CHI ERA LIMONOV?

di Alessandra Mattirolo


Chi era Limonov? Coloro che hanno letto il libro di Emmanuel Carrère si saranno già fatti un’idea ma sul grande schermo del cinema quel controverso personaggio russo assume sfumature ancora più destabilizzanti.

Nell’occhio della cinepresa del regista Kiril Serebrenikov,  russo anch’esso esiliato dal regime di Putin, Limonov assume tratti ancora più estremi. Buona l’interpretazione di Ben Whishaw , che si muove a suo agio con tutte le differenti sfaccettature del personaggio.

Limonov è stato  infatti un operaio, un teppista, un barbone, un maggiordomo, un guerrafondaio e allo stesso tempo un poeta, uno scrittore e un eroe.

Nella pellicola di Serebrenikov,  si muove come una rockstar tra esaltazioni e disperazioni.

Costantemente sopra le righe, conserva sempre la stessa furia distruttiva sia quando lavora come operaio a Kharkiv, sia quando gode della sfrenata libertà nella New York degli anni 70. Una libertà che si trasforma in abisso quando perde la donna che ama e finisce a vivere come un barbone buttandosi tra le braccia di un nero alcolizzato tra bidoni di spazzatura.

Il film procede al ritmo rockettaro di Lou Reed, Tom Waits, i Sex Pistols, mentre nel suo protagonista cresce la rabbia contro la società occidentale che lo ha rigettato e messo ai margini.  Una volta toccato il fondo però Limonov si rialza. Lascia l’America e vola a Parigi dove finalmente ottiene i primi successi come poeta e scrittore.

Non c’è un solo momento in 2 ore e 18 minuti di film, in cui si prova per lui un po’ di simpatia. Costantemente “contro” senza capire mai bene chi sia il nemico, Limonov raggiunge il culmine quando torna in Russia e fonda il suo partito politico: Una banda di spostati nazisti, nostalgici della grande Russia, che odiano Gorbaciov e Eltsin colpevoli di lavorare per lo sfascio dell’impero sovietico.

Come spiega Carrère, che ha collaborato alla scrittura della sceneggiatura, la parola chiave della vita di Limonov è  “risentimento” : quello che lo ha fatto precipitare e rinascere con un desiderio potente di farla pagare al mondo intero.

Visto con gli occhi della nostra attualità Limonov può essere considerato un precursore della politica putiniana: “Se fosse ancora vivo – conferma Carrère – sarebbe stato il primo a combattere contro l’Ucraina”. “E’ un personaggio detestabile che bramava la guerra – conferma Serebrenikov – ma il compito del cinema è guardare con attenzione anche dentro gli abissi”.

Ma se la letteratura è riuscita a rendere Limonov interessante proprio grazie alle sue contraddizioni, nel cinema è più difficile raggiungere il medesimo scopo. Bellissime le atmosfere underground, ottima la colonna sonora, bravi gli interpreti ma resta la sensazione di aver goduto di un bellissimo affresco che il protagonista forse non merita perché alla fine sembra più un teppistello punk con le idee confuse che un eroe della controcultura sovietica.


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