MEMORIES…

di Carlo Gasperoni
Mi sono affacciato alla chirurgia estetica quando facevo il secondo anno di medicina. Il famoso chirurgo plastico brasiliano Ivo Pitanguy era a Roma e aveva da fare degli interventi alla Clinica Ciancarelli, che ora è stata trasformata in un albergo, e si trovava sul lungotevere di fronte al Ministero della Marina, per chi conosce Roma sulla sponda opposta del fiume. Un giorno una signora, diplomatica dell’Ambasciata del Brasile a Roma, mi disse che sarebbe andata a farsi un piccolo intervento da lui, approfittando la comodità di farlo a Roma e non a Rio de Janeiro dove Pitanguy aveva la sua clinica e operava normalmente. Io avrei dovuto utilizzare la sua BMW 1600, che per me all’epoca era un sogno, in modo che non rimanesse alcuni giorni ferma in mezzo alla strada. Ovviamente le dissi di si e allora mi disse che se avessi voluto assistere all’intervento lei mi avrebbe presentato Pitanguy. Così sono entrato in sala operatoria e sono rimasto folgorato da quella chirurgia, da quell’uomo abile, gentile, ambidestro, un grande chirurgo. Mi accolse con calore ed essendo io brasiliano come lui, anche con un affetto che in seguito nutrì per me per tutta la vita. Mi disse: laureati e vieni da me. Considerando che facevo il secondo anno di medicina, era un programma a lunga distanza! Però a quindici giorni dalla mia laurea ero da lui.
Facilitato dal fatto che mia suocera abitava proprio a Botafogo, lo stesso quartiere di Rio dove Pitanguy aveva la clinica, ho passato comodamente tre mesi assorbendo le sue idee, le sue tecniche, e ammirandone l’abilità. Tornato in Italia ho cominciato a lavorare al Policlinico Gemelli della Università Cattolica come medico interno volontario, dove sono rimasto per tre anni. Eravamo in tre a reggere l’attività della chirurgia plastica di un policlinico dove capitava di tutto, dal traumatizzato della strada alla ricostruzione per tumori, dalle malformazioni alle ustioni. Il mentore era Domenico Rosselli, che era primario all’Ospedale Bambino Gesù e consulente al Gemelli. In pratica lui impostava gli interventi che però nella maggioranza dei casi operavamo noi, perché lui doveva andare in ospedale dove era primario. In pratica a quattro mesi dalla laurea operavo in prima persona! Una palestra fantastica e una attività frenetica. Chi conosce la grandezza del policlinico Gemelli può immaginare il male ai piedi dopo una giornata in cui si saltava da un reparto all’altro per fare consulenze. Eravamo sempre di corsa anche perché operavamo in diverse sale operatorie dove ci chiamavano per risolvere problemi di nostra pertinenza. Insomma corri a operare in ortopedia e appena finito in ginecologia e così via. Tutto questo mi ha fatto fare in pochi anni quello che oggi è impensabile per un giovane chirurgo.
Alla fine del terzo anno di dedizione senza retribuzione, vinsi il concorso per assistente di Chirurgia Plastica all’ospedale Bambino Gesù dove sono rimasto per dieci anni.
Operare sui bambini è un’altra cosa: devi essere delicato e attento ai piccoli dettagli. Questa delicatezza trasportata nella chirurgia degli adulti mi ha permesso di operare in maniera poco traumatica gli interventi di chirurgia estetica, trasformando interventi complessi in interventi poco invasivi. Ad esempio nei bambini i drenaggi praticamente non si usano, questo perché drenare sangue equivale ad una grande emorragia quando il paziente pesa in tutto cinque chili! Si deve operare con più attenzione per i particolari pertanto l’uso dei drenaggi diventa così non più necessario, consentendo un decorso postoperatorio più rapido e più semplice. Oggigiorno quando opero non lascio drenaggi. In un lifting del viso i lividi spesso neanche vengono, le pazienti escono dopo un giorno di ricovero già senza fasciature, e si lavano i capelli tutti i giorni. Ho incontrato al ristorante pazienti da me operate di lifting una settimana prima, magari con un po’ di trucco, ma assolutamente presentabili! Tutto questo non sarebbe stato possibile senza aver imparato a rispettare il corpo di un adulto come se fosse quello di un bambino, e quindi sono in grado oggi, data la mia esperienza ospedaliera particolare, di promettere che chi si opera starà bene in tempi brevi. Questo è molto importante per chi viene operato non in una parte del corpo nascosta, bensì in una parte esposta alla vista di tutti.
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