DOVE VA IL MONDO?

di Alessandro Servoli


A poche ore dalla vittoria stratosferica di Trump è lecito chiedersi da europeo prima, ancor più da italiano, quali ripercussioni prossime e future caleranno sulle nostre vite.

Trump ha vinto perché ha saputo dare voce al ceto medio, ai giovani, a tutti coloro che non hanno trovato nella Harris risposte convincenti per il loro futuro.

E’ stato un popolo senza confini di classe che si è ritrovato unito nelle richieste di sicurezza, di protezione sulla concorrenza, sulla occupazione, sulle tasse.

Trump è riuscito a coagulare il popolo elettore togliendolo dall’oblio e rendendolo, per ora a parole, protagonista del proprio futuro.

Di contro la Harris è in particolare il partito di Biden ha continuato nella politica altezzosa delle élite urbana tralasciando il proprio terreno di appartenenza e perdendo così milioni di voti.

Questa lezione di oltre oceano merita di essere riletta in Italia e in Europa in tempi brevi; mantenere un atteggiamento attendista in Europa sulla scia dell’ultimo decennio e in presenza di criticità gravi come Ucraina e Medio Oriente e in presenza di un ipotetico quanto probabile disimpegno americano, pone interrogativi preoccupanti.

Entrando a casa nostra è facile ritrovarsi in una situazione analoga a quella americana, con una sinistra troppo impegnata a fare un’opposizione molto spesso inaccettabile sul piano democratico ad opera di figure portanti delle Istituzioni o della comunicazione e, di contro, vuota nei contenuti che dovrebbero, invece, essere il cavallo di battaglia e la guida ad una opposizione costruttiva.

I prossimi mesi, anche a seguito delle reazioni di Cina e Russia verso il nuovo percorso americano ci disegneranno l’iter storico del futuro; trovarsi pronti a dare risposte adeguate e conformi al ruolo che spetta all’Europa e ai suoi Stati membri, e un obbligo inderogabile se non si vorrà destinare il popolo europeo a fanalino di coda del globo economico, politico e umano.


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