ROMA HORTUS VINI

di Giuliana Duchini
A Roma ci sono posti dove ogni tanto si deve ritornare. Uno di questi è l’orto botanico un polmone verde nel cuore della città con una ricchezza di alberi maestosi, fiori di ogni tipo, piante da tutto il mondo ed ora anche un vigneto: è un’ idea del grande analista sensoriale Luca Maroni che nel 2018 ha portato, in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza, a impiantare in un piccolo appezzamento all’interno del parco, nell’area compresa fra la Collezione delle Felci e le Mura Aureliane, ben 155 vitigni autoctoni provenienti da tutte le regioni d’Italia, coltivati con tecniche di agronomia naturale nel rispetto dell’ambiente circostante. Il Vigneto Italia ha dato anche i suoi frutti con la vendemmia e la creazione del Somma Sapienza Rosso (un blend di circa 70 vitigni) e il Somma Sapienza Bianco (blend di 80 vitigni) che contengono in una bottiglia tutta la biodiversità di cui è ricco il nostro paese.


L’Italia ha infatti il maggior numero di varietà autoctone al mondo e per autoctono si intende un vitigno legato storicamente e culturalmente ad un territorio da lungo tempo e soprattutto la capacità che questo ha di esprimersi al meglio proprio perché coltivato e lavorato in una particolare zona di una determinata regione. I vini prodotti da queste uve hanno una storia, raccontano la nostra eredità culturale, rappresentano l’impegno, il lavoro e la determinazione di chi coltiva la terra e custodisce ciò che la natura elargisce.
In un mercato come quello enologico dove c’è sempre voglia di nuovo, per dare spazio all’evoluzione del gusto anche negli abbinamenti, ecco che a dare uno “scossone” agli aristocratici internazionali si fanno sempre più strada i vitigni autoctoni con tutta la loro potenzialità di profumi e sensazioni nuove.
In questo contesto si è tenuta la manifestazione Hortus Vini con i vini selezionati da Luca Maroni tra i migliori produttori italiani.
Passeggiare, degustare, fare un viaggio tra tutte le regioni per ritrovare il meglio della produzione vinicola: banchi d’assaggio, abili ed esperti sommelier a consigliare in base ai propri gusti, tracciando un cammino che attraversa tutta l’Italia.


Seguendo il percorso che raggruppa in “isole di degustazione” il Nord, il Centro, il Sud e le Isole del paese si incontrano tante varierà autoctone ed è utile l’elenco che viene fornito e che le contiene tutte in ordine alfabetico. Quindi il mio metodo è stato questo: partendo dal nome che più mi incuriosiva ho cercato il vino corrispondente escludendo, vista la temperatura del caldo pomeriggio romano, i rossi. Mi sono così imbattuta nel Timorasso un vitigno del quale le prime notizie che lo riguardano si trovano in un trattato di agronomia del XIV secolo: il vino fu molto apprezzato da Leonardo da Vinci che lo regalò a Isabella d’Aragona per il suo matrimonio, assieme ad un formaggio tipico il Montebone. Anche a quei tempi si faceva attenzione agli abbinamenti! È coltivato esclusivamente in Piemonte in provincia di Asti e Alessandria: ho assaggiato il Derthona La Zerba 2023 Colli Tortonesi DOC Cantine Volpi dal colore giallo paglierino brillante, un bouquet olfattivo molto intenso e ricco di note agrumate ed erbe aromatiche, un gusto fragrante, fresco ed armonioso con una buona persistenza ed un finale minerale, 13,5%. Cambiando regione e vitigno ecco un blend di Friulano, Verduzzo, Malvasia e piccola percentuale di Chardonnay e Sauvignon in proporzioni tenute gelosamente segrete, della Azienda Di Lenardo in provincia di Udine, il Thanks IGT Venezia Giulia 2024: nel calice brillano i suoi riflessi dorati, al naso note intriganti di vaniglia, mandorle e nocciole, al palato ha una consistenza cremosa e chiude con una piacevole sensazione di frutto della passione che non si fa dimenticare, 13,5%!


