1932: NASCE LA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

di Antonella Reda e Susanna Rotunno


DALLE STORICHE VISIONI DEL LIDO ALLE ATTUALI PROPOSTE DELL’ULTIMA EDIZIONE

Venezia simbolo di bellezza e teatro di innumerevoli attrazioni internazionali e mondiali, sceglie il Lido come palcoscenico del cinema e delle Arti Visive. E così che il 6 agosto del 1932, in occasione della Biennale dell’Arte, nasce la prima dizione: “Esposizione internazionale d’arte cinematografica” che non prevede vincitori né vinti. Finanziata dal Conte Giuseppe Volpi per rilanciare il Lido è una delle eredità del ventennio fascista. Dal 1935 avrà cadenza annuale. Fu la prima occasione per rivalutare il cinema italiano ma anche per vedere opere americane, russe, francesi che altrimenti non sarebbero mai arrivate da noi. È il festival più antico del mondo giunto oggi alla sua 82esima edizione. Nel coso degli anni arrivano dalla Mostra, grazie alla televisione, immagini di eventi e mondanità riprese da curiosi cronisti, tra cui gli indimenticabili Giorgio Mazzarella e Lello Bersani. Un tappeto rosso che vede sfilare non solo attori e registi ma anche ospiti illustri: il soprano Maria Callas, il compositore Igor Stravinskij e il pianista polacco Arthur Rubinstein. La caratteristica è di essere vetrina non solo del mondo dello spettacolo e della cultura ma anche riflesso di eventi politici e sociali. I registi Antonioni, Visconti, Fellini si incontrano con il francese Truffaut, Bunuel, Godard, il russo Tarkovskij, gli americani David Wark Griffith e poi John Huston.  Dopo gli anni della mondanità e della nouvelle vague arrivano gli anni della contestazione. Nel 1968 giovani manifestanti al grido di: “Mostra libera! Cinema del popolo!” occupano il Palazzo del Lido. “Una sberla” come ricorda Ugo Gregoretti “data dai giovani innamorati del cinema, che accusavano i registi della mia generazione di essersi venduti al capitale”. La Mostra va avanti lo stesso ma qualcosa da allora cambia: il direttore Chiarini si dimette e la trentesima edizione del ’69 fa piazza pulita di leoni, coppe e giurie. La crisi reclamava una sorta di rifondazione avvenuta solo nel 1979 con Carlo Lizzani. Premi e competizione riprendendo 10 anni dopo nel 1980 con la nuova denominazione: “Mostra internazionale d’arte del cinema di Venezia”. Negli anni di incarico, Lizzani cerca di adattare la vecchia formula ai grandi mutamenti sopravvenuti nel cinema, come i rapporti con la televisione, dando spazio allo spettacolo e alla sperimentazione e ad un ampio ventaglio di scelte rivolte verso un nuovo pubblico. Non solo cinema dunque ma anche documentari, formule che integrano vari generi narrativi: repertorio, narrazione, docufilm proposte da nuove generazioni, e serie tv realizzate da grandi Maestri del cinema.  Sul palcoscenico del teatro di Venezia i generi si alternano ma resta alta la qualità e la ricerca di grandi storie, facendo da apripista nel panorama dei festival internazionali.

TORTORA VENDICATO DA BELLOCCHIO: 40 ANNI DI ATTESA PER UNA STANDING OVATION 

Nell’ultima edizione da poco conclusa l’attenzione al sociale è evidente senza nulla togliere alla grande atmosfera di festa del cinema. Vince il leone d’oro il film di Jarmusch “Father, Mather, Sister, Brother” che indaga la complessità delle dinamiche familiari, ma sono tutti d’accordo nell’assegnazione del Leone d’Argento, Gran Premio della giuria, a Kaouther Ben Hania per “The voice of Hind Rajab” la bambina palestinese diventata simbolo della tragedia in corso a Gaza. Attenzione all’attualità dunque, ma anche alla memoria di storie italiane. Quest’anno in anteprima la proiezione delle prime due puntate della serie firmata da Marco Bellocchio e magistralmente interpretata da Marco Gifuni: “Portobello” che riporta la vicenda triste e amara del grande indimenticato Enzo Tortora. Tutti noi lo conosciamo, essendo uno dei più noti presentatori della tv italiana insieme a: Corrado, Pippo Baudo e Mike Bongiorno: i famosi 4 moschettieri

