TOSCA FOREVER
di Cecilia Gobbi
Le celebrazioni in corso per l’anniversario della morte di Giacomo Puccini e la coincidenza con la prima mondiale di un filmato storico di Tosca in omaggio al centenario di Maria Callas, mi offrono lo spunto per ripercorrere la storia cinematografica di questo capolavoro del compositore lucchese.
L’opera lirica è stata fonte di ispirazione per il cinema fin dall’epoca del muto quando fu introdotta la musica dal vivo ad integrazione e commento delle immagini proiettate sullo schermo. L’avvento del sonoro ha poi aumentato le occasioni d’incontro tra le due arti dando vita alle trasposizioni operistiche dei cosiddetti film-opera e agli adattamenti dei melodrammi più popolari. Tra questi Tosca ha guadagnato la pole position per la sua capacità di continuare ad attrarre produttori e registi cinematografici dai primi del Novecento a tutt’oggi. In realtà il primo ad essere attratto dalla teatralità della trama era stato proprio Puccini che decise di trasporla in musica dopo aver assistito all’omonima pièce di Victorien Sardou interpretata da Sarah Bernhardt. L’opera, a soli otto anni dal debutto al Teatro Costanzi di Roma (14 gennaio 1900), fu prodotta in forma cinematografica interpretata dalla stessa Sarah Bernhardt. Purtroppo, quel primo film muto è andato perso; ne rimane però un altro, anch’esso muto, del 1918 con protagonista la celebre attrice italiana, Francesca Bertini. Nel 1941 uscì il primo film sonoro di Tosca dopo una lavorazione molto travagliata. La produzione fu messa in difficoltà dall’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale che la costrinse a rinviare più volte le riprese per sostituire i membri francesi del cast (il regista Jean Renoir e l’attrice Viviane Romance) e riprogrammare i piani di lavoro.
Nel dopoguerra, a fianco del filone operistico che godeva di diffusa popolarità, era nato quello del Neorealismo al quale Tosca si prestava particolarmente; fu così che il regista Carmine Gallone ne realizzò un adattamento attualizzato intitolandolo Avanti a lui tremava tutta Roma. La trama, ambientata durante l’occupazione tedesca della Capitale, intreccia le vicende personali di due membri della resistenza, il soprano Ada e il tenore Marco, con la messinscena teatrale dell’opera pucciniana. Il film, con protagonisti Anna Magnani (doppiata da Renata Tebaldi), Gino Sinimberghi e mio padre, Tito Gobbi, uscì nel 1946, un anno dopo Roma città aperta, memorabile interpretazione della Magnani per la regia di Roberto Rossellini.
Da allora a oggi numerosi sono i film-opera su Tosca prodotti per la distribuzione cinematografica, televisiva e per i supporti digitali; perciò, mi limito a ricordare i più significativi. Nel 1956 Carmine Gallone girò una trasposizione dell’opera per le sale cinematografiche con Franco Corelli e Anna Duval, doppiata da Maria Caniglia mentre nel 1976 Gianfranco De Bosio ne fece la prima versione integrale per la televisione interpretata da Placido Domingo, Raina Kabaiwanska e Sherrill Milnes.
Nel 1992 andò on air la diretta televisiva mondiale di Tosca, nei luoghi e nelle ore di Tosca con Placido Domingo, Catherine Malfitano e Ruggero Raimondi, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi, e la direzione musicale di Zubin Mehta prodotta da RAI e Rada film. La trasmissione-evento ebbe oltre un miliardo di spettatori in 107 nazioni dei 5 continenti e vinse 3 Emmy Awards.
nel 2001 è stata prodotta un’altra trasposizione dell’opera diretta da Tony Pappano con Angela Gheorghiu, Roberto Alagna e Ruggero Raimondi.
Una citazione a parte per l’originalità e l’umorismo è dovuta al film La Tosca (1973), liberamente ispirato al dramma di Sardou e riletto in chiave ironica dal regista Luigi Magni con protagonisti Monica Vitti, Gigi Proietti e Vittorio Gassman.
