QUARTIERE COPPEDÈ
di Flaminia Casardi
Esiste un quartiere a Roma che non assomiglia a nessun altro, e non è inserito in un contesto specifico e non ha mai avuto una funzione urbanistica, è il Quartiere Coppedè, straordinario insieme di villini e piccoli palazzi costruiti intorno ad una piazza, nel cui centro fa bella mostra di sé una fontana che definire singolare è un eufemismo, vediamolo nei particolari.
Non è un caso che sia stato costruito un arco come accesso a questo borgo magico, arco come passaggio, come cambiamento da un mondo ad un altro, l’affaccio esterno è su v. Tagliamento quello interno su piazza Mincio, l’Arco è collocato tra le torrette del Palazzo degli Ambasciatori, così chiamato per via dei suoi primi acquirenti. Una Maschera della Minerva, un grande lampadario ancora miracolosamente conservato accolgono il visitatore nel mondo fantastico ideato dall’architetto Coppedè. All’interno la Fontana delle Rana catalizza su di sé tutta l’attenzione, di fattura barocca presenta quattro figure maschili che sorreggono ognuna una grande conchiglia, tra loro spiccano quattro rane, otto nella vasca superiore, animali già utilizzati in altri progetti a Genova, ed esibendo un richiamo alla Fontana delle Tartarughe di piazza Mattei o a quella delle Api di piazza Barberini. All’epoca era stato pensato anche un arredo urbano fatto di aiuole e panchine, ma pare che gli unici ad aver utilizzato la fontana siano stati i Beatles, che si dice, vi si buttarono vestiti dopo una notte di follie al Piper.
Un’altra singolare costruzione è il Palazzo del Ragno, anche questa deve il suo nome al Ragno in stucco che vi è raffigurato, altri materiali usati per le decorazioni in stile medioevale sono il marmo e il laterizio, il ragno rappresenta il lavoro inteso come operosità, e il cavallo sovrastato da una incudine ugualmente simboleggia il lavoro nella cultura Massonica.
Parliamo ora del Villino delle Fate, costruito come insieme di tre unità abitative indipendenti, il villino si presenta come un unicum, decorato, dipinto, ricco di applicazioni, simboli, fiori e fregi, è considerato come uno dei più rappresentativi di questo stile folle, bulimico, asfittico, contiene citazioni, pitture di Dante e Boccaccio, un biscione, la Lupa Romana, un leone alato di San Marco, una piccola Madonna, frasi come “offro allegria al padrone” o “dalla pietra la solidità, dall’arte l’eleganza”. Ancora descriviamo il Palazzo del Gallo, divenuto il Liceo Avogadro, sulla facciata è inserita una formella di piccole dimensioni, con una perfetta imitazione di mosaico romano, in realtà è un semplice dipinto su stucco. Rappresenta un gallo che allunga una zampa verso una coppa, per la cultura massonica, il gallo è il simbolo del risveglio dopo l’iniziazione, i dadi dipinti accanto, rappresentano l’apprendista e la coppa è la conoscenza.
Il quartiere con le sue singolari decorazioni, maschere, grifoni, simboli forse esoterici, è stato usato come sfondo per vari film horror, come “ Inferno “ e “ L’uccello dalle piume di cristallo “ per citarne alcuni , per quanto riguarda gli interni, più difficili da visitare se non conoscete qualcuno che ci abita, erano considerati all’avanguardia, con una netta divisione tra la zona notte e quella giorno, i bagni seppur eccessivamente decorati erano estremamente funzionali, in cucina i piani erano in marmo e una caldaia in rame garantiva l’acqua calda. Gli appartamenti avevano parquet in legno ma decorazioni a parte erano dotati di citofoni, ascensori e quasi tutti di un garage.
Poiché dopo questa narrazione, utile sarebbe parlare del creatore di questo posto singolare, vi do appuntamento alla prossima volta , dove racconterò di questo straordinario architetto : Gino Coppedè.
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