PARLANE CON ALE – QUALCHE CONSIGLIO PER VIVERE MEGLIO

di Alessandra Mattirolo


Cara Ale,

mi chiamo Sabina ed è da quando sono piccola che stravedo per una mia cugina più grande di me di 14 anni. Siamo sempre state molto unite e abbiamo attraversato insieme diverse fasi della vita. Da ragazza mi bacchettava spesso per miei comportamenti disattenti e, forse a ragione, ogni volta mi sono messa in discussione.

Ma come è possibile che ancora oggi dopo 40 anni, sia sempre io quella che debba chiedere scusa?

Ho subito attacchi assurdi e insensati, senza mai una spiegazione o una giustificazione.

Mia cugina mi vuole un gran bene, ma sempre con questa vena ambivalente che a me sembra chiaro si tratti di invidia.

Capisco che sia difficile ammettere anche con sè stessi, di invidiare una persona a cui si vuol bene.

ma ci troviamo oggi a un punto della vita molto delicato. Lei tra un anno compirà 80 anni, ha una figlia unica a cui non sempre si può appoggiare. Io la accolgo e la proteggo, portandola anche spesso in vacanza con la mia famiglia, proprio perché, non sempre sa dove andare.

La verità è che pur volendole molto bene mi sento stremata.

Cara Ale non so bene che consiglio mi potresti dare: darle sempre ragione? Non dare peso ai suoi attacchi? Allontanarla? 

Anche un piccolo consiglio è molto gradito. 

Sabina 

Cara Sabina,

capisco la complessità della situazione soprattutto perché il vostro è un rapporto antico la cui tossicità si è incistata negli anni. Tu parli d’invidia, un sentimento molto umano ma che se non viene gestito può diventare distruttivo. Detto questo tra chi attacca e chi si fa attaccare c’è sempre una sorta di complicità. Non dovrebbe essere naturale restare muti e feriti di fronte a modalità così aggressive.

Perché lo fai? Voler bene ad una persona non significa assecondarla sempre e comunque.

Darle sempre ragione? E perché se secondo te ha torto. Non dare peso ai suoi attacchi? Difficile e anche un po’ inutile in quanto non risolverebbe nulla. Allontanarla? Se fa così parte della tua vita, mi sembra complicato.

Controbattere tuttavia è doveroso.  Fallo con gentile fermezza, se riesci usa un po’ di ironia ma non permettere che l’aggressività di tua cugina, secondo te ingiustificata, passi sotto silenzio.  Quando le sue critiche ti sembrano invece giuste, ti tocca accettarle come si è spesso costretti a fare con le sorelle maggiori.

Non so dirti cosa spinga tua cugina a diventare sgradevole. Che sia frustrazione, che veda in te aspetti di sè stessa che non accetta, che sia gelosa… A 80 anni è difficile che cambi. Ma tu invece puoi disinnescare la miccia. Il mio piccolo consiglio è questo: smettila di subire!

Cara Ale, 

mi chiamo Teresa e vivo negli Stati Uniti.

Il consiglio che ti chiedo è a metà personale e a metà professionale.

Penso di aver preso una decisione, ma vorrei sapere la tua opinione. Ho un lavoro molto buono che però mi sta facendo impazzire, troppo stress, troppe responsabilità a fronte di uno stipendio buono ma non adeguato alla fatica che mi costa. Ho 60 anni e, sebbene non morirei di fame se mollassi la presa, non sento nemmeno di avere abbastanza soldi per ritirarmi completamente.

Quello che voglio fare, e per cui ho già preso delle misure, è lasciare il mio lavoro alla fine di quest’anno mantenendo un paio di consulenze con un compenso ovviamente minore. Insomma dedicarmi di più ad attività che mi danno gioia. Ho anche una motivazione segreta che mi spinge al cambiamento. Ho una relazione personale molto stretta con un uomo con cui lavoro, e non è possibile esplorarla appieno mentre lavoriamo insieme nei nostri ruoli attuali. Ma cosa succederà una volta tagliato il cordone che mi lega da anni alla mia azienda? E come evolverà la mia relazione segreta se un domani uscisse alla luce del sole? Pensi che sia giusto fare il salto, o dovrei aspettare e pianificare meglio il mio futuro?

