VIS-A-VIS CON LEANDRO AMATO

di Chiara Montenero


Leandro Amato, attore e cantante tra i protagonisti del musical “Mare Fuori“, in scena dallo scorso dicembre nei più importanti teatri italiani.  L’ho incontrato a Napoli, sua citta natale, per conoscere meglio la sua storia. Il suo talento poliedrico ha conquistato il pubblico con la sua straordinaria interpretazione e la sua voce potente. Ha lavorato con i nomi più importanti della Storia del Teatro Italiano, ma ha anche recitato in fiction televisive, tra cui Elisa di Rivombrosa, e al Cinema in Tre Tocchi di Marco Risi e nel più recente Una Commedia Pericolosa di Alessandro Pondi. Tra i musical, West Side Story e Musicanti (sulle musiche di Pino Daniele).

 Leandro, come hai iniziato la tua carriera di attore?

Innanzitutto ho partecipato alla Bottega Teatrale di Gassman a Firenze per poi incontrare Roberto De Simone con il quale ho debuttato in teatro come attore e come tenore, nella Figlia Di Iorio di cui era protagonista Michele Placido. Da quel momento ho iniziato a recitare con grandi registi come Patroni Griffi, Giancarlo Sepe che è stato il mio maestro e con il quale ho collaborato per tanti anni e con il quale ho fatto tantissimi spettacoli con grandi attori del calibro di Mariangela Melato, Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, i grandi del Teatro italiano. Insieme a Giancarlo, non solo teatro, ma anche ricerca, divertendoci moltissimo in un periodo in cui il mondo del Teatro era molto considerato e seguito mentre oggi, purtroppo, molti teatri storici, come il Valle di Roma, sono chiusi.

La mia carriera è iniziata quasi per gioco perché in realtà io desideravo diventare un pilota aeronautico tanto da tentare l’esame di ammissione all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, prova che riuscii a superare, ma non essendo ancora maggiorenne e non avendo mia madre firmato il suo consenso, non mi fu possibile accedervi. Pensai quindi di rimandare all’anno successivo e nell’attesa mi unii ad alcuni amici che recitavano in piccoli teatri a Napoli. La cosa mi appassionò a tal punto da iscrivermi alla Bottega Teatrale.

Ciò che mi rende più fiero è di aver avuto l’opportunità di lavorare accanto ad attori e a registi di grandissimo pregio, da Gassman a Enrico Maria Salerno oltre a quelli che ho già citato.

Qual è stato il personaggio che più ti somiglia tra i tanti che hai interpretato?

Forse è Romeo di West Side Story. Io sono un irriducibile romantico, nonostante mi facciano sempre interpretare il “boss”, in realtà io sono buonissimo! Evidentemente i registi vedono il mio lato oscuro… o forse il motivo sarà nella mia stazza… non saprei dirti, fatto sta che anche nel musical su Pino Daniele ero il boss, stesso ruolo che ho adesso in Mare Fuori, ma devo ammettere che fare il cattivo sul palcoscenico mi riesce piuttosto bene.

Attore e cantante, quali sono le sfide più grandi da affrontare in un musical? 

Le sfide sono tante, ma quella del canto è di certo la più impegnativa. Nella recitazione puoi non ricordarti una battuta e cambiarla in scena senza alterare il senso del discorso; se in una serata non sei al cento per cento, con il mestiere puoi arrangiarti, ma nel canto tutto questo non piò accadere perché ci sono le note e devi seguirle attentamente senza possibilità di errore, non basta essere intonati.

Ti è mai capitato di avere una raucedine e di non riuscire a cantare?

Assolutamente sì e in questo caso ti fai una bomba di cortisone e risolvi il problema nell’immediato. Non avrai la voce al cento per cento, ma comunque riesci a cantare. Questo succede anche nella recitazione: cortisone e vai in scena. Giuliana Lojodice e Paolo Ferrari erano degli esperti in materia: the show must go on! 

Parliamo di Mare Fuori, la fiction che ha ispirato l’omonimo musical di cui sei tra i protagonisti, a tuo parere qual è il motivo dell’enorme successo che sta riscuotendo?

A mio parere il successo della serie e dell’omonimo musical che registra sold out tutte le sere in teatri di oltre mille posti, sta nella storia in cui i giovani si identificano (e i loro genitori rivedono i propri figli o sé stessi da giovani), ma credo che ci sia anche una motivazione romantica perché all’interno del plot c’è una sorta rivisitazione della storia di Romeo e Giulietta. E poi si trattano vari aspetti della gioventù dei nostri giorni: il malessere sociale, l’insoddisfazione, il recupero, le difficoltà di inserimento, le diversità di ceto. Tutto ciò ha coinvolto moltissimo i ragazzi.  

Quale il tuo personaggio nel musical e come ti senti nei suoi panni?

Io interpreto Salvatore Ricci, il papà di Rosa che è la protagonista del musical. Il mio è un personaggio legato alla Camorra, un boss in contrasto con la famiglia Di Salvo, ma il caso vuole, che mia figlia in carcere conosca e s’innamori proprio del figlio del boss della banda rivale che ha ucciso due dei miei figli. Ovviamente io contrasto questa unione e desidero vendicarmi chiedendo a Rosa di far uccidere il suo amato all’interno della prigione.


Hai mai avuto difficoltà a separare te stesso dal personaggio che stavi interpretando?

Assolutamente no. Come ti ho detto io sono buono e caro, ma non devono pestarmi i piedi. Essendo nato in un quartiere di Napoli che è il Pallonetto a S. Lucia, in un periodo storico abbastanza turbolento, ho fatto un percorso mio personale per uscire fuori da un certo contesto dove il più forte aveva la meglio. E’ stimolante per un attore affrontare dei personaggi che paradossalmente possono essere lontani da te, ma che in sostanza così tanto lontani non lo sono. E’ come se fosse qualcosa che tu hai messo da parte e che non vorresti che uscisse mai fuori. Diciamo che io sono molto buono, ma potrei anche essere molto cattivo. 


Quale la prima cosa che fai al risveglio e quale l’ultima prima di addormentarti?

La prima è telefonare alla mia compagna e ai miei figli i giorni che non sono a scuola e subito dopo bere un caffè. L’ultima prima di dormire è leggere il giornale del giorno ormai concluso, mi concilia il sonno.

Ascolta ora una canzone di Leandro Amato:


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