CLEMENTINA

di Elisabetta Marini
Giuliana Salvi in questa gradevole prima opera rende un doveroso omaggio alla bisnonna nel cui mito è cresciuta. Dalla forza di volontà e dalla tenacia di questa donna, inventatasi insegnante, è derivato, infatti, il benessere economico, sociale e psichico dei suoi discendenti e di tante famiglie leccesi.
La vita di Clementina fu veramente dura. Non solo per il periodo storico in cui si svolse: nacque nell’ultimo decennio del XIX secolo e morì negli anni sessanta del XX. Visse così in prima persona le molte trasformazioni sociali, culturali, politiche e tecnologiche dei tempi moderni, ma anche le terribili privazioni e incertezze causate da due guerre mondiali, dall’epidemia della spagnola, dall’avvento del fascismo. Oltre a tutto questo la vita di Clementina fu funestata da lutti che si susseguirono in pochi anni, e che la lasciarono devastata nell’animo ma costretta a reagire per affrontare le enormi problematiche legate ai propri doveri di madre.
L’autrice ha poco materiale documentario a cui attingere per costruire la sua trama, mentre dispone dei molti ricordi che, di padre in figlio, si sono tramandati, perdendo la drammaticità del racconto vissuto in prima persona e acquisendo nel tempo una sorta di velatura e pacatezza. Pertanto è costretta a intervenire con l’inserimento di personaggi o di episodi di invenzione letteraria che contribuiscono, con grande abilità, a creare un quadro omogeneo e plausibile della vita di Clementina.
Il libro idealmente è diviso in due fasi temporali: il periodo romano e il periodo leccese.
In entrambi questi periodi Clementina emerge nella narrazione con forza e determinazione. Tutto gira intorno a lei e la contestualizzazione storica, politica e sociale viene volutamente trascurata. E’ una scelta letteraria, pienamente condivisibile. All’autrice non interessa scrivere un libro storico. Non vuole attraverso le gesta di Clementina assurgere dal particolare all’universale. La storia di Clementina è un unicum irripetibile e come tale non può contemplare la presenza di altri protagonisti. La scena deve essere tutta lasciata a lei e alle sue imprese.
La narrazione della vita romana serve a preparare il lettore all’evoluzione degli eventi che accadranno a Lecce – vero fulcro del libro -, quando, per necessità, trasformerà la sua casa in una scuola per privatisti. Così vivrà murata in casa senza riuscire a leggere i giornali. Il mondo le giungerà solo tramite i suoi allievi e non avrà un attimo, neanche per dormire, divisa tra le lezioni a pagamento e quelle ai suoi figli.
La conclusione del periodo romano è quanto mai nefasta. In pochi anni Clementina avrà lutti devastanti e ogni volta il suo ventre sarà “abitato”. La morte del padre, della figlia Chiara di 5 anni e del giovane marito Cesare, avverranno sempre quando lei sarà prossima al parto (il marito muore 2 settimane dopo la nascita di Francesco nonno dell’autrice) “la morte arrivava priva di pietà e la vita rispondeva generosa”
Inizialmente la vita a Lecce sarà quanto mai dura: sola con una modestissima pensione, una casa trascurata dalle sorelle, tre bambini piccolissimi e la prima guerra mondiale in corso. Certo il fronte era lontano, ma i disagi economici e sociali erano palpabili. E ciò che appesantisce ancora di più l’animo di Clementina è mantenere la promessa fatta a Cesare in punto di morte: dare ai figli le stesse possibilità che avrebbero avuto se il padre fosse sopravvissuto. Lei, con tenacia e testardaggine, risparmierà lira su lira per la formazione culturale dei figli. Così, invece di percorrere la strada più semplice di un nuovo matrimonio con un uomo benestante, si chiude in casa a preparare ragazzi e ragazze per gli esami di maturità. Molti di loro andranno all’università, incluse varie ragazze. Perché, a modo suo, Clementina è per la dignità della donna, è per il conseguimento dei propri sogni e delle proprie aspirazioni. Non è una femminista o una suffragetta. Lei è pragmatica e non vede limiti né nella maternità né nel genere femminile. La donna può, se ne ha la volontà, arrivare dove vuole, solo che deve essere più brava e deve lavorare di più dell’uomo a causa delle convenzioni sociali che la vogliono madre e moglie, e niente altro.
Per oltre 20 anni resta chiusa in casa e l’autrice, per dare al lettore un’idea del contesto, introduce personaggi che portano il mondo esterno nel suo microcosmo, incluso l’allievo fascista.
Clementina crede che i giovani vadano forgiati con l’autorità e l’istruzione: “le regole erano solo 3: silenzio assoluto durante le lezioni, il mantenimento dell’ordine e l’onestà”. Questo riporta nel libro “La pedagogia della mamma” che viene pubblicato nel 1936, quando ormai le scuole Montessoriane erano diffuse in tutta Italia. “Pare che abbiate dormito vent’anni e vi siate svegliata tutto a un tratto. La società è un tantino cambiata” le dice, infatti, l’editore.
L’autrice, alla sua prima opera, dimostra grande abilità compositiva e maturità stilistica, che si concretizzano soprattutto nell’uso sapiente dei dialoghi e nella tecnica narrativa caratterizzata dalla scomposizione temporale.
Espedienti felici perché da una parte il lettore apprende dalla stessa voce di Clementina le sue scelte di vita ed educative e, dall’altra, perché l’ordine cronologico degli eventi così drammatici avrebbe appesantito la lettura, ma soprattutto avrebbe appiattito le emozioni, a discapito della commozione.
La scrittura della Salvi è piana e scorre gradevole tra dialoghi concettosi, accenni dialettali e semplici frasi di vissuto quotidiano che hanno lo scopo di ricreare per il lettore un’atmosfera familiare pacata, nonostante la pesantezza della situazione. Una quotidianità in cui il personaggio di Clementina domina e sovrasta tutti gli altri, relegati in ruoli secondari, siano essi persone reali o creazioni letterarie.
SCELTI PER TE

