NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI

di Paola Merolli


Nel paese dei mostri selvaggi è un albo illustrato di Maurice Sendak pubblicato da Adelphi nella collana: “I cavoli a merenda”. Tradotto da Lisa Topi. Dai 3 anni.

«Non scrivo per i bambini. Non scrivo per gli adulti. Scrivo e basta.»

Nel paese dei mostri selvaggi è un classico senza tempo. Per tutti. Indossiamo un costume da lupo come fa Max, il protagonista, e diamo libero sfogo alla rabbia, alla paura, agli istinti selvaggi.

Quella sera Max indossò il costume da lupo e ne combinò una delle sue e poi un’altra.

“SELVAGGIO!” gridò la mamma. “E ALLORA TI MANGIO!” urlò Max. Così fu spedito a letto senza cena.

La realtà ci impone regole e divieti ma la fantasia trasforma una stanza da letto in una foresta e poi in un mare con una barchetta per navigare fino al Paese dei Mostri Selvaggi, dove Max viene proclamato re: “E ora” gridò Max “scateniamo il finimondo!”.

Dopo un po’ di tempo, però, Max sente la nostalgia di casa, della mamma che lo ama e decide di tornare indietro. Ma i Mostri Selvaggi non vogliono.

Non te ne andare, noi ti vogliamo mangiare così tanto ti amiamo!”.

Mangiare è un atto d’amore. Essere un tutt’uno con chi si ama. Baci simili a morsi. E infatti nella sua stanza tornata normale lo aspetta la cena ancora calda.  

«Bambini che cercano di sopravvivere all’infanzia, questa è stata la cosa che mi ha più interessato e ossessionato nella vita», dichiarò Sendak.

La storia di Max non ha intenti moralistici, non dice cosa è giusto o sbagliato, non ci sono lezioni da apprendere, non indica una strada per cambiare o migliorare. C’è solo un bambino diviso tra la sua fantasia e la realtà. Pieno di rabbia e di paura che non sa gestire e controllare. Eppure ci prova in una sorta di viaggio iniziatico. Con coraggio. Un libro rivoluzionario, che mostra i bambini come sono nella realtà, che li esorta ad essere liberi e ribelli.

Non c’è da stupirsi quindi se quando uscì nel 1963, “Where the wild things are”, ricevette diverse critiche negative, fu bandito da molte biblioteche; il famoso psicanalista Bruno Bettelheim lo descrisse come un libro pericoloso da non lasciare mai incustodito nella stanza di un bambino. Ma, proprio loro, i bambini, lo amavano e in poco tempo divenne uno dei libri per l’infanzia più venduti di sempre, ricevendo innumerevoli riconoscimenti come la Caldecott Medalnel 1964 e i prestigiosi Boston Globe-Horn Book Award e American Library Association Notable Book.

“Quello di cui nessuno sembra accorgersi è che fin dai primissimi anni di vita i bambini conoscono e vivono emozioni dirompenti, che la paura e l’angoscia costituiscono una parte intrinseca della loro vita quotidiana e che costantemente affrontano, come possono, la frustrazione”. (Discorso di Sendak all’accettazione della Caldecott Medal)

Anche da un punto di vista visivo, Nel paese dei mostri selvaggi, è rivoluzionario. Poche parole in un equilibrio perfetto con delle immagini potenti, la cui origine si ritrova anche nell’amore e nella profonda conoscenza dell’autore per la pittura del Rinascimento italiano e dell’arte in generale.

“L’arte è sempre stata la mia salvezza. E i miei dei sono Herman Melville, Emily Dickinson, Mozart”. Dichiarò Sendak in un’intervista del 2004.

Sendak era anche un collezionista. Il suo studio, prima a New York e poi nel Connecticut, era colmo di oggetti che chiamava i miei “talismani”, oggetti magici che lo guidavano durante i progetti a cui stava lavorando: giocattoli, figure di latta di Topolino degli anni trenta, ritratti del suo compagno, dei suoi amatissimi cani e anche dei suoi familiari: furono proprio loro ad ispirarlo nel creare i suoi mostri.

«All’inizio il libro si doveva intitolare Nel paese dei cavalli selvaggi, ma quando divenne evidente al mio editore che non potevo disegnare dei cavalli, lei cambiò gentilmente il titolo in Wild Things… Così disegnai i miei parenti…Ti si avvicinavano con il loro alito e si schiacciavano e pizzicavano e i loro occhi erano iniettati di sangue e i loro denti erano grandi e gialli. Ah! Era orribile, orribile».

Forse anche per questo i suoi mostri selvaggi sono buffi. Un misto aggressività e goffaggine. Selvaggi e divertenti.

Nel corso della sua lunga vita il libro ha ispirato composizioni musicali, videogiochi e adattamenti per il teatro – va ricordato che la storia di Max deriva da un’opera di Ravel del 1925 “L’Enfant e le Sortilèges” – e per il cinema: un film diretto da Spike Jonze e scritto da Dave Eggers.

Il racconto finisce quando c’è la luna piena. In quel sottile confine dove tutto è possibile, dove è difficile distinguere tra sogno e realtà.


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