CHI DICE E CHI TACE
di Elisabetta Marini
La prolifica e versatile Chiara Valerio (ha al suo attivo molti libri, saggi, articoli, collaborazioni con case editrici, spettacoli televisivi e radiofonici) avvolge il lettore con questo gradevole libro che, giustamente, si è piazzato tra i finalisti del Premio Strega 2024 – abitualmente cinque opere, portate a sei quest’anno per garantire la presenza di almeno un piccolo editore. Ho utilizzato il verbo avvolgere in quanto questa è la sensazione che si prova quando, con mano lieve e garbata, veniamo trascinati nel mondo di Vittoria, l’eroina di questa opera, che conosciamo solo da morta. La storia prende il via dalle molte incongruenze che spingono l’avvocato Lea Russo a non credere che una donna eccezionale, fra l’altro abile nuotatrice, possa essere deceduta per un banale incidente nella propria vasca da bagno.
In prima battuta verrebbe da catalogare il libro tra i romanzi gialli, in quanto Lea, avvocato di professione, con la meticolosità di uno Sherlock Holmes, indaga e scava nel passato dell’amica per scoprirne la vita e per giustificarne la morte. Ma, inevitabilmente, l’indagine presto prende un taglio più psicologico, indispensabile per cercare di dipanare tutte le omissioni fatte da Vittoria sul proprio passato e per giustificare, nella mente di Lea, le sue drastiche scelte di vita.
Le loro vite sono infatti agli antipodi: piatta, banale e provinciale quella di Lea, brillante, mondana e dinamica quella di Vittoria, prima di scegliere Scauri come luogo di residenza. E queste novità sulla vita dell’amica porteranno Lea, attraverso un’autoanalisi, a ragionare sul suo matrimonio e sul suo essere eterosessuale mentre il giallo si arricchisce, pagina dopo pagina, di nuovi elementi e di nuovi personaggi che gettano una diversa luce sulla Vittoria conosciuta e amata da tutti i concittadini: ”Era distante ma curiosa, accogliente ma riservata, esatta ma evasiva. C’era nel suo parlare un certo fatalismo che lasciava sgomenti. O affascinati.”
Un ruolo importante nel racconto è attribuito a Scauri, luogo ben conosciuto dalla Valerio, che vi è nata. La città appare nelle pagine del libro così come è, perfino nella toponomastica: reali i nomi delle strade e dei negozi, fedeli le descrizioni dei palazzi, del dopolavoro ferroviario, degli stabilimenti balneari. Anche i nomi e cognomi di alcuni personaggi appartengono al mondo affettivo dell’autrice, anche se ad essi vengono attribuiti ruoli diversi. E in questa Scauri così provinciale – dove si sa tutto di tutti ma dove regna ancora il piacere di vedersi per bere un bicchiere insieme o per giocare a carte – la casa acquistata da Vittoria per Mara, la sua compagna di vita negli ultimi venti anni, diventa quasi una comune le cui porte sono sempre aperte per accogliere animali e persone, sotto l’imponente acacia di Costantinopoli, che le dà il nome.
Ed è proprio nelle belle descrizioni della vita di relazione, della affinità tra le persone che scelgono liberamente di frequentare la casa e della quiete che vi regna che – a mio avviso – emerge in questo romanzo un secondo filone, quasi un secondo libro.
