VIS-A-VIS CON ANTONELLA ATTILI

di Chiara Montenero


Copyright Foto Copertina di Azzurra Primavera

Ascoltarla parlare nel suo italiano perfetto, estraneo a ogni inflessione dialettale, mi fa sorridere. Antonella Attili, attrice romana, ha spesso interpretato ruoli di donne del sud – soprattutto madri, come lei stessa scherzosamente ci racconta – in un siciliano o un pugliese ineccepibili, dialetti che lei ha studiato a fondo – così come la lingua inglese – perché a suo parere essi fanno parte della nostra cultura e delle nostre radici.  Con una carriera che spazia dal teatro alla televisione e al cinema, Antonella ci ha regalato interpretazioni indimenticabili, come nel ruolo di Agnese Amato nella fiction televisiva “Il Paradiso delle Signore” e nei panni della mamma del protagonista bambino nel capolavoro di Tornatore, “Nuovo Cinema Paradiso”.

Quando hai deciso di intraprendere la carriera di attrice, era il tuo sogno da bambina?

Fin da ragazzina sapevo già molto bene cosa volessi fare nella vita e che l’avrei fatto: recitare. Per fortuna ho avuto due genitori blandi, impegnati nelle loro faccende e pertanto non molto presenti, ma neanche assenti: una buona via di mezzo. I miei fratelli studiavano ed io decisi di far risparmiare alla mia famiglia i soldi per i miei studi perché il mio desiderio era quello di fare l’attrice. I miei non si opposero, anzi, mi assecondarono. Niente di drammatico, dunque, ma ciò che fu drammatico avvenne una volta fatta la scelta. Io non ho avuto assolutamente una strada facile, ma al contrario, molto in salita, tutto quello che ho ottenuto è stato con il sangue. Ho tentato di entrare in varie scuole di recitazione, ma non mi hanno mai presa, con mia grande delusione che però ho saputo convertire in una convinzione ancora più salda – questa è un po’ la mia caratteristica, sono una persona che si rialza meglio di come cade – però io mi dico sempre che sono in buona compagnia perché non hanno accettato anche Piera Degli Esposti, Carmelo Bene e molti altri attori importanti che hanno fatto la storia del nostro paese.  Ho iniziato un percorso difficilissimo, impervio e per niente coerente: facevo teatro d’avanguardia e magari l’anno dopo quello commerciale con Lando Buzzanca nell’”Anatra all’Arancia”, poi ritornavo al teatro d’avanguardia con la drammaturgia contemporanea italiana al Teatro Argot per poi ritornare al teatro di tradizione e recitare nello spettacolo di Mario Ferrero (che era un docente della Silvio D’Amico). Nella mia vita non ho avuto mai facilitazioni, scivoli, ma ho veramente faticato tantissimo. Persino quando sono arrivata alla popolarità a venticinque anni con “Nuovo Cinema Paradiso”, io non ero assolutamente “attrezzata”. Oggi le giovani attrici, ancor prima di avere una parte, hanno un agente, un ufficio stampa, uno stylist, mentre io sono andata al Festival di Cannes con un abitino nero! Non ero pronta per quell’ondata d’urto che è stato il film di Tornatore per cui sono tornata al mio teatro, ad anni molto difficili e anche di totale assenza di lavoro. Ma il Paradiso ritorna spesso nella mia vita a portarmi fortuna e girai un altro film con Paolo Villaggio e Flavio Insinna dal titolo “Un bugiardo in Paradiso”.

Qual è stato il ruolo che hai interpretato che più ti somiglia e quale il più lontano dal tuo carattere? 

