“CONCLAVE” AL CINEMA DAL 19 DICEMBRE
di Alessandra Mattirolo
Morto un papa se ne fa un altro”. Sembra facile! Ma quel passaggio di testimone può essere non solo difficile ma addirittura traumatico.
Il film “Conclave” diretto dal regista tedesco Edward Berger, e tratto dal libro di Robert Harris, entra nelle stanze segrete del Vaticano per svelare, in un vero e proprio thriller, le dinamiche che si svolgono in quel lasso di tempo in cui i Cardinali vivono reclusi in attesa della fumata bianca.
Uno straordinario Ralph Fiennes, che potrebbe questa volta farcela a vincere l’agognato Oscar (era stato già candidato due volte per Paziente Inglese e Schindler’s List) è il cardinale decanoThomas Lawrence, a cui il defunto Papa aveva affidato il compito di gestire il Conclave.
Un compito che si rivela talmente arduo, che rischia di travolgere l’istituzione stessa della Chiesa.
Lawrence è l’uomo del dubbio. La sua fede vacilla eppure, e forse proprio per questo, è stato indicato dal Papa per navigare tra le più intricate vie delle pulsioni umane.
Il discorso di Lawrence, ai cardinali riuniti, ha destato non poche critiche da parte di certi ambienti cattolici tradizionali. “La certezza – dice Lawrence- è il più acerrimo nemico della tolleranza. Chi ha certezza non ha dubbi e se non c’è dubbio non c’è mistero e quindi non c’è bisogno della fede. Preghiamo per un Papa che dubiti”.
Nessuno tra i “papabili” si rivela privo di scheletri dell’armadio. Non l’americano Tremblay (John Lithgow), il più agguerrrito alla conquista del trono vacante, non il progressista Bellini (Stanley Tucci), né l’ultra conservatore e fumantino Tedesco (Sergio Castellitto). Lawrence deve sorvegliare, capire, svelare. Gli viene in aiuto suor Agnese (Isabella Rossellini). “Noi suore- dice- dovremmo essere invisibili, ma Dio ci ha dato occhi e orecchie per sentire e vedere”. Giorno dopo giorno, mentre le fumate nere inquietano il popolo che attende il nuovo Papa, Lawrence cerca di navigare tra le ambizioni sfrenate dei suoi confratelli più devoti alla Curia che ai valori morali di cui dovrebbero essere l’esempio. Rischia lui stesso di perdersi nelle sue contraddizioni. In fondo il miglior successore al trono di Pietro potrebbe essere proprio lui. “Devi decidere da che parte stare” gli grida il cardinal Bellini “perché questa è una guerra”.
La fumata bianca arriva a sorpresa in un finale che, a mio avviso, delude un po’ le attese. Un escamotage non all’altezza di un film altrimenti molto godibile e sofisticato. Bellissime le ricostruzioni, a Cinecittà, del Vaticano e della Cappella Sistina.
Inevitabile tornare con il pensiero ad “Habemus Papam” di Nanni Moretti. Anche lì si rimaneva, come in Conclave, avvolti da una piacevole claustrofobia piena di storie e di segreti.
Bellissimi scene e costumi con quelle tonache nere e rosse dei prelati. Moretti le faceva svolazzare indosso ai Cardinali che giocavano a palla a volo, Berger le rende più solenni e impeccabili fin troppo lussuose.
Alcuni hanno visto in Conclave un attacco alla Chiesa, a me è sembrato piuttosto una storia di sfumature sull’ambizione, sulla corruzione, presenti in ogni istituzione, perché ovunque gli uomini sono gli stessi: soli, fragili, incompleti.
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