Teresa da Washington DC

Cara Teresa,

leggo nella tua lettera un forte desiderio di cambiamento e di libertà. Non conosco le regole della tua azienda su TFR o pensione per addentrarmi in discorsi tecnici. Hai fatto i tuoi calcoli che mi sembrano razionali: continuare a lavorare ma con ritmi meno logoranti. Da come mi scrivi ho la sensazione che tu abbia già fatto la tua scelta e che non vedi l’ora di mollare la presa.

Posso solo ricordarti che ogni decisione comporta qualche rischio e qualche “effetto collaterale”. Cadere nel dilemma è facile con conseguenti pensieri negativi come quello di non contare più nulla, di non trovare più un valore e un senso di sé.

Per questo è importante, una volta deciso, sostenere la scelta cercando di guardare avanti senza voltarsi indietro a rimuginare. Anche l’aspetto personale esige la sua giusta considerazione. A 60 anni il tempo ha un valore inestimabile, conviene goderselo il più possibile. Se finora hai investito nella carriera e nel denaro forse oggi è venuto il momento di capitalizzare e di godersi la tua relazione “molto stretta” e lasciare che sbocci fuori dalle stanze di un ufficio.

Cara Ale,

È un’amica, forse lo è ancora. Ci siamo incontrati per caso ad una festa di compleanno: una balera di periferia, musica anni ’80 e ’70, molto rock, qualche lento. “Balliamo?” le ho chiesto senza tanta convinzione. “Si dai”, ha risposto lei. Bruna, alta, sottile, cappelli corti, una ventina d’anni meno di me si è subito rivelata un’ottima ballerina. Un miracolo: non le ho pestato i piedi, non sono inciampato, non le sono caduto addosso. Tra di noi un accordo straordinario. È stata lei a dirmelo: “Non ho mai ballato come questa sera”. Mi sono sentito come Fred Astaire che per miracolo incontra la sua Ginger Rogers.

Poi è finito tutto: la band si è accomiatata ed io le ho fatto da cavalier servente in taxi fino a casa sua. Due giorni dopo, per un caso incredibile, ci siamo ritrovati uno di fronte all’altra al tavolo di un ristorante. Le ho confessato che quella sera e quel ballo mi avevano turbato. E’ caduto il gelo. L’incanto si era spezzato e trasformato in un insopportabile imbarazzo.

Ale cosa devo fare? La chiamo rischiando di trasformarmi in uno stalker piagnucoloso?  Ci metto una pietra sopra e lascio perdere? Accetto la sua definizione di quella serata (“siamo due amici che ballano bene insieme”)?

Cara Ale, dimenticavo; sono sposato e lei lo sa. Lei, invece, è separata.

Gregorio

Caro Gregorio,

la tua lettera ha il sapore di un romanzo ottocentesco. L’incontro, il ballo, il ristorante. Le coincidenze che sembrano create da una bacchetta magica.  Da quello che mi scrivi immagino che tu sia un sognatore pronto a leggere la vita con una lente romantica.

Più di lei, alla quale la vostra serata è sembrata un incontro tra “amici che ballano bene insieme”.

Io non credo che lei ti considererebbe uno stalker se tu la chiamassi. Magari le farebbe anche piacere. Ma tu cosa vorresti che succedesse? Che lei si innamorasse di te? Che tra voi due iniziasse una relazione da amanti? Solo alla fine della lettera mi dici che sei sposato, come fosse un dettaglio irrilevante.  Non è il mio forte moraleggiare su relazioni clandestine o tradimenti (da parte tua perché lei è separata) ma ho la sensazione che l’incanto possa facilmente frantumarsi contro la realtà. Rivedila, che dire, non si sa mai. La mia impressione però è che al di là del sogno romantico ci sia un bisogno inconfessato e profondo di sedurre per dare un senso a un’esistenza che altrimenti ti apparirebbe troppo incolore.

© PAOLO CARDONI

mail: alessandra mattirolo@womenlife.it