Costantinopoli non è solo una casa ma rappresenta un velato omaggio alle coppie gay e alle Queer family – di cui l’autrice e la sua amica Michela Murgia sono state sostenitrici. L’azione si svolge negli anni 70 e 90 del secolo scorso, quando l’omosessualità non ossessionava le menti e i comportamenti né degli etero né degli omosessuali. La tesi recondita della Valerio è proprio questa: nessuno a Scauri si era posto il problema di quali fossero i rapporti tra Vittoria e Mara (forse una figlia adottiva, forse una ragazza rapita). Si conviveva tutti senza eccessi e si prendeva il buono da qualunque parte venisse. Così gli animali abbandonati o malati venivano accolti a Costantinopoli, dove Mara li curava amorevolmente, mentre Vittoria, donna di grande fascino, cultura e umanità, acquisiva un ruolo educativo, condiviso con il parroco, creando erbari con i bambini. Vittoria, sempre uguale a se stessa nell’aspetto e nei comportamenti, aveva anche assunto un ruolo sociale importante tra i pescatori e i ferrovieri: al dopolavoro ferroviario era l’unica donna accolta al tavolo da gioco. Alcuni hanno voluto ravvisare in questo aspetto del carattere di Vittoria un omaggio della Valerio alla sua amica poetessa Patrizia Cavalli, accanita giocatrice, scomparsa nel 2022 (cui è attualmente dedicata una interessante mostra fotografica al Macro di Roma che consiglio di visitare).
Ma non basta. La Valerio attraverso le pagine di questo libro rende anche omaggio a Gisella Treglia, la ragazza uccisa a coltellate e poi bruciata nella pineta di Minturno alla fine degli anni 80. Un ricordo dovuto in un periodo in cui i femminicidi funestano quotidianamente la cronaca italiana e in cui nessun intellettuale si sottrae al compito di denunciarli e contrastarli, tanto che allo Strega di quest’anno anche la vincitrice Donatella Di Pietrantonio nel suo “L’età fragile” – a cui era stato già assegnato il premio Strega Giovani – ricostruisce minuziosamente l’omicidio di due ragazze alle pendici del monte Morrone, in Abruzzo. Ne consiglio la lettura nella rubrica SCELTI PER VOI.
In conclusione un libro denso di contenuti dichiarati e sottintesi, di omaggi accennati e trattati con mano lieve, di affetto per i propri luoghi di origine. Un libro da leggere con attenzione per apprezzarne tutte le sfaccettature.
SCELTI PER TE
L’età fragile, di Donatella Di Pietrantonio, ed. Einaudi, 192 pagine, pubblicato nel 2023.
Vincitrice assoluta del premio Strega 2024 – ha ottenuto sia il LXXVIII Strega che lo Strega Giovani – Donatella Di Pietrantonio con questo libro torna ad affrontare e a indagare sulle difficoltà legate a due temi per lei molto importanti: il ritorno e i rapporti familiari. Il libro si sviluppa cronologicamente su due periodi, distanti 20 anni, per narrare la violenza – diretta e indiretta – subita dalle due protagoniste – Amanda, la figlia e Lucia la madre – e per evidenziare quanto profonda possa essere l’incomunicabilità tra madre e figlia nonostante entrambe abbiano subito un’esperienza traumatica nella giovinezza. La narrazione della violenza subita indirettamente da Lucia si riallaccia a un tremendo evento di cronaca nera avvenuto nell’agosto del 1997 e conosciuto come il delitto del Morrone. La narrazione è fedelissima alla cronaca reale del crimine. Mutano soltanto i nomi dei protagonisti. Un importante contributo dato dalla Di Pietrantonio alla sensibilizzazione sul tremendo tema del femminicidio e un omaggio dovuto alle vittime
Il silenzio delle ragazze, di Pat Barker, ed.Einaudi, 344 pagine, pubblicato nel 2021.
L’ultima fase della guerra di Troia vista con gli occhi di Briseide, principessa fatta schiava e contesa tra Achille e Menelao. Una descrizione cruda, senza perifrasi della violenza e della ferocia delle guerre nel tempo antico e della situazione di sottomissione della donna. Il corpo a corpo, il sangue dei contendenti delle due parti, il sudore, la sporcizia degli accampamenti, i topi e la pestilenza, visti con gli occhi delle schiave. L’autrice non fa sconti e ci rende un quadro vivido nel quale sono inquadrate le storie della morte di Patroclo, di Ettore, di Priamo e di Achille stesso. Accanto a questo spiccano, per contrasto, le raffinatezze dei banchetti, dei rituali dell’ospitalità, sia degli Achei che dei Troiani. Il lettore si sentirà parte della scena.
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