CUBA
di Maria Luisa Migliardi e
Aurelia Cantuti Castelvetri
Cuba, meta turistica dalle mille sfaccettature. Un tempo per giovani romantici ed idealisti alla ricerca della Revoluciòn poi per vacanzieri alla ricerca di tropici a tariffe sovietiche poi, senza soffermarsi troppo sull’analisi delle varie tipologie maschili, per trovare quella femminilità che in patria non viene più concessa.
Allora perché andare a Cuba oggi? Qual è la curiosità che ti porta a questa scelta? Per me è stato il desiderio di conoscere un popolo che pur costretto a vivere in una realtà al di fuori della storia non rinuncia alla gioia di vivere e al proprio orgoglio.
E poi perché no, per rilassarmi sulle magnifiche spiagge di sabbia bianca.
Cuba insomma è un unicum. Il viaggio:
Arrivo all’Habana la sera tardi, decido di fare una passeggiata magari sbocconcellando qualcosa al ritmo di musica salsera scopro invece che dopo le 23 la città dorme, poca gente in giro ma non rinuncio al mio primo daiquiri che mi sorseggio in hotel.
Ma quei pochi passi mi fanno capire subito che per vedere ed apprezzare Cuba bisogna spogliarsi dei pregiudizi e aprirsi ad ammirare il fatiscente, il decadente perché nasconde tesori inaspettati.
Fortunatamente molti, ma ancora troppo pochi, di questi tesori sono stati restaurati con fatica e caparbietà da alcuni sapienti cubani. Prima di tutto il Campidoglio dell’Habana, edificio monumentale, stupefacente (inutile?) costruito nel 1929, sede del Parlamento, con una superficie maggiore del Campidoglio statunitense. Consiglio la visita dell’interno con una guida specializzata. Accanto lo splendido Gran Teatro. E subito ci si fa una prima idea dei fasti ante-rivoluzione.
Cuba offre testimonianze di architetture le più svariate, da quelle coloniali a quelle eclettiche del ‘900, ma è camminando per la città vecchia che il cuore si riempie di gioia e malinconia insieme nello scoprire edifici d’epoca testimoni di un passato opulento che aspettano ancora il loro momento per essere restaurati. E in queste stradine acciottolate e sbrecciate vive e si muove una umanità povera che si arrangia come può, magari vendendo hamburger dal terrazzo di casa, ma ogni tanto spuntano caffetterie o ristoranti nuovi e attraenti nati negli ultimi anni da quando hanno concesso piccole attività private.
Consiglio viaggi individuali e non di gruppo perché questo passeggiare ti porta anche a scoprire piccole realtà “sociali” di assistenza totalmente gratuita per i più disagiati nascoste in vecchi palazzi portate avanti da persone di buona volontà dipendenti di uno Stato che dà stipendi da fame.
Insomma tutte le guide che abbiamo avuto parlano apertamente della delusione di questo governo definendolo corrotto e mafioso. Certamente davanti alla visione di un’area di ettari recintata e completamente autosufficiente da un punto di vista alimentare ed energetico con eliporto, di proprietà della famiglia Castro capisci che la rabbia da parte di un popolo affamato non solo è comprensibile ma andrebbe politicamente sostenuta. La sensazione più forte è di stare in una polveriera pronta a scoppiare…I giovani sognano di emigrare e molti lo fanno.
Consigli per l’Habana: Caffè espresso buono al caffè Bohemia in Plaza Vieja che con le altre tre piazze principali Plaza delle Armi, Plaza San Francesco e Plaza della Cattedrale sono il cuore della città vecchia con tutte le stradine attorno.
La sera al ristorante la Guarida in un magnifico terrazzo di un palazzo antico e malandato mangiando aragosta e sorseggiando un daiquiri ascoltando jazz cubano mi domando ma in quale Habana mi trovo? Il disorientamento è forte.
Meglio dormire nella zona di Parque Central dove ci sono molti hotel a 4 o 5 stelle perché è una zona strategica per visitare la città. Altri ristoranti: Kilometro zero, Al Carbon caro ma ottimo! Il Chanchullero, Plaza del Cristo, molto meno caro dove assaggiare il tamal una specie di polenta servita con carne sminuzzata “Ropa vieja” piatto tipico cubano. D’obbligo un daiquiri o un mojito al Floridita, il famoso caffè di Haminguey e un giro sulle sgargianti macchine d’epoca meticolosamente conservate.
Da questo momento si comincia ad usare il mezzo con cui si girerà Cuba. Fondamentale che sia efficiente, comodo e che abbia un autista esperto e che in più sia una guida. A noi non é andata così bene perciò consiglio fortemente di rivolgersi all’agenzia di stato Transtur.
La prima gita è a Vignales dove c’è un grande murales di un artista locale e una bella natura, la consiglio solo se si vogliono fare escursioni a piedi o a cavallo. Interessante è la visita alle aziende che coltivano tabacco e vendono sigari artigianali. Pranzo buono alla Finca Paraiso.
Partenza per Trinidad. Sosta nella cittadina di Cienfuegos dal nome di Camillo Cienfuegos grande eroe della rivoluzione e braccio destro di Fidel, misteriosamente scomparso. Piacevole e ordinata città di mare con una zona che ci riporta ad antichi fasti a Punta Gorda con Club Nautico e alcune ville ben conservate dei primi del ‘900.
