Vittorio Camaiani, il poeta della moda, si racconta nella sua ultima collezione “Quando è un mare”.

di Giulia Chiodini


Vittorio Camaiani, stilista elegante e raffinato, sensibile e empatico, affascinato dalla natura da cui trae spesso ispirazione è fra i nomi più quotati nel panorama della moda italiana. Inizia la sua carriera a soli 18 anni e il suo percorso creativo è segnato positivamente dall’incontro negli anni ’80, con lo stilista marchigiano Massimo Fioravanti che lui definisce “il mio maestro”. Vittorio inizia a collaborare con lui, si trasferisce nella città eterna e negli anni ‘90 nasce la sua prima collezione. L’hanno definito “Il poeta della moda”, perché nel suo percorso stilistico si intrecciano arte, moda e letteratura. Ricordiamo le sue collezioni ispirate alle raffigurazioni surrealiste di Renè Magritte o alle geometrie visionarie del maestro olandese Maurits Cornelis Escher o alle Piramidi dell’Antico Egitto. Le sue creazioni attirano il parere favorevole della critica e del pubblico, il suo estro, la cura del dettaglio e la scelta di tessuti pregiati, sono il fiore all’occhiello del couturier e trent’anni di successi, collezione dopo collezione, continuano a stupire ed emozionare.  

La sua è una donna che non segue i trend imposti dalle riviste di moda ma è allo stesso tempo moderna ed  elegante.

La moda è ciò che attira la mia attenzione attraverso lo sguardo, le emozioni che scaturiscono da queste immagini e che vengono poi riprodotte nella realtà attraverso i miei bozzetti. Mi colpisce sempre il fatto di essere definito “il poeta della moda”, probabilmente c’è qualcosa di poetico in quello che faccio.  La grande poesia in realtà la mettono le donne che indossano i miei capi, perchè   gli abiti allora prendono vita e diventano diversi a seconda della persona che li indossa.

Parliamo della sua collezione per la primavera-estate 2023,” Quando è un mare”, un tema dedicato alla sua città natale, San Benedetto del Tronto e legato ai ricordi dell’estate, ai suoi colori, ma anche ai motivi geometrici come le righe delle cabine, le barche, gli ombrelloni, le stelle marine.

Ho un rapporto col mare molto forte è il mio amico che raccoglie tutti i miei pensieri. Questa collezione è stata quindi un omaggio alla mia città, ma anche un modo per svelare alcuni aspetti della mia persona, partendo dai ricordi dell’infanzia. Poi ci sono anche richiami retrò, a quel modo di vestire che apparteneva un po’al passato ma sempre molto chic. Qui c’è un aspetto un po’nostalgico della mia visione stilistica, nel senso che amo molto le persone che curano l’atto del vestirsi e la mia collezione racconta questo tipo di donna. Ma le mie creazioni invitano anche a sognare, a guardare lontano dalla vita di tutti i giorni, a viaggiare con la mente, a prendere il largo e a sentirsi in vacanza, per far sentire la donna libera e leggera.

Quali sono le sue proposte per il giorno?

Abbiamo una scelta di colori che va dal bianco al celeste, al  blu che sono i colori tipicamente utilizzati in queste mise estive. Ho tratto ispirazione anche dal colore della sabbia e ho scelto il coloniale per alcuni capi ho guardato il tramonto e ho utilizzato il rosa, il verde invece l’ho utilizzato pensando alle alghe, insomma c’è tutta una narrazione legata a ciò che il mio sguardo raccoglie. Tutte tonalità che ritroviamo anche nella parte sera con l’aggiunta del cipria e del giallo oro.  E ‘una collezione molto fresca, tipicamente estiva.  Abbiamo abiti in lino, chiusi con cinture di corda, camicie in seta, completi di fresco cotone.

E a proposito la camicia è fra i le sue creazioni predilette, che novità ci sono quest’anno?

 Ho giocato come se fossi stato un bambino con questo capo che è costruito come una barchetta di carta. Cerco sempre di rispettare il corpo femminile ho sempre paura delle “creazioni troppo creative” e poco portabili, ma questa camicia in lino è di facile vestibilità, pur essendo un modello originale, fuori dal comune.

Assolutamente trendy quindi vestire alla marinara come scriveva Susanna Agnelli nel suo famosissimo libro. Come è la sua marinaretta?

Nella mia marinaretta ho cambiato le proporzioni come a volte amo fare. Ho rovesciato il collo della camicia, nel senso che nella divisa dei marinai è quadrato nel dietro, nel mio modello invece l’ho disegnato quadrato sul davanti e ho fatto la scollatura che generalmente viene portata avanti, annodata nel dietro.  È qualcosa di insolito, ma e me piace giocare con la matita. L’avevo fatto con una collezione nel 2016 che si chiamava “contrariamente”. Tra l’altro, la persona che l’aveva raccontata come musa era Marina Ripa di Meana, con la quale siamo stati legati da una forte amicizia.

Da anni al suo fianco c’è sua moglie Daniela Bernabei, anima dell’atelier.

Lei è il mio alter ego. Il suo contributo è fondamentale, pensi che in sartoria la chiamano “ il generale”…è lei che segue tutto il processo creativo dal mio bozzetto all’abito.

Tornando alla sua collezione che cosa propone per la sera e che tipo di stoffe ha scelto ?

