LA RICREAZIONE È FINITA

di Elisabetta Marini
Questo gradevole libro di Dario Ferrari, pubblicato nel 2023, inizialmente farebbe pensare di trovarsi a percorrere in modo ironico e divertente la vita di provincia di un viareggino perdigiorno.
In realtà il libro è molto più complesso. I protagonisti sono tre: Marcello Gori, vincitore per caso di un concorso per il dottorato di ricerca alla facoltà di Lettere, il chiarissimo prof. Sacrosanti, il terrorista letterato Tito Sella.
Questi tre protagonisti, narrati dalla voce di Marcello, coprono tempi e luoghi differenti, vicende in cui questi transita affannato nel tentativo, per lui insolito, di raggiungere un risultato. Proprio lui che di risultati nella vita ne ha avuti veramente pochi.
Perché Marcello, laureato in lettere, ha uno scarso senso di sé, non si definisce un pigro ma un saggio taoista: “Anziché agire in vista di uno scopo, il saggio lascia che le circostanze lo portino dove vogliono loro, senza incaponirsi, alla maniera occidentale, a voler essere per forza l’artefice del proprio destino”. Così vive una vita inattiva, senza un progetto, senza un futuro, bighellonando in provincia, subendo passivamente anche il rapporto amoroso con Letizia, una bella, centrata, risoluta, studentessa di medicina, da lui definita secondo i casi Riccioli d’oro o Grillo parlante. Un quasi nichilista, perché anche essere pienamente nichilista significherebbe aver fatto una scelta.
Il caso vuole che Marcello vinca un concorso per il dottorato nella facoltà di lettere di cui Sacrosanti è il monarca assoluto. Ferrari pittura ironicamente il mondo accademico, evidenziandone storture, ipocrisie, sovrastrutture; elencando i soprusi perpetrati dal chiar.mo prof. nei confronti dei suoi eterni borsisti; insistendo sugli “scodinzolamenti” della pletora di assistenti osannanti che lo circonda tutti mordaci e maldicenti nei confronti dei propri pari. Accademici che “…operano in un settore marginale e assolutamente indigente come quello della cultura, e che nondimeno si sentono delle rockstar”. Si sentono talmente potenti da misurare la propria forza con scelte audaci, come ha fatto Sacrosanti che ha avuto “l’accettazione generale nel mondo accademico della sua cattedra di italianistica comparata, che è un ossimoro perché o sei italianista o sei comparatista”.
L’assegnazione della ricerca sul terrorista Tito Sella da parte di Sacrosanti a Marcello per il dottorato di tre anni comporterà lo stravolgimento della sua vita, della sua mentalità. Improvvisamente attraverso un percorso gioioso e frizzante – vissuto a Parigi grazie a Tea, una vivace ma viziata estremista-pseudo rivoluzionaria – la sua vita diventerà emozionante e incosciente. Tramite lo studio della vita di Tito Sella, viareggino e inizialmente perdigiorno come lui, prenderà coscienza della vacuità dei suoi anni giovanili, della nullità delle sue esperienze di vita, della sua incapacità di penetrare l’animo delle persone a lui vicine – siano essi i genitori nel loro ruolo autoritario, siano essi gli amici e colleghi nel loro ruolo paritario. Grazie allo studio dell’opera letteraria di Tito, Marcello raggiungerà una sensibilità e una formazione culturale prima per lui impensabili.
E questa fusione di personalità, questo accavallarsi di avvenimenti e di esperienze, questa penetrazione di Marcello nella mente e nelle opere del terrorista letterato è il lato migliore del libro.
Ferrari fa una ricostruzione dell’evoluzione rivoluzionaria di Tito – dai suoi albori a Viareggio con piccole azioni dimostrative volte a mere rivendicazioni sociali sino a vere azioni terroristiche – con una dovizia di particolari, con una tale ricostruzione storica, da stimolare nel lettore il continuo dubbio se ciò che si sta leggendo sia realmente accaduto o sia finzione.
La descrizione degli anni di piombo, degli impulsi sociali, ma soprattutto psicologici, che animarono tanti giovani – improvvisamente non più disposti ad accettare passivamente le regole della società perché non rispondenti ai loro sogni di libertà e di modernità – è profonda e circostanziata e attraverso essa Marcello arriverà finalmente alla presa di coscienza di sé stesso, e con un colpo di coda finale, riscatterà il suo passato inerme. Finalmente cresciuto sarà in grado di gestire il proprio futuro in barba al credo del saggio taoista.
SCELTI PER TE

La vita normale, di Yasmina Reza, Adelphi Editore, 193 pagine, pubblicato nel 2025.
Yasmina Reza è una pluripremiata drammaturga francese di origine iraniana. Scrive anche libri di successo oltre a essere attrice e sceneggiatrice. Sua è stata la lectio di apertura del salone del libro di Torino 2025. Questo libro, difficile da catalogare in un genere letterario, è un “mosaico” di racconti brevi, alcuni di una sola pagina, in cui – come accade in tutti i libri della Reza – al centro della scena c’è l’individuo descritto attraverso una sua piccola caratteristica, un atteggiamento o un gesto. La difficoltà dell’inquadramento letterario è nella molteplicità di temi trattati: alcuni racconti sono ricordi familiari; altri narrano incontri con conoscenti più o meno celebri; altri ancora riportano resoconti di situazioni insolite che hanno colpito la sensibilità dell’autrice. I più numerosi però riguardano casi giudiziari penali di rilievo. Perché è proprio nei tribunali che la Reza riesce a scovare il lato umano nascosto che la interessa. E ne scrive senza la freddezza di un cronista giudiziario e senza il morboso interesse per il torbido del giornalista scandalistico.

Di spalle a questo mondo, di Wanda Marasco, Neri Pozza Editore, 416 pagine, pubblicato nel 2025.
Wanda Marasco in questo romanzo – entrato nella dozzina dello Strega, vincitore del Premio La Società Lucchese dei lettori (della cui giuria faccio parte) e del Premio Campiello – fa un’ottima operazione culturale e storica partendo dall’eroica vita di Ferdinando Palasciano, abile medico borbonico e, dopo l’unità d’Italia, noto chirurgo e parlamentare del Regno. Palasciano fu un grande uomo. Sensibile e solidale venne condannato a morte nel 1848, e poi graziato da Ferdinando II, per aver curato sul campo di battaglia indistintamente soldati borbonici e nemici. Dai suoi ideali, sempre difesi con coraggio e determinazione, incurante dei rischi, mosse i primi passi la Croce Rossa. Questo uomo colto (aveva tre lauree) era molto integrato nel tessuto sociale napoletano. Amato dai poveri – che curava con amore – era anche amico di molti personaggi famosi, che interagiscono con lui nel racconto. Il libro, potente nei contenuti e nella scrittura, accompagna il lettore dentro la mente, purtroppo sconvolta, di questo grande uomo, narrando episodi rocamboleschi sia prima che dopo il suo ricovero in manicomio. Il linguaggio della Marasco è molto complesso e include parole desuete o ne conia di nuove, suggestive ed evocative, là dove la lingua italiana mostra, a suo avviso, una carenza. Così la lettura scorre lenta, accidentata, intervallata dal dialetto napoletano e da raffinate scoperte linguistiche. Inizialmente questa scrittura cattura e affascina il lettore che però, con il progredire del racconto, rischia di esserne un po’ sopraffatto
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