C’È QUALCOSA DI ANTICO OGGI NELL’ARIA

di Anna Michela Borracci


Abbiamo visto negli articoli precedenti i tre centri che caratterizzano lo spazio sottodiaframmatico della cavità addominale: la Terra, l’Acqua e il Fuoco. Ora facciamo un salto di sfera, entrando nel mondo sopradiaframmatico dell’Aria, una delle zone del nostro essere che subisce maggiori sollecitazioni. L’elemento Aria è rappresentato nel torace, lo spazio dell’Io e della nostra interiorità. È qui che ci identifichiamo mettendo una mano sul cuore, al centro del petto. Da qui parte il nostro abbraccio amoroso, accogliente, caloroso e sempre qui incrociamo le braccia o incurviamo le spalle per chiuderci o proteggerci dal resto del mondo. Aprire il cuore, avere a cuore, mettersi il cuore in pace, non avere cuore, avere il cuore di pietra o il cuore infranto… il linguaggio è ricchissimo di espressioni che fanno riferimento alle nostre emozioni e a questo organo che scandisce il tempo della nostra vita, a braccetto naturalmente con i polmoni che ne arricchiscono l’ambito semantico (non c’è palpitazione senza affanno!). I ritmi cuore/polmone accompagnano ogni istante della nostra esistenza. Secondo l’antica medicina cinese, il cuore è l’Imperatore, dimora dell’intelligenza profonda che regola la vita, sede dello Shen, la mente superiore che ci spinge a voler vivere, allo stesso tempo espressione ed estensione della vita stessa. Il polmone ci mette in contatto con il cuore. Attraverso il respiro controllato ne possiamo regolare indirettamente il battito. Cuore e polmone sono connessi a gioia e tristezza, entrambi condizionati dall’esperienza archetipica dell’amore. L’amore è il motore primario di tutte le cose, allarga il nostro orizzonte, ci apre ad una conoscenza più profonda, ci mette in relazione con gli altri, la privazione di amore è una sottrazione di vita.

Cuore e polmone convivono in quella straordinaria struttura architettonica chiamata volgarmente gabbia o cassa toracica, un complesso sistema articolare tra costole, colonna dorsale, sterno, che trova la sua estensione nelle spalle, scapole braccia e nelle mani, le nostre ali. Un luogo da osservare per capirsi meglio e da tenere in profonda considerazione per sentirsi sempre a casa.

Nel sistema Kundalini, il centro del torace è la dimora del quarto chakra chiamato Anāhata, il non percosso, in esso risuona la vibrazione primordiale, la scintilla di vita e di coscienza di ogni essere vivente. L’Aria è il suo elemento, lo spazio dell’esistenza, disegnato dai bambini di tutto il mondo come una striscia trasparente, intermedia tra terra e cielo. L’Aria è l’elemento che fa da trait d’union, contenitore e contenuto che ci collega al resto del mondo mettendoci in comunicazione reciproca e divenendo struttura portante dell’interrelazione tra gli esseri viventi e non viventi e nutrimento essa stessa. Prana Vayu, il soffio vitale che entra, l’inspiro, che rende possibile la vita, mentre nella morte esaliamo l’ultimo respiro. Con il suo movimento da fuori a dentro, rappresenta ciò di cui ci cibiamo sia a livello fisiologico che emotivo.

Il suo loto ha dodici petali. Nel numero 12, l’uno rappresenta il nostro io individuale, mentre il due è la dimensione delle relazioni dinamiche con l’altro, 1+1, l’io raggiante capace di amare e aprirsi. Ma 12 è anche il numero dei segni zodiacali in cui l’anima si incarna. Il suo dio cavalca un’antilope, agile e veloce, rivolta indietro come a meditare sul passato che si fa continuamente presente. Lo Yantra del quarto Chakra è una stella formata da due triangoli in rapporto di opposizione, aventi un unico centro. Il primo ha il vertice rivolto verso il basso, come il fuoco, il secondo verso l’alto, a indicare il potere trasformativo dello spirito umano e la sua qualità di irradiarsi in ogni direzione come le sei braccia e le sei punte della stella. Il suo colore è il grigio fumo dell’incenso purificatore delle offerte. L’organo di senso associato è il tatto, quindi la pelle del corpo ma anche i tessuti connettivi, l’organo di azione le mani che creano e si muovono in ogni direzione.

Interagire con l’elemento Aria vuol dire imparare a prendersi cura della nostra interiorità, eliminare somatizzazioni scomode che ci deprivano del nostro potenziale, qualsiasi sia la sua direzione, ritrovare l’equilibrio e la forza interiore, quindi la lucidità per gestire le emozioni, ma anche la leggerezza dell’essere. Allora la vita diventa un gioco… Buona pratica yoga!


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