L’anniversario, di Andrea Bajani, Ed. Feltrinelli, 128 pagine, pubblicato nel 2025.
Con questo piccolo ma intenso, intimo e pacato libro Andrea Bajani ha vinto quest’anno il LXXIX Premio Strega oltre a essersi aggiudicato anche il primo posto nella sezione Giovani dello stesso premio. Un libro fortemente autobiografico, anche se l’autore già in premessa chiarisce che, per fini puramente letterari, alcuni dettagli sono stati manipolati. Questo genere letterario può essere di due tipi: “autogestito”, in cui l’autore si pone di fronte alla pagina come fosse di fronte a uno psicoterapeuta e si pacifica con il proprio sé concretizzando nella scrittura le sue problematiche; oppure narrativo, in cui si cristallizzano le conclusioni di un lungo e doloroso percorso intrapreso con l’aiuto di uno psicoterapeuta. Bajani ha percorso questa seconda strada operando una vera e propria vivisezione della sua famiglia, esaltando gli aspetti psicotici dei suoi componenti e, contemporaneamente, giustificandone le ricadute con quella pietas che solo un figlio può provare.

I Crispi nella spedizione dei Mille, di Guido Palamenghi Crispi, Edizioni Meridiano Zero, 120 pagine, pubblicato nel 2025.
Il Centro studi Rose e Francesco Crispi ha appena presentato un interessante libro firmato dal pronipote, presidente del centro, sulla partecipazione di Francesco Crispi e di sua moglie, l’inglese Rose Montmasson, alla spedizione dei Mille. Non ci troviamo di fronte al consueto libro di storia – anche se l’autore cita fonti, lettere, articoli da cui trae le informazioni – ma a uno scritto che “umanizza” la vicenda, dandole un taglio più accessibile, personale e al contempo intimo. Soprattutto quando narra la vita di Rose, donna indipendente, dinamica, capace di esporsi al rischio di viaggiare da sola da Genova fino a Malta e poi in Sicilia per serrare le fila dei Liberali. Ma capace anche di essere una infermiera accudente e risolutiva, tanto da essere definita “l’Angelo di Calatafimi”. E’ ricordata anche come l’unica donna che partecipò alla spedizione dei Mille con il pieno consenso di Garibaldi a cui disse: “Generale, quando una donna conosce il rischio a cui suo marito si espone è giusto che voglia accompagnarlo”.
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