MARIA BELLONCI: DAL CENACOLO LETTERARIO AL PREMIO STREGA

di Antonella Reda e Susanna Rotunno


MARIA, UNA STORIA DI PASSIONE.

Nata a Roma nel 1902 da Felicita Bellucci e da Vittorio Villavecchia, discendente da una famiglia aristocratica piemontese, noto studioso di chimica. Durante il periodo scolastico passato a Roma nel Collegio del Sacro Cuore, Maria Bellonci, nonostante sia una ragazza ribelle, con un carattere indipendente e una forte personalità, sarà molto apprezzata nel Collegio. Prosegue poi gli studi al liceo Umberto I, dove nasce l’amore per la scrittura. Nel corso degli anni ‘20, due episodi cambiano la sua vita: la stesura di una prima prova narrativa (il romanzo “Clio e le amazzoni”) e l’occasione di sottoporre quella prova al giudizio di Goffredo Bellonci, autorevole e illustre critico militante redattore del Giornale d’Italia. Il lavoro giudicato promettente ma acerbo non vide mai la luce ma la relazione allieva-maestro che si istaurò fra loro, nonostante Goffredo fosse più grande di 20 anni, sfociò nel fidanzamento e poi nel matrimonio. È l’agosto 1928.  La passione per la ricerca del marito e il fascino che ha su di lei la sua immensa biblioteca, contagiano Maria che dedica il suo tempo al recupero di vicende storiche e personaggi del passato.  Ed è solo il compimento del libro d’esordio Lucrezia Borgia che nel 1939 vince il Premio Viareggio, a segnare una carriera di biografie romanzate. E’ infatti con la stessa passione di un romanzo che narra Lucrezia e ci racconta in una intervista rilasciata alla Rai mentre cammina tra le cupe bellezze dei monumenti storici di Ferrara,  le sue tormentate vicende fino al Cortile del Castello che evoca un misterioso delitto consumato tra trame e intrighi. Seguono i libri “i Segreti dei Gonzaga”, Tu vipera gentile, nel 1982 Marco Polo e Il Milione, che i giovani hanno eletto a libro-guida, e si sono identificati in questo eroe della pace, e nel 1985 “Rinascimento privato”.   

IL PREMIO: UNA LUCE DOPO LA GUERRA. 

Tutto comincia a Roma nell’estate del 1944, in un piccolo appartamento di 4 stanze dalle pareti tappezzate di libri, a viale Liegi. È la casa di due intellettuali il critico letterario Goffredo Bellonci e la moglie Maria già nota come autrice. Attorno ai Bellonci si viene via via creando un cenacolo culturale che raccoglie letterati, artisti, gente del cinema giornalisti, uniti solo dalla volontà e dal desiderio di ricominciare dopo il drammatico periodo della guerra, quelli che saranno poi chiamati gli Amici della Domenica. C’è infatti una bellissima Storia di questa amicizia all’origine del premio Strega: “Maria Bellonci si alzava ogni domenica alle 5”.  Così inizia un” vivo” reportage custodito negli Archivi della Rai…” Si recava alla borsa nera e acquistava uova e farina per impastare 2 torte: poi le offriva insieme a un buon tè ma gli ospiti a volte erano anche 30 o 40, le tazzine solo 9 e durane le discussioni accademiche, in quella casa era tutto un volteggiare di tazzine che venivano portate in cucina, lavate e asciugate in tempo di record. Fu da quelle riunioni, alle quali partecipavano personaggi come Bontempelli, Gorresio, Piovene, Savinio, Gadda, Palma Bucarelli, Moravia e molti altri che venne a Maria l’idea di un premio letterario con una giuria vasta e democratica che comprendesse tutti gli amici che la domenica si riunivano in casa.” Il premio letterario nascerà il 17 febbraio del 1947 quando a Viale Liegi arriva un giovane imprenditore, attento e interessato al mondo della cultura. Il mecenate è Guido Alberti, titolare insieme ai fratelli, di una ditta che a Benevento produce il liquore Strega. E così appunto si chiamerà il neonato premio. Il primo vincitore è un giovane stimato per la vivacità dell’ingegno ma poco conosciuto. È Ennio Flaiano con il romanzo “Tempo di uccidere”. Si susseguono nomi eccellenti per il futuro della nostra letteratura: nel 1950 Cesare Pavese con “la Bella estate”, Alberto Moravia con “I Racconti”, Mario Soldati con “Lettere da Capri”.  Nel 1957 a vincere è la giovane Elsa Morante, prima donna eletta con “L’isola di Arturo”.

È impossibile citarli tutti ma va ricordato che fino al 2024 fra i vincitori sono 13 donne e 65 uomini e che molti dei romanzi in concorso hanno raggiunto riconoscimenti unici, divenendo dei veri must letterari in tutto il mondo. Basti ricordare “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che cinema e televisione hanno reso immortale, fino a “Il nome della rosa” di Umberto Eco, che ha venduto 50 milioni di copie in tutto il mondo e tradotto in 10 lingue.

LA STORIA CONTINUA 

Alla morte di Maria Bellonci nel 1986, Anna Maria Rimoaldi, sua amica e raffinata autrice, prende il prestigioso impegno e crea una fondazione dedicata alla scrittrice e al marito Goffredo, seguendo Lo Strega fino al 2007, anno della sua morte. La formula del Premio, pur con alcuni adattamenti, è la stessa della prima edizione: possono partecipare tutti i libri di narrativa pubblicati in Italia nell’anno, che abbiano ricevuto la candidatura di almeno due “giurati”, che attualmente sono più di 400. Nel mese di giugno viene selezionata la cinquina dei finalisti e il primo giovedì del mese di luglio viene eletto il vincitore. Grazie agli innumerevoli reportage realizzati negli anni e dalla diretta che Rai3 trasmette dal 2014 collegandosi con il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, è diventata una kermesse letteraria, un appuntamento mondano e un fenomeno di costume, attirando un sempre più vasto pubblico. Ancora oggi casa Bellonci, trasformata in museo, accoglie ospita i giurati e gli appassionati di letteratura

“…Supra acqua et supra vento et supra ad omne mala tempo…” è questa la formula magica citata dalla mitologia, recitata prima di volare al Sabba, la danza sfrenata delle streghe, nei pressi di Benevento. ed è proprio a questa leggenda che si rifà il mitico liquore, una danza che diventa metafora di buon augurio, lo stesso che animava il primo gruppo degli amici della domenica, una formula magica che ancora oggi si batte per tenere in vita e salvaguardare la libertà e l’amore per chi racconta storie.


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