ATELIER FONTANA: TRE SORELLE E IL LORO CORAGGIO
di Antonella Reda e Susanna Rotunno
1937 “Il primo treno che passa lo prendiamo, se va a Milano andiamo a Milano, se va a Roma andiamo a Roma…”. Questo il ricordo di Micol Fontana in un’intervista a Rai1 del 1994
Inizia così la storia da favola di Zoe, Micol e Giovanna che giovani ragazze da un piccolo paese vicino Parma arrivano a Roma.
IN VIAGGIO VERSO IL SUCCESSO
Nate tra il 1911 e il 1915 a Traversetolo, imparano l’arte e la passione della sartoria dalla madre, Amabile, che porta avanti il piccolo laboratorio, ereditato dalla nonna. Dopo anni di lavoro insieme cresce in loro il desiderio di ampliarsi. “È possibile che non possiamo allargare la nostra clientela? Finché stiamo qui non accadrà mai!” Si dicono le sorelle. Il desiderio di partire viene assecondato dalla lungimiranza dei genitori “Va bene, dice loro Amabile, provate. Se vi va bene vi raggiungeremo altrimenti tornate…” Così le tre sorelle si trasferiscono a Roma, città scelta dal caso e che non conoscono, comprano una casa e iniziano a cercare lavoro, in storiche sartorie. “Abbiamo faticato molto” racconta Micol, tre ragazze che venivano dalla provincia. Ma la tenacia ci ha portato lontano.” Nelle ore sottratte al sonno le sorelle sperimentano le loro creazioni che propongono, complice la portiera, pierre ante litteram, alle inquiline del palazzo. Grazie al passaparola e alla qualità degli abiti, la clientela si allarga.
1943 Il sogno diventa realtà. La prima importante svolta è l’apertura di un loro atelier, in via Liguria a Palazzo Orsini: laboratorio, camerini di prova e salone La loro fama esplode e nel giro di pochi anni nasce il marchio “Sorelle Fontana”. Aumentano le collaboratrici e la loro sartoria diventa punto d’incontro dell’alta borghesia romana. Arrivano poi le principesse Torlonia, Colonna, Galitzine, che diventano le ambasciatrici del loro stile. Il successo della maison, si fonda nel sodalizio affettivo delle tre sorelle che riescono a coniugare talento creativo e di gestione. Giovanna è la manager, la tecnica del laboratorio, si occupa della formazione delle apprendiste, prepara le collezioni e fa quadrare i conti. Zoe, la più estroversa, riesce a intuire in anticipo le nuove tendenze sull’onda delle quali rinnova lo stile e gli abiti. Micol, soprannominata in famiglia “il piccione” è sempre in viaggio, allarga i confini, sogna e raggiunge l’estero, arrivando poi sino in America.
VESTIRE I SOGNI
L’eco delle loro creazioni arriva così fino alle orecchie di Linda Christian. Affascinata dalla loro “arte”, le sceglie per confezionare l’abito da sposa, per le nozze con la leggenda di Hollywood, Tyrone Power.
1949: 28 gennaio a Roma il matrimonio del secolo. Un evento mediatico senza precedenti che fece finire quell’abito prezioso su tutti i rotocalchi del mondo. Un merletto ricamato di perle seguito nella sua creazione da Linda stessa, che voleva fosse perfetto. E quell’abito di seta avorio abbottonato fino al collo con una coda lunga sette metri, è ancora conservato nel museo della moda Boncompagni.
1950: Nel loro ricordo sono stati anni da favola. Gli anni della Roma internazionale per l’Anno Santo, le feste nelle Ambasciate, la Hollywood sul Tevere, vestire un abito delle sorelle Fontana diventa il sogno di tutte. Dalla figlia del presidente degli Stati Uniti Truman a Liz Taylor, da Kim Novak a Grace Kelly… Il prestigio della Maison conquista anche uno dei luoghi più belli di Roma. Ed in quell’angolo con Piazza di Spagna, le sorelle ormai consacrate signore della moda, ricevono nel loro “salotto” nomi del jet set internazionale. Si creano così legami affettuosi ed esclusivi a tal punto che Ava Gardner aveva preteso una clausola cinematografica: per ogni film girato, gli abiti dovevano essere firmati solo dalle Sorelle Fontana. “In un film dovevamo vestire la Gardner da monsignore. Noi siamo cattoliche e chiedemmo il premesso al Vaticano e loro ci mandarono un abito da Cardinale da copiare” racconta Micol. Da questa ispirazione nacque il famoso “pretino”. Considerato all’inizio impropriamente blasfemo, ispirò una intera collezione delle Sorelle e fu poi indossato da Anita Ekberg nel film di Fellini “La dolce vita” divenendo icona e simbolo nella mitologia della storia del costume.
DALL’ALTA MODA ALLA BOUTIQUE
1960 Una lungimirante intuizione imprenditoriale evolve la loro produzione. Nasce il pret-à-porter: si abbassano i costi degli abiti ma non l’attenzione con la quale vengono realizzati, per permettere ad un pubblico più ampio di vestire Sorelle Fontana. In un moderno laboratorio, 195 lavoranti creano una piccola ma preziosa catena di montaggio. Le Signore del ceto medio possono così avere un vestito firmato fatto di linea semplice ma mai banale, con tessuti ricercati e cura dei dettagli, da bottone alla linea del rever. Con questa innovazione le Sorelle danno impulso al Made in Italy, consolidando un mercato più aperto ed esportando in tutto il mondo una nuova idea di produzione, che conferma il successo dello stile italiano, superando di fatto l’amore per la moda francese da sempre sinonimo di ricchezza e buongusto. Alla produzione degli abiti si aggiungono gli accessori, la bigiotteria, la biancheria da tavola ed un raffinato profumo dal nome Micol.
1972 le Fontana si ritirano dalle sfilate ma continuano la produzione. Nel ’78 muore Zoe, la creativa, e solo nel 1992 Giovanna e Micol decisero di cedere il marchio e l’azienda ad un gruppo finanziario italiano.
LA FONDAZIONE MODA CULTURA E ARTE
1994 “…non è detto che chi ha fatto moda debba sempre continuare a fare modelli, può sempre restare nella moda per il futuro, il futuro dei giovani”. Nasce da questa convinzione di Micol, la Fondazione Fontana. Nella sede di Via San Sebastianello, sono conservati i loro modelli, le creazioni e sfilate realizzate, fotografie e tutto l’archivio storico dagli anni ’40 al ’90. Qui si possono consultare più di 2000 figurini, pose di modelle, attrici e personalità. Tra i loro importanti obbiettivi vi è quello di creare borse di studio, seminari e incontri con gli studenti e tutti coloro che desiderano lavorare e conoscere una grande storia. Per alcuni anni le Fontana si sono occupate di arte contemporanea con una serie di iniziative e premi. L’idea più innovativa fu quella di fondere arte e moda tramite il tessuto stampato. Ne sono esempio l’abito tratto dall’opera pittorica di Eliano Fantuzzi e quello che riprende un’opera di Nuvolo. Il successo e la consacrazione di questa Fondazione testimoniano dunque che la moda non è solo creazione di modelli ma si può considerare una vera arte che, storicizzandosi, diviene cultura.
“Ci resta il cuore attaccato agli abiti” … Il segreto del loro successo è tutto in queste parole, la passione e il talento di tre donne che hanno cambiato la moda:
Zoe, Micol, Giovanna
mail: susannarotunno@womenlife.it
mail: antonellareda@womenlife.it