VIS-A-VIS CON DANIELE CARNACINA

di Chiara Montenero


Daniele Carnacina, regista, soggettista, sceneggiatore, produttore, direttore artistico… che dire di più? Lo abbiamo intervistato per comprendere il suo ruolo di direttore artistico e di produttore esecutivo della fiction televisiva Paradiso delle Signore (a cui ha partecipato anche in qualità di regista e soggettista di alcune delle stagioni passate).

Quali sono le principali sfide che si affrontano nella direzione artistica di una fiction?

La direzione artistica in realtà è una supe- regia. In Italia le soap sono nate con Un posto al Sole (di cui io ho curato per i primi due anni la regia) e per la prima volta è stato introdotto il concetto della multi-regia, cioè più registi che girano in contemporanea. Anche nel Paradiso abbiamo quattro registi e quindi le scelte, che normalmente farebbe il solo regista di un film, in questo caso vanno coordinate da qualcuno che le renda compatibili l’una con l’altra altrimenti si rischia di avere quattro realizzazioni diverse della stessa storia. Il direttore artistico, detto anche produttore creativo, showrunner – termine molto in voga ultimamente – supervisiona tutta la parte artistica: scelta degli attori, reparti creativi, che vuol dire costumi, “trucco e parrucco”, scenografie, eccetera. In poche parole tutto ciò che attiene alla parte artistica fa capo a me. Inoltre mi relaziono con i registi perché si attengano a una certa linea di linguaggio in modo tale che la loro regia sia sempre allineata al prodotto di cui fruirà lo spettatore. L’importante è mettere tutti nelle condizioni migliori, pur all’interno di paletti produttivi piuttosto rigidi e di questa grammatica non autorale, ma assolutamente funzionale al genere. Tutti devono essere motivati per riuscire a dare il meglio di loro stessi. Il mio ruolo è proprio quello di far sentire indispensabile ognuno di coloro che lavora al progetto. Sono davvero felice quando scopro delle maestranze – macchinista, attrezzista, elettricista o altro – impegnate a leggere la sceneggiatura, questo significa che sono riuscito a far sentire ognuno di loro parte di un aim comune. La cosa più importante è rispettare il “patto d’ingaggio”. Nel caso del Paradiso delle Signore questo è di avere una serie non ansiogena, una serie ovviamente basata sui sentimenti, che racconti il periodo storico anni ’50-’60, periodo “educato” che aveva dei valori oggi un po’ sbiaditi; all’epoca lo studio e il lavoro ripagavano dell’impegno del singolo. E poi c’è l’effetto nostalgia per le persone più anziane che ci guardano, ma anche per coinvolgere le generazioni più giovani, incuriosite da quegli anni vissuti o raccontati dai propri genitori.         

Come viene selezionato il cast di attori per la serie? Quali sono i criteri di scelta?

Innanzitutto abbiamo due ottime casting che fanno una prima scrematura scegliendo tra i numerosi self tape. Da quando c’è stato la pandemia si usa questo sistema evitando di convocare in presenza gli attori. Noi mandiamo delle scene per il provino e gli attori preparano a casa il video da inviare alle casting che a loro volta selezionano i migliori da inoltrano a me. A quel punto sta a me fare la seconda scrematura e, dopo averli visti in presenza, scelgo i cinque o sei più adatti a quel ruolo. Ma, attenzione, la mia scelta è determinata, non solo dalla “bravura” nell’interpretare quel personaggio, ma anche dalla personalità e dalla capacità di inserimento del prescelto in un vero e proprio mondo e alla possibilità di conviverci per almeno dieci mesi. Fatte le mie scelte, le propongo quindi ai registi, al produttore e al committente, in questo caso Rai Fiction, per arrivare infine, tutti insieme, a scegliere a chi affidare quel ruolo.

Quale il ruolo che preferisci interpretare nella tua vita lavorativa: regista, soggettista e sceneggiatore, direttore artistico o produttore esecutivo?

Sono più di vent’anni che occupo grandi ruoli nelle produzioni che seguo, però mentre prima c’erano discussioni sulla parte creativa e quella economica, in questo caso essendo io sia direttore artistico che produttore esecutivo mi metto abbastanza d’accordo con me stesso nel riuscire a scegliere dove investire di più e dove di meno. Conoscendo da vicino l’importanza di una scena o di una sequenza, è fondamentale per me che tutti i dieci mesi di produzione abbiano sempre il budget giusto. Non puoi partire spendendo tanti soldi all’inizio per poi tirare i remi in barca alla fine perché non ne hai più abbastanza. Noi abbiamo un sistema dove “mensilizziamo” tutti i dieci mesi di produzione e sappiamo esattamente quello che possiamo spendere ogni mese per avere sempre la stessa qualità per tutte le 160 puntate della stagione. Dico sempre che il mio è un lavoro da maratoneti e non da centometristi: devi partire con un certo ritmo e mantenerlo fino al traguardo finale. Tornando alla tua domanda, in questo lavoro devo spogliarmi del mio passato di regista e di sceneggiatore per restarne al di fuori e lavorare con obiettività. Amo la regia, ma per dirigere un film e non una lunga fiction televisiva.

Quale la prima cosa che fai al risveglio e quale l’ultima prima di andare a dormire?

La prima cosa al risveglio è di accendere il cellulare e leggere la rassegna stampa. L’ultima ce l’ho molto chiara: recito due preghiere e bacio mia moglie, ma non sempre in quest’ordine. 


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