Trinidad. Completamente diversa come stile e come epoca dall’Habana. Ha un centro storico coloniale dei primi del 1700, le case basse sono dei più vari colori pastello, le strade di ciottoli. Bellissimi esempi di antiche dimore il Museo Casa Cantero e il Museo Romantico. Piacevolissimo dormire in una “casa particular” tipica di Cuba, Villa Trinidad oppure hotel Mustique un 5 stelle in cima al centro storico. Ristorante Los Conquistadores vicino alla Cattedrale con ottima aragosta. Simpatiche e colorate le Ceramiche Santander. Un po’ di mare alla Spiaggia Trinidad del mar.
Sì va verso sud. Qui il viaggio cambia drasticamente. È per viaggiatori curiosi ed adattabili, turisti audaci e ardimentosi. I circuiti turistici si fermano di solito a Trinidad per poi raggiungere qualche bellissimo Cayo dalle acque cristalline oppure la turistica Varadero. A meno che non si raggiunga Santiago, la città più a sud dell’isola in aereo, il viaggio si fa duro. Ore di macchina in mezzo ad una campagna coltivata a canna da zucchero o allevamenti di bestiame. Le scritte che esaltano la rivoluzione e i suoi eroi sono le uniche. Un paesaggio esclusivamente agricolo, dove “l’autopista” è attraversata da gente, animali, biciclette, carretti trainati da cavalli. Tutti chiedono un passaggio. Le strade sono abbastanza disastrate e la velocità a cui si può andare è piuttosto bassa. Uno dei problemi di questo lungo viaggio è procurarsi acqua e trovare dei bagni, due cose assai difficili! Per raggiungere Santiago de Cuba ci vogliono perciò moltissime ore e bisogna fare delle tappe. Prima sosta a Camaguey, città con grande passato storico e artistico oggi piccola città pulita e ordinata dove la popolazione sembra vivere meglio che all’Habana.
Il Camino de Hierro boutique hotel in centro dove ho passato la notte è tipico e pittoresco. Cena al ristorante gourmet (si fa per dire) Las Peregrinas. Buono. Seconda sosta a Bayamo pigra cittadina coloniale dove è stato scritto e cantato per la prima volta l’inno cubano. Dopo 8 ore di viaggio raggiungiamo Santiago. Seconda città per grandezza. La baia di Santiago è molto profonda, un bel fortino da visitare è sulla sua entrata. Il lungomare cittadino è colorato, qui in un edificio storico è la fabbrica del rum Santiago de Cuba il migliore dell’isola. Non domandatevi perché pur essendo un’isola non ci siano barche. Le hanno distrutte tutte perché i cubani le usavano per fuggire…
Una umanità brulicante riempie la città dall’alba fino alle 6 Pm alla ricerca della soluzione agli assillanti problemi quotidiani, primo fra tutti la ricerca del cibo sempre più caro.1kg di carne costa 1200 pesos ma lo stipendio medio è di 4000 pesos. Andare in pensione significa entrare nella povertà definitiva con 1400 pesos mensili! Passeggiando la sera ci troviamo in mezzo ad un bel gruppo di bambine dai 5 ai 13 anni che animano una classe di ballo cubano. Sono delle piccole creature che si muovono con grazia al ritmo di rumba e salsa! Uno spettacolo che ci tiene inchiodati una buona mezz’ora. Anche questa è Cuba.
I ristoranti non sono il forte di Santiago. Buona aragosta a La Carretas sulla via pedonale del centro storico. Dopo cena sempre vicinissimo all’hotel un paio di bar con musica dal vivo. Consiglio di dormire all’hotel Casa Granda perché si trova sulla piazza principale della città vecchia dove ci sono la Cattedrale e la bellissima casa spagnola più antica di Cuba abitata dal Capitano Velasquez.
Andare fino a Santiago potrebbe quindi sembrare una scelta non necessaria e forse lo è se si hanno pochi giorni a disposizione ma io sono felice di averla presa perché mi ha permesso di avere una idea completa della vita sull’isola.
Finalmente arriva il momento del riposo e del mare. Tornando verso nord sosta a Guardalavaca alla Playa Esmerald, piacevole spiaggia bianca e mare turchese.
Si riprende il lungo viaggio. Sosta notturna a Ciengo de Avila, colorata cittadina coloniale anch’essa dal passato splendente. Hotel Rueda, bel palazzetto del 1920 restaurato di recente.
La mattina in macchina per il mare di Cayo Santa Maria. Hotel Royalton.
Ultima scena: una lunga striscia di asfalto bianco unisce come un nastro gli innumerevoli cayos o isolette, dove sono situati gli incantevoli siti turistici di spiagge bianche e mare turchese. I resort si susseguono perlopiù nascosti dalla vegetazione. Offrono vacanze all inclusive garantendo relax e divertimento soprattutto a canadesi e centro americani. Pochi gli europei.
Qui ci si rende conto che fanno miracoli con il poco che hanno per garantire un buon standard ai turisti. Un giorno manca il pane, poi il the, poi il burro o la marmellata…pollo e uova per fortuna quasi mai. Pazienza dicono i cubani. Ho imparato a dirlo pure io.
Un viaggio che ti rimane nel cuore come il popolo cubano. Consiglio: farlo il prima possibile.
Durata del viaggio 17 giorni comprensivi dei voli. KM. fatti 1800 circa.
Le guide:
Havana: Aloima 005352818041
Trinidad: Mavis Ruiz 005354083007
Santiago: Teresita 005353090704
Transtur Agenzia di viaggio e trasporto a Cuba
I pesos vanno acquistati al nero. Il cambio ufficiale è insensato. Di solito le guide si occupano di questo con profitto di tutti. Quando si esce dall’Habana il cambio è migliore. Servono biglietti di piccolo taglio, anche quelli da un dollaro. La mancia è la principale fonte di sussistenza e va data a tutti.
mail: marialuisamigliardi@womenlife.it
mail: aureliacantuti@womenlife.it