Quello che mi somiglia di più e in cui ho messo più me stessa è certamente Agnese de “Il Paradiso delle Signore”, ma non posso dirti che ci siano stati dei ruoli in cui mi sia sentita a disagio perché il mio lavoro è far coincidere il personaggio che interpreto con qualcosa che conosco, con cui io abbia avuto un’esperienza anche se lontanissima da me. Cocteau diceva che bisogna essere molto intelligenti per far bene un’oca ed io riuscii a essere “l’oca dell’”Anatra all’Arancia cercando di far coincidere qualcosa che non mi apparteneva, ma che avevo visto o riconosciuto dentro di me. L’attore è anche un osservatore, un conoscitore, uno psicologo e ha un’anima porosa, capace di assorbire gli elementi importanti per la coloritura di un’interpretazione; un attore ti emoziona perché sa farti rivivere quello che lui vive per primo.

Hai lavorato con grandi registi, tra cui Giuseppe Tornatore in Nuovo cinema Paradiso, che ricordi hai di questa incredibile esperienza?

Dopo avermi vista recitare in teatro, Tornatore mi scelse per interpretare la mamma del protagonista bambino – per l’adulto aveva già scelto Pupella Maggio – e ne rimasi molto lusingata visto che per quella parte erano state scartate Irene Papas e altre attrici più famose di me. Venni catapultata per tre mesi a Palazzo Adriano, un paese di centocinquanta abitanti nei pressi di Corleone. Fu un periodo meraviglioso, vissuto come in una grande famiglia. In pratica non sono mai uscita dal film per tutta la durata delle riprese! Quest’anno il sindaco mi darà le chiavi del paese durante la manifestazione che organizza ogni anno e di cui sarò io la madrina.


Hai un regista o un attore con cui sogni di lavorare?

Se dovessi fare il nome di un regista italiano, forse ti direi Bellocchio, di uno straniero da Spielberg a Scorsese, ma la nostra vita è fatta anche di incontri e io, da questo punto di vista, sono stata molto fortunata perché ne ho fatti di bellissimi: da Giuseppe Tornatore a Faith Akim, da Ettore Scola a Margarethe Von Trotta a Anthony Minghella. Io continuo a vivere sempre il mio presente perciò il miglior ruolo è quello che non ho ancora interpretato e il miglior regista è quello che non ho ancora incontrato.


Hai interpretato Agnese Amato nel Paradiso delle Signore, personaggio molto amato dal pubblico; come hai vissuto l’impegno e lo stress quotidiani? 

Occorre essere un atleta molto disciplinato per imparare tutta quella roba a memoria in una settimana e girare dieci scene al giorno, svegliarti tutti i giorni alle cinque del mattino per essere sul set alle sette. Entri con il buio ed esci con il buio e non hai la possibilità di fare nient’altro, ti rimane solo il sabato e la domenica che trascorri a recuperare la stanchezza della settimana. E’ tutto molto complicato, dall’appuntamento con il medico a quello per fare un provino. Tutto questo per otto mesi l’anno! Per me i quattro anni vissuti sul set non sono stati troppo stressanti perché non sono una persona mondana e mi piace trascorrere le mie serate in casa. Ho un’età e una maturità per fare una scelta impegnativa e, da professionista, l’ho voluta vivere al meglio delle mie capacità.

 
Come riesci a conciliare il tuo lavoro con la tua vita privata? 

Non li concilio. Semplice! Non sono una persona ansiosa, pertanto, riesco a superare le piccole difficoltà del quotidiano.


Quali progetti futuri hai in cantiere e cosa puoi dirci al riguardo?

A ottobre sarò di nuovo con Alessio Boni in tournée teatrale con “L’Iliade”. In programmazione per la prossima stagione televisiva, un bellissimo film tratto da una storia vera, dal titolo “Morbo K” con la regia di Francesco Patierno. E’ la storia di un medico italiano che salva moltissimi ebrei inventandosi un’epidemia e io interpreto la sua infermiera e complice. L’abbiamo girato a Roma all’interno dell’Ospedale Fatebenefratelli.

Quale la prima cosa che fai al risveglio e quale l’ultima prima di dormire?

Appena mi sveglio vado a controllare il mio limone che non sta molto bene. Prima di andare a dormire faccio qualsiasi cosa che mi renda esausta in modo da crollare sul letto e addormentarmi.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Antonella_Attili


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