Dopo il Covid ho sempre cercato di creare delle collezioni più reali, portabili, perchè abbiamo vissuto molto meno eventi di gran sera. Nella nostra collezione per il mattino abbiamo scelto cotoni e lini, nel pomeriggio sete e organze cady. E’ una linea molto maschile questa collezione che guarda al mare, ruba molto il modo di vestire del marinaio, ma tutto ciò viene ingentilito e reso femminile tramite i dettagli.  Le gonne sono lunghe, le camicie di organza con dei pantaloni di lino, molto fluidi.  La tuta quest’anno è di seta pura a righe, sempre stile marinara ma arricchita   dall’ effetto volumetrico del tulle blu.

Mi viene in mente poi il caftano di seta marocaine, con due sciarpe di chiffon appena fermato sui fianchi da una cinta, con stelle marine che sembrano , lo dico con molta emozione, quasi raccolte dal fondo del mare, per quanto è preciso e fatto bene il ricamo a mano.

E ancora, nel modello “Dove vuoi”, si possono scegliere i volumi delle maniche da qui l’importanza dell’artigianalità.

Il mio maestro, Massimo Fioravanti  diceva che un capo deve essere fatto meglio dentro che fuori. Ho speso una vita nel cercare di raggiungere non la perfezione, ma una grande attenzione ai dettagli e a questo tipo di manualità molto sicura. Noi abbiamo dei bravi artigiani anche se, più si va avanti e meno si trovano persone che lavorano a mano. La collezione che ho presentato è un pret a couture dove si può trovare un orlo fatto a mano, ma il resto può anche essere fatto a macchina, ma l’attenzione, la pulizia  del capo interno, non so una tasca in seta, una fodera un po’ più ricercata, è sempre mia cura averle.

Per quanto riguarda gli accessori?

I cappelli mi ricordano ancora Marina Ripa di Meana che amava molto le mie creazioni. Questo accessorio lo metto sempre in collezione, perché’ credo che quando si proponga un abito, accompagnarlo con un cappello, arricchisca molto la sua presentazione. Negli anni ho creato modelli più strong che incorniciavano le collezioni, meno portabili.  In questo ultimo modello da marinaio che è stato sviluppato in paglia, rafia, cotone e lino, solo  la parte della visiera è più alta, esasperata nel volume e dunque è un cappello portabilissimo.

 La Galleria del Cardinale Colonna a Roma e i suoi stupendi saloni settecenteschi hanno recentemente ospitato la presentazione della sua nuova collezione. Alla sfilata hanno partecipato personaggi del mondo della nobiltà, cultura, arte e spettacolo Lei èamico di star e celebrities, ci vuole raccontare qualche aneddoto?

R. Tutto ciò che succede nel camerino lo tengo sempre molto nascosto. Ho raccontato di Marina perché ci legava una forte amicizia. Tra l’altro io sono molto timido e nonostante tutto, lei per anni mi volle con sé, sul red carpet del Festival di Venezia. Mi ricordo che una volta mi disse:” Questa volta ho pensato a qualcosa di diverso” e io le risposi “no guarda Marina, faccio il red carpet, però altro non riesco”.  Cerco poco la notorietà attraverso il gossip, mentre amo che i miei capi rappresentino qualcosa del mio mondo interiore e che questo giunga alle persone. Un altro personaggio che ho spesso nel cuore è la nipote di Arturo Toscanini, Emanuela di Castelbarco, una donna speciale, di altri tempi, che frequentava artisti come De Chirico, registi illustri da Zeffirelli a Luchino Visconti. Uno spaccato di vita della nostra società che c’è sempre meno nel nostro paese  e che  toccava  tutto il mondo dell’arte, dalla pittura all’architettura, dalla poesia alla  musica, fino al  cinema  e che rappresentava perfettamente il nostro “ Made in Italy.”

Ora è in tour per l’Italia con i piccoli atelier. Di che cosa si tratta?

Una volta, soprattutto nelle case aristocratiche, i sarti presentavano i loro capi direttamente nelle abitazioni delle signore. Con questa formula, che strizza lo sguardo agli anni ’50 e ’60 anche noi  ci avviciniamo alla nostra clientela,  ospitati da alberghi o anche residenze private, in giro per il nostro Paese, da Venezia e Milano a Bologna, fino a Roma e Spoleto. Questo tour speciale si chiama “Atelier per un giorno”, ma può durare anche di più, per raccontare e far toccare da vicino i nostri capi. In questo modo c’ è anche la possibilità’ di poter scegliere un abito adatto al colore dell’incarnato della cliente. Poi raccontiamo come è nata la collezione, quali sono state le emozioni di tutto il percorso artistico e così facendo si crea un rapporto speciale è anche un modo per  non fare una vendita asettica e le mie clienti poi, sono spesso amiche fra loro.

I mesi estivi sono prediletti dalle spose, come ci stupisce la sposa di Camaiani?

L’abito da sposa è un abito tutto in organza dove abbiamo giocato con le fasce, disegnando le righe del marinaio in lino e tulle e poi applicandole sulla gonna. Abbiamo poi creato una nuvola di tulle che le mie ricamatrici hanno ornato con stelle marine in perle e strass Swarovski. La cappa l’abbiamo chiamata “onda” perché richiama il movimento del mare…


Mail: giuliachiodini@womenlife.it