Questa lunga elencazione rischia di annoiare ma è intesa a dare conto del fascino esercitato da Tosca su altre forme artistiche per presentarne una insuperata esecuzione storica, recuperata e in circolazione internazionale nelle sale cinematografiche.
Come già accennato, nell’ambito del Cinefest romano il 21 novembre scorso è stata presentata la prima mondiale di Callas Parigi 1958, un film rimasterizzato a colori del debutto di Maria Callas nella Capitale francese. L’evento, intitolato La Grande Nuit de l’Opèra,si svolseall’Opèra Garnier il 19 dicembre 1958, fu trasmesso in Eurovisione in tutta Europa e definito dalla stampa “il più grande spettacolo del mondo”. Per dare un’idea della portata dell’avvenimento basti ricordare la presenza del Presidente René Coty e di molti ospiti famosi, tra i quali Juliette Greco, Martine Carol, Brigitte Bardot. Nel pubblico c’era anche l’armatore Aristotele Onassis che conosceva già la Callas ma con la quale non era iniziata la storia d’amore che esplose l’anno dopo. Sull’imponente palcoscenico del teatro la “Divina” espresse il suo talento di cantante e di interprete in uno spettacolo diviso in due parti. Nella prima si esibì in una selezione di brani tratti dalla Norma di Bellini, dal Trovatore di Verdi e da Il barbiere di Siviglia di Rossini e nella seconda, in scena con Tito Gobbi, nell’intero secondo atto della Tosca di Puccini.
Ed è su quest’ultimo che mi soffermo perché la versione rimasterizzata di questo film, ci consegna un’esecuzione insuperabile. Ne esisteva già un video in bianco e nero ma il lavoro di restauro e il colore hanno restituito alle voci, ai primi piani e all’azione scenica un’intensità drammatica che va oltre il teatro e veicola la forza e la verità della vita. Ed è per questo che mio padre nella sua autobiografia ha scritto che “con Maria non era interpretare, ma vivere”.
Il loro sodalizio artistico, emerso prepotentemente nel secondo atto, risulta tanto più straordinario conoscendone il retroterra. Avevano già lavorato insieme in tre diverse opere, mai in Tosca di cui però avevano fatto l’incisione discografica con Giuseppe di Stefano e l’orchestra del Teatro alla Scala diretta da Victor De Sabata. Averla già registrata insieme è stata senza dubbio un’esperienza utile ma, essendo necessariamente focalizzata sull’interpretazione vocale, non sufficiente per l’evento parigino che avrebbe richiesto una approfondita preparazione. Invece per diversi motivi non fu possibile fare che un’unica prova. In merito, va considerato che la situazione fortemente drammatica del secondo atto è la conseguenza e l’evoluzione di fatti precedenti, rappresentati nel primo atto. E che calarsi nei personaggi nel momento in cui si trovano bruscamente immersi nella disperazione, nel ricatto e nella violenza senza la preparazione psicologica del percorso pregresso richiede capacità e intelligenza artistica eccezionali. Ma forse proprio il mancato “riscaldamento” ha contribuito a rendere unica questa rappresentazione accentuandone il cinismo e la ferocia senza scadimenti di cattivo gusto. Comunque, il risultato è emozionante e insuperabile e dobbiamo gratitudine a Tom Volf, responsabile del recupero, per aver reso disponibile questo prezioso documento.
Dopo la Grand Nuit de l’Opèra la Callas e mio padre hanno lavorato insieme in altrettante memorabili edizioni di Tosca: nel 1964 con la regia di Franco Zeffirelli al Covent Garden di Londra (che ha prodotto un altro film, sempre del secondo atto) e nel 1965 al Metropolitan di New York, ancora al Palais Garnier di Parigi con ben 8 recite e nuovamente al Covent Garden dove la Callas ha cantato una recita delle quattro previste, la sua ultima Tosca.
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