Dai vini del Nord mi sono spostata al centro e ho incontrato il Bellone: si tratta di una varietà molto antica, diffusa già al tempo dei Romani e citata da Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia come uva Pantastica, coltivata da sempre intorno a Roma, assaggiata in purezza nel fantastico Anthium di Casale delGiglio 2024 IGT Lazio 14%: giallo carico e luminoso, bouquet di frutta esotica matura, gusto bilanciato tra corpo e freschezza. Dal Lazio all’Abruzzo trovo il conosciutissimo Trebbiano, vitigno citato da Plinio il Vecchio come Vinum Trebulanum ovvero vino da fattoria (Trebula in latino), con una grande capacità di adattamento sia al clima che al terreno e del quale se ne trovano diverse specie. Ho assaggiato il Trebbiano d’Abruzzo DOC 2024 La Tessa della Cantina Spinelli 12%, autentico e sincero: riflessi paglierini nel bicchiere, profumo fruttato e floreale, sapore molto secco con una chiusura leggermente amarognola. Per le Marche come non apprezzare il Verdicchio, ritenuto uno dei più pregiati vitigni italiani a bacca bianca. Tipico della regione sembra sia stato introdotto dai viticoltori veronesi intorno al 1400. Mirizzi di Montecappone è l’azienda che ha portato in degustazione il suo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico 2024 (12,5%): caratteristico il colore dalle venature verdoline e ricco di piacevoli sensazioni fruttate ed agrumate il profumo che sprigiona dal calice dove spicca la mela golden; in bocca è molto succoso e di ottimo corpo e lascia un finale fresco e minerale.
Ed ora i potenti vini del Sud: Sabia Morgana Rosato IGP Salento 2024 (12,5%) delle Cantine Risveglio è un Negroamaro che si è classificato al terzo posto tra i migliori rosati italiani nella guida di Luca Maroni con un punteggio di 96 /99. Rosa corallo intenso, al naso esprime note di violetta, amarena e ciliegia che si ritrovano nel gusto arricchito da sensazioni di macchia mediterranea.
La prestanza del vitigno ora emergente, ma presente nella zona del Salento dall’epoca della colonizzazione greca (VIII-VII sec. AC), mitigata dalla vinificazione in bianco, conferisce a questo vino un’eleganza indiscussa.

Sui suoli vulcanici intorno all’Etna cresce il Carricante di origini molto antiche, quasi certamente arrivato nel territorio siciliano con i primi coloni greci. L’ho trovato nell’ Etna Bianco DOC 2022 (12,5%) delle Tenute dei Ciclopi (70% Carricante,30% altri vitigni locali): colore giallo dorato brillante e luminoso, incanta con i suoi sentori floreali di ginestra e camomilla attraversati da una sferzata di mineralità salina, soddisfa pienamente il suo corpo pieno e morbido e chiude con una durevole sensazione agrumata.
E per concludere il viaggio perché non assaggiare un blend di Fenile, Ginestra e Ripoli? Tre vitigni unici e quasi sconosciuti che crescono solo sui ripidi e meravigliosi terrazzamenti della Costiera Amalfitana a 500mt. slm., dove si pratica da secoli una viticoltura eroica. Il Fiorduva Furore Bianco Costa d’Amalfi DOC 2023 (14,5%) di Marisa Cuomo è il frutto di una vendemmia tardiva e un affinamento in barrique.

Il giallo “camomilla” rimanda immediatamente al calore del sole e alla luminosità del cielo di quella piccola parte di paradiso, seduce l’olfatto il profumo avvolgente di albicocca matura, frutta tropicale, macchia mediterranea. In bocca si caratterizza per un gusto ricco e fresco su una struttura minerale dove emergono note di frutta secca, uva passa e canditi e una lunga persistenza di morbida aromaticità finale. È un vino pluripremiato che una volta assaggiato non si dimentica più e consiglio vivamente di provarlo!
“Et però credo che molta felicità sia agli homini
che nascono dove si trovano i vini buoni.”
Leonardo da Vinci

