VIS-A-VIS CON VITTORIA BELVEDERE

di Chiara Montenero
In un mondo dove la recitazione è espressione di emozioni profonde e storie avvincenti, Vittoria Belvedere si distingue come una delle attrici più talentuose e amate del panorama artistico italiano. Dalla sua carriera nel teatro alla sua presenza carismatica in televisione, Vittoria ha incantato il pubblico con ruoli memorabili. In questa intervista, scopriremo le passioni, le sfide e le esperienze che hanno plasmato la sua carriera, svelando il mondo affascinante di una splendida artista italiana.
Cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera di attrice e quali sono state le tue prime esperienze sul palcoscenico?
Come saprai, io lavoravo come modella a Milano, poi casualmente venni a Roma per un servizio fotografico per una rivista di moda e in quell’occasione ho conosciuto quella che è diventata la mia agente, Paola Petri, vedova di Elio Petri e da lì è iniziata la mia carriera nel mondo dello spettacolo. Io non sognavo di fare l’attrice, partiamo da questo presupposto, il mio sogno nel cassetto era di diventare una top model, ma purtroppo mi ha fregato l’altezza, nel senso che le passerelle di alta moda non le ho potute calcare perché mi mancavano quei famosi tre cm in più richiesti dalle case di moda. Fu allora che attraverso Paola ho iniziato a fare una serie di provini. In realtà mi sono fatta trasportare dagli eventi: “ok, va bene, facciamo anche l’attrice”, pensai, ma non sapevo come iniziare, in realtà è stata più lei a sostenermi che io a crederci. Da lì poi è stato piuttosto semplice. All’epoca ero anche molto bella e questo di certo mi ha aiutata; non c’erano i social, di conseguenza, ai provini non ti chiedevano quanti followers avevi. Io credo di essere entrata nel mondo dello spettacolo nel momento in cui esisteva ancora il grande cinema, la grande televisione, il grande teatro con i grandi registi, i grandi attori, i grandi presentatori, i grandi produttori. Oggi, non ti dico che non esistono più però diciamo che le basi richieste sono altre.

Qual è il ruolo che hai interpretato che consideri più significativo per la tua carriera e perché?
il primo ruolo che ho interpretato è stato in una miniserie televisiva di Florestano Vancini per Mediaset che credo si chiamasse Piazza di Spagna, che raccontava il “generone romano”, termine che stava a significare l’alta borghesia romana. Nel cast c’erano Enrico Maria Salerno, Ethan Wayne, Lorella Cuccarini, al suo debutto come attrice. La trama raccontava un po’ la storia di Marina Ripa di Meana (anche se poi i titoli di coda scrissero: “Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale) e io interpretavo sua figlia, Lucrezia Lante della Rovere. Il mio era un personaggio non da protagonista, ma comunque importante per la storia. Pensa che l’aiuto regista di Vancini era Riccardo Milani! l primo ruolo teatrale lo devo a Michele La Ginestra. La pièce si chiamava L’altro lato del letto. Con Michele avevo lavorato in una serie tv sempre per Mediaset, intitolata Nati ieri che si svolgeva in un reparto di maternità di un ospedale in cui lui era un infermiere e io ero la ginecologa e ostetrica. Come in tutte le fiction al plot principale si intrecciavano altre storie. Un giorno Michele mi disse che stavano cercando un’attrice per una commedia musicale e mi spinse a fare il provino, e mi presero! La pièce era tratta da un film spagnolo, L’altro lato del letto, che raccontava la storia di due coppie di amici che praticamente si scambiavano i partner fra di loro, ma inconsapevolmente l’una dell’altra. Commedia di tradimenti, ma molto divertente. Con me a recitare c’erano Michele la Ginestra, Milena Miconi e Augusto Fornari.
Quali sfide hai affrontato in teatro e in televisione, e come le hai superate?
In realtà sono stata fortunata perché non sempre i colleghi ti sostengono e ti aiutano, c’è molta, tra virgolette, rivalità mentre invece gli attori che lavoravano con me mi sono stati vicini insegnandomi i trucchi del mestiere così come i registi quindi in realtà mi sono lasciata trasportare assecondando i consigli che mi venivano dati, con grande paura e incoscienza. Sono molto grata a Franco Nero, a Barbara De Rossi, allo stesso Florestano che mi ha insegnato un sacco di cose. Ho lavorato accanto a Peter O’Toole in un film in lingua inglese perché era una coproduzione e il mio inglese era molto scolastico, non avevo la piena padronanza della lingua. Il film era Augusto il primo imperatore di Roma e la regia era di Roger Young (il regista di Magnum PI per intenderci). Ricordo che una volta mi cambiarono la scena prevista per quel giorno e io ero impreparata e Peter O’Toole fu un gran signore perché vedendomi un po’ disperata, mi chiamò nel suo camerino e mi disse di non preoccuparmi, ma di imparare le battute come se fossero una canzone; di pensare ad una melodia e memorizzarla. Nel giro di un quarto d’ora imparai le battute: pazzesco!

Come scegli i progetti a cui partecipare? Cosa cerchi in una sceneggiatura o in un copione?
Emozione, soprattutto emozione. La trama deve coinvolgermi sin dalla prima parola e se riesco a leggerli tutti in un colpo allora accetto la sfida. I personaggi che mi sono sempre stati proposti non erano per niente facili quindi credo di essere un po’ masochista, è difficile che io abbia accettato un qualcosa che di base sapevo di essere in grado di fare. Se all’inizio magari penso di non essere in grado di portare a termine quel compito, in realtà mi autoconvinco che posso farcela in un modo o nell’altro. Non è leggerezza, ma piuttosto caparbietà.
In che modo la tua vita personale influisce sulla tua carriera artistica e viceversa?
I miei figli oramai sono grandi però siamo ben organizzati: ho due persone di servizio che stanno con noi da vent’anni e quindi fanno ormai parte della nostra famiglia, mio marito all’inizio quando io lavoravo tantissimo, faceva “il mammo” perché poteva gestire il suo lavoro tranquillamente da casa, non doveva timbrare nessun cartellino o essere in orario in un determinato posto. Diciamo che siamo un’organizzazione perfetta. Comunque, ancor oggi io scelgo i miei lavori in base a quanto impegno e a quanto tempo debba stare lontano dalla mia famiglia che è in assoluto la mia priorità.
Progetti futuri?
A settembre tornerò sul palcoscenico con un nuovo spettacolo, Indovina chi viene a cena (chi non ha visto l’omonimo film?). In scena con me Cesare Bocci per la regia di Guglielmo Ferro. Un’altra bella avventura che terminerà ad aprile 2026.
Quale la prima cosa che fai al risveglio e quale l’ultima prima di andare a dormire?
La prima cosa che faccio quando mi sveglio è prendere una pastiglia per problemi alla tiroide.
L’ultima prima di addormentarmi (davanti alla tv!) è scegliere con mio marito un film da guardare… che non riusciamo mai a finire di vedere.
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittoria_Belvedere

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