ART DÉCO. IL TRIONFO DELLA MODERNITÀ

di Irene Niosi
Quest’anno si festeggiano cento anni dall’Exposition des arts décoratifs et industriels Modernes” di Parigi da cui deriva il nome Art Déco che segnò l’inizio di un nuovo gusto estetico diffusosi in Europa e in particolare in Italia negli anni Venti.
A Parigi l’Italia fu premiata con i Grand Prix a Gio Ponti per le ceramiche, a Galileo Chini e Vittorio Zecchin per i vetri trasparenti, allo scultore Adolfo Wildt e a Renato Brozzi per gli argenti.
Per celebrare l’anniversario del trionfo dell’arte decorativa italiana nelle sale di Palazzo Reale a Milano resterà aperta fino al 29 giugno la mostra dal titolo “Art Déco. Il trionfo della modernità”, a cura di Valerio Terraroli, nell’ambito di una riflessione critica sulla cultura e sull’arte in Europa con una specifica attenzione alle preziose manifatture che definirono la modernità di questo stile.
Importanti prestiti sono arrivati dal MIC-Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e della Fondazione Vittoriale degli Italiani di Gardone, che hanno contribuito alla realizzazione di questo vasto progetto espositivo in cui sono presenti circa 250 opere: vetri, porcellane, maioliche, dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, ma anche vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.
La mostra apre una finestra su quel periodo storico estremamente affascinante, evocando sullo sfondo tratti della società europea: i luoghi e i modi di vivere, la moda, l’architettura, il progresso tecnologico e il proto-design, senza dimenticare le incertezze e le continue tensioni economiche e sociali che caratterizzarono questo fragile decennio dopo la fine del conflitto mondiale e ripercorre origini sviluppi e trionfi del Déco italiano a confronto con esempi francesi e austro-tedeschi.

Anche l’allestimento, arricchito da frame cinematografici, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali curate da Storyville – restituisce il clima e le atmosfere di un’epoca irripetibile e quella dell’Europa degli anni Venti del Novecento: un mondo sospeso tra due guerre, ricco di novità creative e culto del lusso.
L’Art Déco permeata da una vena erotica algida e ambigua, subisce l’influenza delle proposte delle avanguardie pittoriche degli anni Dieci quando si assiste a una metamorfosi del gusto con l’acceso colore degli espressionisti e il grafismo delle Secessioni, e non si spenge l’eco delle opere di Klimt tradotte in sontuosi ornamenti che definiscono il nuovo stile.
In Italia, alla generazione di artisti, artigiani, architetti che si distingue per la qualità dei materiali e per le straordinarie competenze tecniche e creatività uniche, tra alto artigianato artistico e produzione industriale, si attribuisce il merito di aver sancito la nascita del design italiano, come le invenzioni per la Richard Ginori di Gio Ponti, ma anche le opere ideate da Tomaso Buzzi, Paolo Venini, Galileo Chini, dell’artista del vetro Vittorio Zecchin, del maestro ebanista Ettore Zaccari, dell’orafo Alfredo Ravasco e molti altri protagonisti della scena italiana con un linguaggio stilistico dai tratti chiaramente riconoscibili, che ha influenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative e industriali degli anni Venti, ma anche la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura dalle funzioni prettamente decorative, la moda, la produzione automobilistica e il cinema.

Alla mostra milanese, particolare rilievo viene dato anche al tema degli esotismi, a cui dedica cinque sezioni: Numerosi sono gli artisti eredi della scultura animalier ottocentesca impegnati a rappresentare animali selvatici che vivono una vita virtuale in foreste artificiali, suggerite da tessuti e carte da parati a tematiche esotiche.
Alfredo Biagini e, soprattutto, Sirio Tofanari, il più geniale animalier della scultura italiana, modellano animali in bronzo, in pietra, in terraglia, portando con sé il sapore e i rumori della foresta tropicale e del mondo selvaggio che popolano le eleganti case alto borghesi degli anni Venti, così come i cinema, i teatri, e gli stabilimenti termali.
La vena creativa dell’art Déco si esaurirà nel giro di soli dieci anni agli inizi degli anni Trenta ma sarà sufficiente per porre le basi di quel tratto distintivo conosciuto in tutto il mondo con l’appellativo “Made in Italy”.
In Copertina: Alberto Martini, Wally Toscanini 1925, pastello su carta, 131 x 204 cm, Collezione privata
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