VIS-A-VIS CON… MICHELA ANDREOZZI

di Chiara Montenero
Fotografie di Barbara Gravelli
“L’ironia è un’arma preziosa che non
deve mai trasformarsi in cinismo”
Michela Andreozzi, artista eclettica, “multi-tasking” del mondo dello spettacolo. Dopo l’esordio giovanissima nella redazione di Domenica In e di Non è la Rai, nel 1996 crea, con Francesca Zanni, il duo comico Gretel & Gretel, con cui partecipa a numerosi programmi televisivi, per poi continuare da sola il suo percorso artistico. Studia recitazione in diverse scuole, tra cui il Teatro Argentina di Roma e, contemporaneamente, consegue la laurea in Filmologia presso il Dams dell’Università degli Studi Roma Tre. Attrice, cantante, regista, sceneggiatrice, scrittrice, ha lavorato con molti nomi importanti dello spettacolo italiano, sia in teatro che in televisione che sul grande schermo: Luigi Proietti, Federico Moccia, Pier Francesco Favino, Rocco Papaleo, Leonardo Pieraccioni, Carlo Vanzina, Massimiliano Vado, Paolo Genovese, Fabio Volo, Luca Argentero, solo per citarne alcuni.
La incontro in teatro durante le prove dello spettacolo di suo marito Massimiliano Vado. I capelli raccolti, senza trucco, gli occhi azzurri mi sorridono. E’ sempre estremamente cordiale e solare.
Una gran voglia di vivere, il film da febbraio in onda su Prime Video, tratto dall’omonimo libro di Fabio Volo, parla della felicità e della crisi di coppia dei due protagonisti (interpretati dallo stesso Volo e da Vittoria Puccini), nella tua esperienza personale con Massimiliano Vado, marito e spesso compagno anche sul set e in teatro, hai vissuto momenti di crisi da “convivenza” o da “condivisione”?
Il periodo del Covid è stato molto difficile per chi come noi appartiene al mondo dello spettacolo perché ci ha costretti a una convivenza forzata che nel nostro lavoro è un’esperienza alquanto rara. L’indipendenza è fondamentale per chi ha scelto questo mestiere perché il lavoro ti obbliga ad allontanarti dal tuo partner. Ma io credo che il lockdown sia stato durissimo da vivere per ognuno di noi a livello personale, ancor più che per la coppia stessa. La pandemia è stata una specie di zaino pieno di sassi che ha lasciato a tutti noi molti lividi sulla schiena.

Hai iniziato come attrice comica, scelta coraggiosa, è molto più facile far piangere che ridere. L’ironia è per te un modo di esorcizzare la tragedia?
Io non so far piangere. Parafrasando Ligabue. “conosci un modo migliore per affrontare la morte?”, io sono sempre per buttarla in caciara. L’esistenza è abbastanza pesante di suo, quindi per poterla affrontare è necessaria la leggerezza. L’ironia è di certo una dotazione che ti viene data alla nascita, o ce l’hai o non ce l’hai, ma se ce l’hai è un’arma preziosa se resti in una dimensione “affettuosa” della vita verso la vita che non deve mai trasformarsi in cinismo. Si può sorridere di qualsiasi cosa e ogni tanto patisco il politically correct di questo momento perché io sono cresciuta in una famiglia dove la comicità era di casa. Per farti un esempio, ricordo che mio padre un giorno ci chiese “quante zie avete?” e noi rispondemmo “tre” e lui “no, adesso sono solo due”. Noi abbiamo vissuto in un clima molto spiritoso e io sono convinta che l’ironia sia una forma di cultura. Il sorriso è un pensiero che è già stato elaborato e masticato, un prodotto “precotto” ’che ti mostra un punto di vista diverso che ti può aiutare ad alleggerire un momento difficile.
Ho visto molti dei tuoi spettacoli teatrali, ma Maledetto Peter Pan rimane il mio preferito, non solo per il testo intelligente, ma soprattutto per la tua interpretazione di tutti i ruoli, ognuno in un dialetto differente. Esilarante per gli spettatori, ma estremamente impegnativo per te, come riesci a passare da un personaggio all’altro senza incertezze?
A ognuno il suo lavoro. Non capisco come un chirurgo possa aprire una pancia o un paracadutista buttarsi da un elicottero, a me risulta facile e diverte moltissimo vestire i panni di personaggi diversi. Certo è che il regista, in questo caso mio marito Massimiliano Vado, ha un ruolo di fondamentale importanza per “mettermi in sicurezza”. Immagina che la regia sia come la rete per un trapezista. Io ho una liturgia fissa quando faccio questo genere di spettacoli, sono tutti estremamente blindati.

Leggendo la tua biografia, mi sono resa conto che in Italia la maggior parte dei registi è composta da uomini, perché, secondo te le donne, a parte qualche raro caso, non osano cimentarsi nella regia?
Sta crescendo il numero di donne registe, ma non siamo ancora al cinquanta per cento. Io credo che sia una questione di tradizione e di ruolo della donna. Quando ho iniziato il mio corso universitario di Filmologia, pensavo di divenire una sceneggiatrice, ma mai regista perché all’epoca in Italia c’erano solo la Wertmuller, la Cavani, l’Archibugi e la Comencini e pertanto il confronto era molto impegnativo da affrontare. Ora i tempi sono cambiati, ma il ruolo della donna ancor oggi è quello di moglie e di madre e la regia è un impegno che ti assorbe totalmente. Le donne registe per me sono dei supereroi perché conciliare maternità e creatività è estremamente impegnativo. Grazie a Dio le cose stanno finalmente cambiando grazie alle molte piattaforme e ci sono molte giovani registe emergenti.
Se dovessi scegliere tra recitare, dirigere e cantare, cosa preferiresti fare?
Dirigere! Recitare è troppo faticoso e io mi ci sto dedicando molto meno. Avrei pensato di fare l’attrice ancora per un po’ per poi dedicarmi solo alla regia, ma quando diventerò vecchia, una bella vecchia, a quel punto smetterò di dirigere per debuttare nuovamente come attrice superstar diretta da registi superstar. Al momento le occasioni mi mancano, ma se resisto, penso che quando sarò più avanti negli anni qualcosa riuscirò a raccoglierla.
Quale il regista che ami di più e con cui ti piacerebbe lavorare?
Paolo Virzì, senza alcuna esitazione. Lo dico in ogni intervista, ma non ci casca mai!
Qual è la prima cosa che fai quando ti svegli e quale l’ultima prima di dormire?
La prima cosa al risveglio è bere il caffè che mi porta Massimiliano (porta il caffè a me e il biscotto a Renato, il nostro cane adorato). L’ultima prima di dormire è dare un bacio a mio marito… prima di prendere l’anti-reflusso.
Michela, sei sempre spiritosa, la comicità è davvero nel tuo DNA!
Grazie per avermi dedicato parte del tuo tempo prezioso e merde, merde, merde!

mail: chiaramontenero@womenlife.it