Ligure, classe 1928, di famiglia borghese, Tortora, giovane di bell’aspetto gode fama d’innovatore geniale conquistata a colpi di creatività e talento. Cresce dentro la RAI dove entra vincendo un concorso nel 1951. Debutta nel 1956 e già l’anno dopo spopola con Telematch facendo scervellare gli italiani davanti ad uno oggetto misterioso. La genialità di Tortora emerge evidente nella conduzione della Domenica sportiva che si colora di sketch, interviste dal vivo e collegamenti a sorpresa. Ma nel dicembre del 1969 il presentatore si lascia andare a dichiarazioni critiche nei confronti dell’azienda: pronuncia giudizi sferzanti contro il Monopolio televisivo e viene cacciato senza tanti perché. Allora si usava cosi.  Dopo tanti anni di pausa Enzo rientra in Rai con il programma Portobello. Ve lo ricordate? Era il Maggio del 1977 e lo sport nazionale del venerdì sera era questo: tentare di far parlare un famigerato pennuto con il becco giallo. Tortora con bonaria ironia si muove nel suo mercatino del venerdì fra l’ostinato silenzio del pappagallo, le belle centraliniste e le mille strampalate proposte provenienti da tutte le regioni italiane. Ed è proprio da “Portobello” che prende il via la serie tv raccontata da Bellocchio. Dal successo alla caduta. È il 1983, 17 giugno, 4 e un quarto del mattino. Enzo Tortora viene arrestato all’Hotel Plaza di Roma, portato al reparto operativo dei Carabinieri, dove attende fino alle 11 prima di essere trasferito nel carcere di Regina Coeli.  L’accusa è ancora sconosciuta.

 Appena fuori dal reparto operativo Tortora si trova davanti ad un plotone di giornalisti, teleoperatori e fotografi. Le immagini del presentatore con le manette ai polsi fanno il giro del mondo. l’intenzione è quella di un’operazione mediatica che fa di Tortora un mostro da sbattere in prima pagina. A 10 giorni dall’arresto i giudici rendono noto il capo d’imputazione: affiliazione alla Nuova Camorra Organizzata. Il nome di Tortora sarebbe stato fatto da due camorristi pentiti. Maggio 1984: Tortora annuncia la sua intenzione di candidarsi nelle liste del partito radicale alle elezioni per il Parlamento Europeo. Dopo 7 mesi di carcere, 4 di arresti domiciliari e un mese all’ospedale, viene eletto eurodeputato. Settembre 1985: Tortora è condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione e nella sentenza di condanna, viene definito socialmente pericoloso e cinico mercante di morte. Esattamente un anno dopo, la corte d’appello pronuncia il verdetto: Enzo Tortora è assolto con formula piena dopo 1185 giorni di odissea nell’ingiustizia. La corte di cassazione confermerà poi la sentenza di assoluzione con formula piena.  

20 febbraio 1987 Enzo Tortora, se pur provato nel corpo e nello spirito, rientra in Televisione.  Su Rai 2 con la frase indimenticabile: Dove eravamo rimasti? riprende Portobello, sostenuto da un infinito applauso del pubblico, il suo. Con il nodo alla gola per la commozione aggiunge “io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono e sono molti e sono troppi. Sarò qui, resterò qui anche per loro … ed ora cominciamo come facevamo esattamente una volta”

Una vittima innocente per una vicenda che a 40 anni di distanza deve ancora interrogare l’Italia.  

Marco Bellocchio


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