ERNEST E BIANCANEVE

di Paola Merolli


L’albo “Ernest e Biancaneve” è un ritratto, insolito e poetico, di Ernest Hemingway – premio Nobel della letteratura – e del suo amore per i gatti.

Scritto da Luca Tortolini, con le illustrazioni di Alice Barberini e pubblicato da Orecchio Acerbo, è il racconto del viaggio di una gattina bianca nata in mezzo all’oceano Atlantico, sulla nave da pesca del capitano Stanley, un amico di vecchia data dello scrittore.

“Ricordo poco dei primi giorni di vita: facevo quello che vedevo fare a mia madre; giocavo con le mie sorelle e i miei fratelli, mangiavo e dormivo”.

Il capitano ne fa dono allo scrittore. La gattina ha una caratteristica: è polidattili, cioè ha sei dita per ogni zampetta, particolare ritenuto da Ernest segno di buona fortuna.

Hemingway la chiama Snow White, Biancaneve, e i due diventano inseparabili: è l’unica che può entrare nel suo studio mentre scrive o che può accompagnarlo nelle sue uscite di pesca.

“Ernest la mattina lavorava e non voleva essere disturbato da nessuno. In casa solo a me permetteva di entrare nella stanza. Mi raggomitolavo sul tavolo o sulla sedia al suo fianco.”

A raccontare la storia è proprio Biancaneve.  I due amici riescono a comunicare senza parole. Ernest è uno scrittore, le parole sono essenziali per il suo lavoro ma totalmente superflue per instaurare e coltivare la loro speciale amicizia.

“Se ne stava tutto il tempo in silenzio a battere sui tasti della macchina da scrivere. Il ticchettio era piacevole e mi faceva dormire sonni tranquilli.”

Biancaneve è felice ma sogna di ritrovare la mamma e i fratelli. Ogni volta che Ernest parte lei ne approfitta per raggiungere il porto nella speranza di ritrovare la sua famiglia… e un giorno Ernest ritorna da uno dei suoi viaggi nella vecchia Europa con una sorpresa: l’intera famiglia di Biancaneve!

La gattina ritrova finalmente la sua mamma.

Con un testo semplice e introspettivo, Luca Tortolini ha la capacità di trattare temi complessi in modo accessibile e coinvolgente: l’amore e l’amicizia al di là di barriere di specie o di ruoli, la comprensione e il rispetto reciproci, l’importanza della connessione emotiva, l’accettazione delle differenze, il rispetto per la natura.

Tutto questo grazie anche alle illustrazioni in bianco e nero di Alice Barberini, appassionata di cinema, alterna i piani visivi, le sequenze delle immagini.  Le luci e le ombre catturano i silenzi e gli sguardi tra Ernest e Biancaneve, rivelano le emozioni, seguono l’andatura elegante e misteriosa della bianca gattina. Inoltre, la consultazione dell’archivio fotografico digitale del museo di Ernest Hemingway ha dato la possibilità all’illustratrice di immergersi nelle atmosfere originali della casa.

“Ernest e Biancaneve” è un esempio di come la narrazione e l’arte visiva, la sinergia tra parole e illustrazioni, possano fondersi per creare un’opera toccante e suggestiva. Un libro che offre molteplici livelli di lettura, rendendolo adatto sia ai bambini che agli adulti.

Ma Hemingway non è il solo scrittore famoso ad amare i gatti.

Petrarca amava la sua gatta appassionatamente. In un’ode in onore della micia, Antonio Querenghi scrisse: “Il poeta toscano arse di un duplice amore: io ero la sua fiamma maggiore, Laura la seconda.”

Edgar Alan Poe adottò una gatta dal nome Cattarina: era solita sedersi sulle sue spalle e, quando era in viaggio, le inviava delle lettere.

Un giorno, un gatto si intrufolò nella casa del famoso scrittore giapponese Natsume Sōseki inspirandogli il suo primo romanzo: “Io sono un gatto”. A narrare la storia è un gatto che un giorno arriva in casa di Kushami Sensei (“prof. Starnuto”) iniziando a raccontare con ironia i comportamenti degli esseri umani, soprattutto del suo padrone e degli eccentrici intellettuali che vengono a fargli visita.

Charles Bukowski aveva un micio che chiamò Factotum, come il titolo di una delle sue raccolte, e gli dedicò anche una poesia: “My Cats”. 

Tike era il nome del gatto dello scrittore americano Jack Kerouac, che lo descrisse nel suo romanzo “Big Sur”. 

Mark Twain aveva chiamato il suo gatto Bambino; Elsa Morante e i suoi inseparabili gatti Alvaro e Minna; James Joyce che scrisse “I gatti di Copenaghen” per il nipote; e ancora T.S. Eliot e il suo meraviglioso “Old Possum’s Book of Practical Cats” che ha ispirato il musical “Cats”.

E i gatti di Colette? Il suo preferito era Kiki-la-Doucette. E ancora Murakami, Charles Dickens, Doris Lessing, Stephen King, Italo Calvino… una lista senza fine… E come dimenticare Gatto di “Colazione da Tiffany”?

“Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza far rumore” Ernest Hemingway

I discendenti di Snow White vivono ancora nella casa museo di Ernest Hemingway e sono speciali: hanno sei dita, proprio come la loro antenata.

Se volete andarli a trovare con i vostri piccoli l’indirizzo è:

Ernest Hemingway Home and Museum, 907 Whitehead Street, Key West, Florida;

Buon viaggio!


mail: paolamerolli@womenlife.it