VILLA ADA
di Flaminia Casardi
Oscar Wilde scriveva “Roma brucia dal caldo, ma vado a passeggiare in un parco e mi propongo di fare delle fotografie, io adoro fotografare le mucche che, a differenza delle architetture, non si muovono”. Sabato 21 aprile 1900, i soliti paradossi! Senza arrivare a tanto, propongo una passeggiata dentro uno dei parchi più grandi di Roma, Villa Ada. Una volta di proprietà dei Savoia, si estende da Monte Antenne alla via Salaria, costeggia quindi il quartiere Trieste fino ai Parioli. Per entrarvi ci sono vari ingressi, quello monumentale da cui accedevano le carrozze reali, quello con le due teste di cavallo in bronzo, una volta brunite oggi scolorite dal tempo e dall’ossidazione. C’è poi un accesso detto “Sud” per via della sua vicinanza a Monte Antenne e un altro piccolo sulla Salaria vicino alle Catacombe di Priscilla. La Storia racconta che il terreno era di proprietà di una nobildonna romana, Priscilla, vissuta due secoli circa dopo Cristo, che generosamente donò alla comunità cristiana tutta l’estensione del terreno per poterlo adibire a cimitero, costruito secondo l’usanza del tempo, su vari livelli sovrapposti che si snodano per circa 13 chilometri in gallerie sotterranee.
Non tutti sanno che la legge di Roma proibiva di seppellire i propri morti dentro le mura dell’Urbe, recinto considerato sacro, possiamo quindi supporre con quale riconoscenza deve essere stato accettato tale dono, che diverrà uno fra i più grandi ipogei della città. Ma torniamo tra i vivi! Una volta Villa Ada era di proprietà dei Savoia ed era chiamata “La Villa del Re”, la famiglia reale la usava per la caccia, per l’equitazione e per le passeggiate. Acquistata da Vittorio Emanuele II nel 1878 venne venduta al Conte Telfener che amministrava i beni reali, e da lui dedicata alla moglie Ada. In seguito rientrò nelle proprietà Savoia e vi rimase fino alla caduta della monarchia. Il Parco fu allora aperto democraticamente al pubblico, ma molte delle parti private rimasero inaccessibili. Attualmente i percorsi sono tanti e tali, da rendere fruibile quasi la completezza di un terreno che si estende per circa 140 ettari. Oggi entreremo dalla “Porta dei Cavalli”, il cui accesso è sulla via Salaria. Luchino Visconti la poteva guardare dalle sue finestre tutti i giorni, il suo bel villino è ancora lì coperto di edera e vite americana. Proseguendo sulla stessa via, si notano altre due costruzioni simili dello stesso rosso romano che servivano come “ristoro estivo” per il proprietario, il Cardinale Ascanio Filomarino e per i suoi amici. La terra, coltivata a vigneto, si estendeva fino al Mausoleo di Santa Costanza. Vi era inoltre un piccolo podere dove rifugiarsi per bere un bicchiere in allegra compagnia all’ombra di dolci pergole. Facile credere che fosse un piccolo paradiso.
Ma ritorniamo alla nostra passeggiata, appena entrati abbiamo varie scelte: prendere subito un ottimo cappuccino al Bar Lo Scoiattolo o proseguire verso destra fino alla vecchia pista del pattinaggio, rimasta identica come negli anni ’50, dove sono stati rinnovati tutti i giochi per i bambini, percorsi in resina, scivoli, altalene e così via. Bisogna riconoscere che i giardinieri che hanno l’incarico della manutenzione del parco, fanno un ottimo lavoro, prati tagliati, siepi potate, forse hanno esagerato un po’ con gli alberi, forse dovrei entrare a far parte dell’Associazione “Amici di Villa Ada”, forse. La terza opzione da scegliere è quella di scendere nella valle che si apre davanti all’ingresso lì proprio di fronte al primo laghetto, adesso un po’ a corto di acqua ma una volta traboccante fino all’orlo, che accoglie rane, tartarughe, libellule, uccelli svolazzanti, scoiattoli grandi come bassotti, una natura che comincia a farsi strada, a rivendicare il suo spazio, una natura da proteggere, con tutti i suoi animali, i suoi fiori, i suoi alberi. La mattina si sente l’odore dei pini, dell’erba tagliata e quando fa caldo quello delle siepi di alloro. Uno degli alberi più famosi è un enorme salice piangente detto “l’Albero Magico” dalle fronde che toccano terra, divenuto un nascondiglio in cui s’infilano i bambini. La valle si ferma alle vecchie Scuderie Savoia, poi a destra e a sinistra altro verde tutto da scoprire. Il Casino di caccia principale è ora la sede dell’Ambasciata d’Egitto, poco più avanti troviamo il centro ippico Country Club “La Cascianese”. E, invisibile ai non invitati, ancora esiste il bellissimo villino dei d’Assia.
Proseguendo, si costeggiano le scuderie dove al tempo dei Savoia alloggiavano solo cavalli di razza con i loro stallieri. L’edificio, di colore rosso mattone, ormai sbiadito dal tempo e dall’incuria, conserva lo stemma originale con il collare dell’Annunziata, la più alta onorificenza della casa reale. All’ombra di queste costruzioni, ormai fatiscenti, si può passeggiare sul vialetto di ghiaia costeggiato da filari di pino domestico, lecci, olmi e aceri. Per sentire il profumo dei tigli consiglio il mezzogiorno, per quello dei pini la mattina presto. La nostra passeggiata continuerà la prossima volta alla scoperta di nuove meraviglie.
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