NAPOLI = MUSICA

di Francesco Acampora


Il 4 gennaio di nove anni fa ci lasciava Pino Daniele. Una scomparsa che pesa fortemente su tutto il mondo della musica italiana, perché Pino rappresentava plasticamente come la musica di Napoli supera da sempre ogni barriera, e si pone a paradigma per tutta la musica italiana.

Ma, certamente non solo negli ultimi quarant’anni, quelli della carriera di Pino Daniele. Facciamo un po’ di storia spicciola.

La musica napoletana è un tesoro culturale che affonda le sue radici in un passato ricco di influenze ed evoluzioni. Le origini risalgono a tempi antichi, quando la città di Napoli era nota come Neapolis durante l’epoca romana. In quel periodo la musica napoletana rifletteva influenze della tradizione musicale greca e romana, che si fusero con le sonorità locali. Con il passare dei secoli, Napoli divenne un importante centro culturale e musicale, attraendo musicisti e compositori da tutto il mondo. Durante il Rinascimento, la città vide una straordinaria fioritura di arte e musica, con la presenza di importanti compositori come Giovanni da Palestrina. La musica sacra era particolarmente rinomata, grazie a  importanti chiese e cappelle musicali che ospitavano concerti e commissionavano opere.

Tuttavia, il vero periodo d’oro della musica napoletana arriva con il XVIII secolo, quando la città diventa la capitale culturale del Regno di Napoli e, conseguentemente, di tutta l’Europa. In questo periodo la musica napoletana iniziò ad essere influenzata dai generi musicali popolari, come la tarantella, la tammurriata e la villanella. Queste tradizioni musicali popolari furono in seguito portate in teatri e salotti, diventando parte del repertorio colto. Nella seconda metà del XVIII secolo, la Scuola Musicale Napoletana divenne celebre in tutta Europa grazie ai compositori che la rappresentavano. Artisti come Alessandro Scarlatti e Giovanni Paisiello crearono opere liriche di grande successo, con melodie vivaci e accattivanti. La musica napoletana iniziò a diffondersi anche all’estero, soprattutto in Francia, dove influenzò pesantemente il nascente genere dell’”opera comique”. Nel corso del XIX secolo, la musica napoletana continuò a evolversi e ad assimilare nuove influenze. L’arrivo del melodramma e dell’opera romantica portò un cambiamento nello stile compositivo e negli argomenti trattati, spesso incentrati su temi amorosi e grandi passioni. In quegli anni compositori come Gaetano Donizetti e Gioachino Rossini scrissero opere famose che ebbero un enorme successo internazionale.

Durante il periodo della Belle Époque, alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, la musica popolare napoletana conobbe una vera e propria “età dell’oro” con le canzoni, come “O sole mio” , che ebbero un successo planetario, diventando simboli della cultura napoletana. Cantanti come Enrico Caruso divennero icone internazionali, diffondendo la bellezza della musica napoletana in tutto il mondo.

Le influenze della musica napoletana non si limitarono solo all’Europa, ma si estesero a livello globale. Durante le migrazioni dal Sud Italia verso l’America nel XX secolo, la musica napoletana trovò nuove terre fertili, in particolare tra le comunità di immigrati italiani. Canzoni tradizionali come “Torna a Surriento” e “Santa Lucia” diventarono dei veri e propri inni per gli italiani all’estero.

La musica napoletana ha continuato ad evolversi nel corso del XX secolo, abbracciando stili e generi musicali moderni. Negli anni  ’50 e 60 artisti come Renato Carosone hanno portato nuove influenze nella scena musicale napoletana, fondendo il genere con la musica che arrivava dagli Usa.

E poi…arrivò Pino Daniele che fuse la melodia napoletana con il pop, il rock e il jazz. Questo approccio innovativo ha dato vita a una nuova ondata di successi e ha ampliato l’appeal della musica napoletana anche tra i giovani.

Questo approccio eclettico e sperimentale ha contribuito a ridefinire il concetto stesso di musica napoletana, rompendo gli schemi tradizionali e aprendo nuove strade.

I testi di Pino sono caratterizzati da una profonda introspezione e da una sensibilità che tocca l’animo dell’ascoltatore. Attraverso le sue canzoni, Daniele ha raccontato storie di vita quotidiana, d’amore e di speranza, spesso riferendosi alle esperienze personali e alle osservazioni sulla realtà della città di Napoli. Brani come “Napule è”, “Quanno chiove” e “Sotto ‘o sole” sono diventati veri e propri inni alla città partenopea e sono conosciuti in tutto il mondo.

La carriera di Pino Daniele è stata anche caratterizzata da numerosi successi e collaborazioni con altri grandi artisti di fama internazionale come Eric Clapton, Pat Metheny, Chick Corea, Al Di Meola e James Taylor, dimostrando la sua versatilità e la sua capacità di dialogare con diversi stili musicali. Le sue performance dal vivo sono state sempre molto acclamate, grazie all’ intensa presenza scenica e alla capacità di coinvolgere e emozionare il pubblico.

La musica di Pino Daniele ha lasciato un’eredità duratura anche nell’industria musicale italiana. Album come “Pino Daniele” del 1979, “Nero a metà” del 1980, “Un uomo in blues” del ‘91 o sono diventati classici del repertorio napoletano. Attraverso le sue canzoni, Daniele ha dimostrato come la musica napoletana possa essere un mezzo di espressione universale, in grado di superare le barriere culturali e linguistiche per comunicare emozioni profonde.

Pino Daniele è stato un vero e proprio ambasciatore della musica napoletana nel mondo, portando avanti una tradizione millenaria con uno stile innovativo e coinvolgente. La sua eredità musicale continua ad ispirare artisti di tutte le generazioni, dimostrando che la musica napoletana è viva e in continua evoluzione. Pino Daniele resterà per sempre un’icona della musica italiana e un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che amano l’arte e le emozioni che solo la musica può trasmettere.


mail: francescoacampora@womenlife.it