Patanjali iniziano così: ora vi racconto cosa è lo Yoga. Yoga è il metodo per frenare, controllare e infine inibire, le “vrtti”, ovvero i vortici della mente, “citta”, in ogni loro forma, corretta o falsa. Il pensiero è infatti una forma inferiore della coscienza, è mutevole, ingannevole, crea gli ostacoli, i “klesa”, che ci impediscono di evolvere spiritualmente incatenandoci ad un’esistenza che è infelicità e sofferenza. Scopo dello Yoga è arrivare all’intuizione della pura coscienza divina e all’Illuminazione. Solo attraverso l’esercizio costante e duraturo della meditazione è possibile accedere ad una forma di conoscenza superiore, non mediata dalla materia, e non altrimenti esperibile. Andando avanti con la lettura si incontrano varie tecniche di concentrazione e di ascesi che conducono gradualmente il praticante verso il controllo della mente e al Samadhi, mentre non troviamo alcun accenno agli Asana, se non come posizione comoda che non interferisca.  

Diametralmente opposta la via indicata dallo Hatha Yoga, e dal tantrismo, che reintegra nella pratica tutto ciò che fa parte della vita, inclusi l’orrido e il trasgressivo, il puro e l’impuro. Il cammino verso la realizzazione del Sé e l’Illuminazione è unione degli opposti nel corpo sottile dell’uomo cosmico. Compito dello Yoga è mettere in moto il gioco di riflessi tra microcosmo umano e macrocosmo, sfruttare la conoscenza del corpo e della mente per far riemergere il divino dal molteplice. Il controllo della mente diventa inseparabile da Asana e Pranayama, un atto magico unificato Mente/Prana/Corpo per evolvere verso una condizione straordinaria. Sconfiggendo la morte attraverso il controllo del respiro e del cuore, invocando le forze del Cielo e della Terra, lo Yogin ottiene poteri superiori, le Siddhi, e diviene superumano nel qui e ora.  Ecco allora il fiorire di vasti sistemi di pratiche di longevità e di purificazione, anche molto fisiche, basate sulla fisiologia sottile degli organi, dei loro psichismi, e su un sistema di canali e mondi in cui far scorrere la vitalità. Pratiche che, nel tempo, penetrano nei livelli più ordinari del quotidiano, e vengono esercitate anche a scopo terapeutico per fortificare la salute, prevenire e guarire malattie, interagire con il sistema neurovegetativo.

E oggi? Fare Yoga non vuol dire necessariamente essere integralisti e uniformarsi a una visione o all’altra. Possiamo prendere gli ingredienti che più ci piacciono e cucinare quello che ci è più congeniale. Tuttavia, l’obiettivo deve essere chiaro. Yoga, l’ho scritto anche altre volte e ne sono fermamente convinta, è una pratica di consapevolezza. Nella mia esperienza, nessuna preghiera, piuttosto l’eco dell’atto magico antico di una metamorfosi che passa attraverso la conoscenza. Ho bisogno di capire, non riesco a credere, ad affidarmi, devo provare. Allora osservo, mi immergo nella mia esistenza. Mi confronto con il movimento del corpo, con i cambiamenti degli stati del mio respiro e della mente, provo a partecipare e a condurre la vita senza contrastare il suo gioco, in modo facile e rispettoso dei miei bisogni profondi. Nello spazio straordinario del tappetino mi alleno a creare un luogo di pulizia e di riordino delle mie priorità e di risveglio dei miei potenziali, cerco di separare fantasia e verità. Mi serve, perché la vita di tutti i giorni è sempre un po’ un “Paese delle Meraviglie”. È inevitabile, siamo l’eco delle nostre esperienze passate. Tutti noi, come Alice, precipitiamo nel buco delle emozioni che hanno un loro proprio tempo. Ci percepiamo o troppo piccoli o troppo grandi, inadeguati, o non ci percepiamo affatto; il nostro pianto crea inondazioni, quando ridiamo provochiamo terremoti. A volte cadiamo con tutti e due i piedi nell’equivoco, siamo eccessivi o eccessivamente timidi. Lo Yoga è un metodo pratico per passare attraverso lo specchio e bilanciare tutti gli aspetti della vita. E il corpo non “mente”, è come un libro aperto che continuamente riscrive la nostra storia… per chi ha voglia e pazienza di leggere e capire. Altrimenti c’è la fantasia!


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