CERCATORI D’ORO

di Pino Ammendola
Andare a teatro è sempre una avventura straordinaria, ma in questi nostri strani tempi lo è ancora di più. Mi viene da paragonare l’odierno spettatore a coloro che si incamminano con un metal detector nella speranza di ritrovare un tesoro, quasi sempre il bip della macchina li fa sobbalzare e accende il loro entusiasmo… ma troppo spesso si tratta di un rottame di metallo, di un tappo di bottiglia, al massimo di una monetina… e così continuano, mesti, la loro ricerca sognando di disseppellire l’oro di Alarico o la corona di Re Artù, magari sulle colline viterbesi! Ora non so quanti cercatori nel loro peregrinare abbiano rinvenuto un monile d’oro o una preziosa moneta, ma io, con altri fortunati spettatori, mi sono sicuramente imbattuto in piccolo tesoro teatrale! Lo spettacolo si chiama “Fino alle stelle… scalata in musica lungo lo stivale”,la drammaturgia è volutamente semplice, apparentemente ingenua, come le storie che conosciamo da sempre e che fanno parte del nostro immaginario familiare. Tonino, giovane cantastorie siciliano dall’animo poetico, convince Maria, fanciulla ignara del proprio talento canoro, a seguirlo in un’impresa improbabile, un sogno folle, soprattutto nella Sicilia degli anni ’50: risalire il ‘continente’ alla ricerca di fama e gloria! Così Agnese Fallongoe Tiziano Caputo, autori e interpreti di questa meravigliosa ‘Operina’, trascinano lo spettatore in un viaggio senza respiro lungo tutta la penisola attraverso, canzoni popolari, filastrocche, leggende, toccando tutte le corde dei nostri ricordi, attingendo a ‘cunti’ dimenticati anche nel nostro inconscio e lo fanno usando tutti gli strumenti possibili, oserei dire tutte le ‘armi’ di cui dispongono, anche quelle improprie utilizzando più di venti dialetti differenti! Cantano, ballano, suonano, ci fanno ridere, ci commuovono… ci fanno sentire odori di vecchie madie, sapori di umili pietanze antiche! L’uso del dialetto poi, inteso come lingua del cuore, riesce a dare ai personaggi una verità che vince su tutte le ‘bugie’ che il teatro, doverosamente, mette in scena. Insomma stiamo lì, per quasi due ore, ‘seduti sulle loro ginocchia’ a farci raccontare e cantare la favola della nostra vita, la favola di un’Italia povera e semplice ma piena di speranza per il futuro. Quando i due personaggi si trovano di fronte alla grande occasione che può regalar loro il successo assoluto, vi rinunceranno per una scelta d’amore, facendoci capire quanto ‘il viaggio’ intrapreso, sia stato un viaggio dentro loro stessi, alla ricerca di radici che non possono e non devono essere tradite. Ma a quel punto anche noi spettatori ci accorgiamo di aver fatto con loro, lo stesso viaggio interiore, rincontrando le nostre di radici, come messi di fronte a vecchie foto in bianco e nero dell’album di famiglia.

Con due performer di così sorprendente talento sul palco, potrebbe non servire altro, ma la regia di Raffaele Latagliata, oltre alle ingegnose soluzioni sceniche, riesce a conferire un’omogeneità e una fluidità allo stream di musica e parole, per cui le canzoni diventano parte del dialogo e le battute veri e propri contrappunti musicali. Il coordinamento creativo si deve ad Adriano Evangelisti e sicuramente a lui va attribuito il merito di alcune scelte davvero non convenzionali, sia per i brani musicali che per l’aneddotica di carattere squisitamente regionale. Non dimentichiamo che l’Italia è il paese con il maggior numero di dialetti al mondo e il poter attingere a questo infinito bacino dal sapore inconfondibilmente nostrano costituisce un’enorme ricchezza, spesso sottovalutata. Insomma una pepita d’oro tra i cocci di una stagione un po’ opaca, un piccolo gioiello per i ‘cercatori’ del teatro di qualità, che assistendo a “Fino alle stelle…” partecipano a una sorta di rito catartico di recupero della tradizione orale, dei racconti, della memoria di un passato che è sempre vivo, presente, ancora palpitante. Dunque spegnete i metal detector, rinunciate alle vostre escursioni campestri e correte a teatro alla scoperta di vecchi e nuovi tesori!

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